Dopo essere andati alla scoperta del design di alcuni birrifici scandinavi, proseguiamo il nostro viaggio nel Nord Europa con una seconda tappa. Ho selezionato tre realtà dell’area baltica che mi hanno colpito per come riescono a raccontarsi attraverso immagini, etichette e atmosfere. Aziende che prendono in prestito alcuni tratti dei trend globali, ma li rielaborano con una sensibilità profondamente locale. Il risultato? Una comunicazione che sa essere autentica, coerente e capace di costruire intorno alla birra quel senso di appartenenza che è ancora oggi la sua forza più grande. Perché oltre le grafiche curate e i naming accattivanti, la birra resta prima di tutto un rito sociale. Un modo semplice ma potente per unire persone, alimentare comunità e raccontare storie — magari proprio davanti a una pinta condivisa.
Põhjala
Tra i tre, Põhjala (sito web) è senza dubbio il birrificio più conosciuto fuori dai confini nazionali. Nato a Tallinn nel 2011, ha saputo imporsi nella scena internazionale grazie a una produzione che spazia con disinvoltura dalle Baltic Porter alle IPA più moderne, senza dimenticare una grande attenzione all’affinamento in botte. Ma è sul fronte visivo che Põhjala affila davvero le armi. Le loro bottiglie e lattine sono piccoli manifesti d’arte contemporanea.
Le “Cellar Series”, e soprattutto le mie amatissime “Forest Series”, sono esempi di un design che riesce a essere al tempo stesso ruvido e sofisticato. Ci trovi paesaggi estoni immersi nella nebbia, macro di licheni e cortecce, cromie che virano verso il cupo ma non diventano mai tetre. Il logo, essenziale e minimale, diventa un passepartout perfetto, adattandosi a ogni variazione stilistica senza perdere identità. Un equilibrio non scontato.
Duna Brewery
Passiamo in Lettonia, dove Duna Brewery (sito web) si ritaglia il suo spazio con un approccio molto diverso, ma altrettanto riuscito. Aperto nel 2020 a Kuldīga, Duna è noto per il suo impegno nella sostenibilità e nelle pratiche commerciali trasparenti, lavorando a stretto contatto con le fattorie locali. Il logo è semplice, quasi timido, ma è nel contrasto tra l’eleganza del nero e la vivacità dei dettagli che questo birrificio dà il meglio di sé. Le lattine sono un esercizio di stile: fondo nero opaco, colori accesi e — dettaglio che fa la differenza — inserti in lamina oro. L’effetto è ricercato ma accessibile, come delle sneakers limited edition che non fanno rumore ma attirano gli sguardi.
Anche il birrificio stesso è una sorpresa: una location curata, che si trasforma spesso in venue per eventi culturali e musicali e punto di incontro per la comunità, rafforzando il legame tra il birrificio e il territorio circostante. La comunicazione visiva di questi appuntamenti è tutto fuorché convenzionale, con grafiche che flirtano con l’illustrazione e l’arte digitale.
Dundulis
Chiudiamo con la più piccola delle tre: Dundulis (sito web). Siamo in Lituania, ma qui l’impressione è di entrare in un’altra epoca. Dundulis è noto per l’utilizzo di ingredienti locali e naturali, come erbe, fiori e frutti, che conferiscono alle birre un carattere unico e autentico. Il birrificio si impegna nella ricerca delle antiche tecniche di produzione, visitando birrai locali e studiando archivi storici per riscoprire varietà di lieviti, luppoli e cereali tradizionali. Il sito web ha un’aria un po’ datata, quasi volutamente, ma è su Instagram che il progetto comincia a rivelarsi. Lì trovi immagini dal sapore analogico, spesso sgranate, con palette smorzate e un’estetica che guarda a un certo misticismo pagano.
Dal 2012 Dundulis produce tantissime birre, tutte in bottiglia, e ognuna ha la sua etichetta. Una scelta che potrebbe generare confusione ma che, paradossalmente, restituisce autenticità. C’è qualcosa di “raw”, non filtrato, nel loro modo di comunicare. Le bottiglie sono semplici, quasi rustiche, ma non senza fascino: alcune meritano davvero un posto nella mia collezione. Come quei dischi di una band indie che magari non senti tutti i giorni, ma che ti piace avere sempre lì, a portata di mano.
Conclusioni
In un momento storico in cui tutto sembra spingere verso l’omologazione, questi birrifici ci ricordano che c’è ancora spazio per espressioni autentiche, radicate nel territorio e nelle relazioni umane. Ogni lattina, ogni bottiglia diventa così non solo un prodotto da consumare, ma un piccolo manifesto culturale. E dietro ogni etichetta ben pensata, c’è spesso un birrificio che fa da punto di riferimento per la propria comunità — un luogo in cui si mescolano storie, persone e profumi di malto.
Alla fine, è questo che ci piace della birra: che riesce sempre a trovare la sua strada per raccontare qualcosa di vero, anche (e forse soprattutto) quando lo fa in silenzio, tra le mani di chi la condivide.