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Terzo Open B-Day: il mio resoconto

Qui chiacchiero al bancone con Moreno e Mirko, dietro c'è anche un concerto 🙂 (foto: Francesco Ferrari)

Ieri, esattamente tre anni fa, apriva per la prima volta al pubblico l’Open Baladin di Roma, presentandosi con un impatto clamoroso all’intera comunità birraria nazionale. Quello capitolino non fu il primo Open in Italia – in precedenza c’era stata l’esperienza del numero “zero” a Cinzano – ma sicuramente quello che mostrò al meglio tutte le sconfinate potenzialità del progetto di partenza. Sabato scorso si è celebrato il terzo compleanno del locale, con una festa che ha segnato la chiusura di un triennio pieno di soddisfazioni: un luogo nato per stabilire un nuovo concetto di birreria, riuscendoci alla grande. Questo percorso è stato possibile grazie all’intuizione di chi vi è coinvolto in prima persona (in primis Teo Musso e Leonardo Di Vincenzo), capace di sfornare una formula vincente in una scena birraria già ampiamente inflazionata come quella romana.

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Inutile che vi spieghi cos’è l’Open Baladin, in tantissimi lo conosceranno. Sabato si è festeggiato il compleanno con molte delle persone che hanno segnato il cammino del locale in questi tra anni: birrai, amici, clienti, appassionati. Senza ovviamente tralasciare la birra, elemento centrale e imprescindibile: vi avevo annunciato la presenza di oltre 50 produzioni, tra cui alcune novità assolute (o quasi). Al di là delle bevute (sulle quali tornerò) la festa è riuscita alla grande: una serata divertente e leggera, con un Open stracolmo di gente ma entro i limiti della tranquilla vivibilità. Risultato ottenuto anche con un’oculata gestione degli ingressi: chi era in coda ha dovuto aspettare un bel po’, ma diversamente la situazione all’interno sarebbe diventata insostenibile.

Che birre ho bevuto? Diciamo che non ho certo lesinato con gli assaggi. Ho trovato un Birrificio Lambrate in ottima forma, con Ligera e Ortiga (a pompa) davvero in grande spolvero. Continua a piacermi tantissimo la California Uber Alles di Buskers, mentre la BK dell’Olmaia è sempre una sicurezza per chi ama le Stout. Su alti livelli anche un mostro sacro come la Rodenbach Grand Cru, ma anche Tilquin Gueuze, Gerica di Birrone, Jaipur e Kipling di Thornbridge. Sì, ho bevuto molto straniero, visto che la scelta era limitata ma di notevole profilo.

Paradossalmente (o forse neanche troppo) le anteprime mi hanno un po’ deluso. La tanto chiacchierata Yi-Er non mi è proprio andata a genio, sia nella sua forma blendata, sia in quella delle due birre “autonome”. Secondo me collaborazioni fatte in questi termini hanno sempre poco senso e probabilmente il risultato che ne scaturisce non è un caso. La Reale in Kilt è una bomba alcolica che ha pochissimo da spartire con la sua “mamma” brassicola, ma non per questo è un prodotto disprezzabile, anzi. La Scassona Rossa di Montegioco mi ha lasciato perplesso: non è male, ma probabilmente avrebbe meritato qualche altra settimana di maturazione. L’MPC prodotta a Eataly voglio considerarla un esperimento ancora in cerca di un’identità precisa.

Continuando con le italiane, la Xyauyù di Baladin si conferma una volta di più una birra assurda, un gioiello unico sulla scena nazionale. E la sua grandezza rimane immutata anche quando riposa in botti di Laphroaig, acquistando un profilo aromatico diverso e parimenti intrigante. La Maledetta di Birra del Borgo è sicuramente una birra diversa, ma anche questa era in splendida forma. Infine non sarà birra, ma l’Open Burger era davvero eccezionale 🙂 .

Per fortuna la serata non è stata solo una serie di assaggi. Si è ballato con musica dal vivo (grande performance dei Pink Puffers), si è scherzato, riso, chiacchierato in allegria. E poi per concludere in bellezza, ci si è spostati tutti al Mastro Titta, dove Giorgione ha deciso di festeggiare con un bel boccale da 5 litri pieno di gin tonic – non scandalizzatevi, è normalissima routine 😛 .

Una festa degna per il terzo compleanno di un grandissimo locale. Complimenti a chi ha creato l’Open e a chi ogni giorno si impegna affinché la crescita sia sempre costante. Ci si vede il prossimo anno per festeggiare il quarto anniversario!

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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