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Anche la De Regenboog cavalca l'onda…

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Prendo spunto dal report di una mini degustazione tratto dal sito Belgian Beer Board per parlare di due nuove creazioni del birrificio belga De Regenboog, famoso in patria e non solo per la linea ‘t Smisje. In verità non si tratta di novità assolute, nel senso che sono state annunciate già da qualche mese, però adesso iniziano ad essere effettivamente disponibili. Come vedremo, le due nuove birre sono piuttosto lontane dalle tradizioni brassicole del paese di provenienza.

La prima è la ‘t Smisje + Dubbel IPA, che, come il nome rivela, segue pedissequamente la moda belga per le India (American) Pale Ale estreme, o Imperial IPA, o Double IPA, o come preferite chiamarle. Le caratteristiche sono prevedibili: note floreali e mielate al naso, luppolo dominante in bocca. Nel caso specifico il risultato finale sembrerebbe piuttosto equilibrato, aspetto certo da non trascurare in produzioni del genere. Il grado alcolico è di 10%, conta 60 unità di amaro ed è prodotta con 4 diversi tipi di luppolo, tra cui gli americani Amarillo e Cascade. Sembrerebbe che De Regenboog abbia anche cambiato lieviti, con un effetto sugli aromi fruttati.

Pils Scik: novità dalla Birra del Borgo

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Svolta importante per la Birra del Borgo di Leonardo Di Vincenzo, che, come un fulmine a ciel sereno, se ne esce con la sua prima bassa fermentazione: la Pils Scik. Ah, preciso che stavolta non si tratta di un pesce d’aprile 😉 . La birra, come il nome suggerisce, è riconducibile allo stile delle pilsner, sebbene come al solito ci sia lo zampino creativo del mastro birraio di Borgorose. Quindi una pils sui generis, che rappresenta una novità importante per una produzione fino ad oggi incentrata sulle ale.

La Pils Scik probabilmente sarà una delle protagoniste del prossimo Pils Pride a Lurago Marinone, mentre è già disponibile alla spina presso il bir&fud di Trastevere (non so se anche in questi giorni). Per quanto sin da adesso risulti un prodotto maturo e qualitativamente interessante, Leonardo sta ancora sperimentando diverse soluzioni realizzative, come ad esempio un’irriverente quanto intrigante versione con luppolo Cascade.

La Pils Scik si preannuncia come adattissima alla calda estate birraria ormai alle porte. Non sarà l’unica novità della Birra del Borgo per i mesi caldi, ma di questo vi parlerò in seguito…

Mikkeller in fermento

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MikkellerPerdonatemi il titolo poco originale, ma era difficile trovare un modo migliore per riassumere il momento di grande operosità del birrificio danese Mikkeller, ben conosciuto anche da noi. Come riportato da beernews.org, infatti, il mastro birraio Mikkel Borg-Bjergsø ha annunciato sabato scorso una nuova collaborazione negli Stati Uniti: la partnership con i due colossi artigianali della West Coast, la Alesmith e la Stone Brewing (anche quest’ultimo parecchio presente in Italia), porterà alla nascita di una nuova birra.

Poche le informazioni al riguardo: per il momento si sa che la prima cotta sarà ad inizio giugno e che la birra sarà disponibile sia sul mercato danese che a San Diego e dintorni, in California. Il progetto dimostra la volontà di Mikkeller di continuare con la collaborazioni brassicole, in particolar modo con produttori americani. Una moda che sta investendo anche l’Italia, come dimostra la Fleurette “made in USA” di cui ho scritto qualche giorno fa.

Il Bir & Fud sul New York Times

Dopo essere apparso sulle pagine specializzate dei principali quotidiani nazionali, dopo aver ricevuto recensioni entusiastiche da parte dei periodici che vanno per la maggiore, ora la fama del Bir & Fud attraversa l’Atlantico per raggiungere gli Stati Uniti! Come infatti riportato sul forum del Gambero Rosso, il locale trasteverino ha trovato spazio addirittura sulle pagine del sito del New York Times, in un lungo articolo su Roma pubblicata nella sezione Viaggi.

L’autore è Ian Fisher, direttore della divisione capitolina del NY Times, il quale offre una presentazione generale di Roma da un punto di vista turistico. Tanto spazio, com’è ovvio, è dedicato alle meraviglie culturali della città, ma nell’ultima pagina si affrontano anche i luoghi di vita mondana. Tra i posti meritevoli di attenzione da un punto di vista gastronomico compare il Bir & Fud:

La seconda puntata di Birradio… e stavolta ci sono anche io!

Birradio, il primo podcast italiano sulla birra artigianale, giunge alla sua seconda puntata. Tony Manzi, autore di questo ottimo progetto, stavolta affronta un tema delicato quanto vario: il binomio birra e qualità. Tanti gli interventi degli ospiti, tra cui – udite udite – quello del sottoscritto. Quasi mi sento a disagio a vedere il mio nome accanto a quelli di Teo Musso, Agostino Arioli, Paolo Polli, nonché Manuele Colonna del Ma che siete venuti a fa. La mia “intervista” vuole essere la visione di un appassionato riguardo al discorso qualitativo della birra artigianale, partendo da un post della scorsa settimana apparso proprio su queste pagine. Spero di non aver sfigurato, ma soprattutto di non aver sollevato questioni banali!

Il confezionamento della puntata è, come per il debutto, veramente ben fatto, anche con una rilevante attenzione ai dettagli. Nei prossimi giorni saranno pubblicate sul blog di Tony le interviste integrali. Nel frattempo potete ascoltare la puntata scaricando il relativo mp3.

"In birra veritas" a Buonconvento (SI)

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In birra veritasGrande festa di primavera in Toscana dal 31 maggio al 2 giugno 2008. Il pub TNT ospiterà infatti “In birra veritas”, una tre giorni all’insegna della birra artigianale, con tanta musica, degustazioni, mostre artistiche e spazio “merende” e “ristorante”. I produttori presenti saranno Olmaia, Bruton, Ducato e lo stesso birrificio del TNT, con le sue Buonconvento Triple e Scura alla spina. Queste le notizie finora disponibili, per ulteriori aggiornamenti vi rimando al sito dell’evento.

La rivoluzione delle lattine

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LattineQualche settimana fa Mike Murphy, vecchia conoscenza della scena italiana, ha annunciato sul proprio blog la messa in commercio delle prime lattine di Ølfabrikken, che tra l’altro ci portò in anteprima nella sua ultima visita romana. La scelta può lasciare perplessi, poiché solitamente questa tipologia di contenitore non solo è ignorata dai produttori artigianali, ma viene addirittura considerata come elemento degradante per la qualità del prodotto finale.

Considerazioni sicuramente giuste, se non fosse che oggi potrebbero risultare anacronistiche. Come spiega bene Luke sul suo Blog About Beer, l’idea che la lattina tenda a rovinare una birra è fondata e risale agli anni ’60, quando si diffuse l’uso di questi contenitori nel mercato brassicolo. Le tecnologie dell’epoca però non permettevano la produzione di lattine di qualità, le quali in effetti rendevano il gusto della birra più vicino all’alluminio che al malto e al luppolo.

I risultati del World Beer Cup

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World Beer CupNella notte sono stati assegnati i premi del World Beer Cup, una delle manifestazioni birrarie più importanti al mondo, conosciuta anche come “Olimpiadi della birra”, vista l’internazionalità del concorso e le modalità di assegnazione dei premi: per ognuna delle oltre 90 categorie birrarie stabilite, infatti, viene deciso un podio, proprio come ai Giochi Olimpici. La giuria vanta personaggi illustri della scena mondiale, tra cui il nostro Kuaska e, per la prima volta in assoluto, Agostino Arioli (primo italiano dopo il Lorenzo nazionale).

Ma veniamo ai risultati: tra lo sterminato numero di tipologie quasi ci si perde, soprattutto perché spesso sono premiati birrifici statunitensi, che da noi risultano per lo più sconosciuti. Spulciando il documento ufficiale (pdf) pubblicato sul sito della Brewers Associations (organizzatrice dell’evento) si scoprono però nomi di produttori americani ben presenti anche nel nostro mercato: Dogfish Head, Rogue, Stone, Left Hand, Flying Dog. Di quest’ultimo la Gonzo (birra che qui a Roma conosciamo bene) ha vinto nella categoria American-Style Imperial Stout – tanto per darvi un’idea del livello di profondità cui arrivano i diversi raggruppamenti.

Buon compleanno 4:20

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4_20E’ passato un anno da quando Alex Liberati ha iniziato la sua avventura da gestore di pub aprendo qui a Roma la Brasserie 4:20, una realtà fatta di tanta passione, che è diventata in poco tempo una delle mete imperdibili per gli appassionati capitolini. Un locale che lascia a bocca aperta per la bellezza degli interni e la cura dei particolari, ma che non disdegna per questo un’attenzione speciale per la birra artigianale.

In occasione del suo primo anno di vita, domenica 20 aprile sarà organizzata una grande festa di compleanno, che vedrà ospitate alla spina alcune chicche birrarie uniche. Le prime arrivano direttamente dal birrificio olandese De Molen, ormai ospite costante del 4:20: la Tsarina Esra Imperial Stout, la Donder & Bliksem e la Pek & Veren. La Tsarina Esra sarà venduta solo presso il birrificio, ad eccezione del primo fusto prodotto in assoluto, che Alex si è aggiudicato superando la concorrenza di altri locali europei. La seconda è una novità recentissima, una doppelbock (a quanto dice Ratebeer) creata esclusivamente per il mercato americano. La terza, infine, una stout affumicata. Sempre dalla De Molen sarà presente la Engels, una bitter sui generis.

Una Fleurette americana

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Russian River FleuretteIn questi giorni Agostino Arioli del Birrificio Italiano è negli Stati Uniti per partecipare come giurato al World Beer Cup, uno degli appuntamenti birrai più importanti al mondo. E’ in compagnia di un certo Kuaska, che non è certo alla sua prima presenza alla manifestazione. Stessa cosa non può dirsi di Agostino, che non solo fa segnare il proprio debutto al World Beer Cup, ma è anche il primo italiano dopo Lorenzo ad essere invitato dall’organizzazione.

Come riportato da Jay Brooks sul suo Brookston Beer Bulletin, tuttavia, Agostino è in America anche per partecipare ad una cotta della sua Fleurette presso gli impianti della Russian River Brewing, brewpub californiano che monterà il prodotto italo-americano presso le proprie spine ad inizio maggio. L’idea di questa collaborazione risale all’ultimo Salone del Gusto di Torino, dove Vinnie e Natalie Cilurzo della Russian River conobbero Arioli. L’incontro di allora ha oggi portato alla nascita di questa Fleurette made in USA. Peccato solo non poterla assaggiare in Italia!

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