Ah le Blond… le Blond! Con la vocale finale (francesi) o senza (belghe) il concetto rimane lo stesso. Parliamo di uno stile purtroppo difficile da trovare, sia alla spina che in bottiglia, che qui in Italia si confonde facilmente con uno dei termini italianizzati più abusati e sviliti, trasformando una semplice accezione cromatica nell’ampia categoria delle mitologiche “bionde”. Le Blond Ale sono nate nel contesto belga del secondo dopoguerra, come risposta artigianale di alta fermentazione al successo internazionale delle Lager di colore dorato. Estremamente stuzzicanti per la bevuta, possono però farci godere non poco nel matrimonio col cibo: ecco perché abbiamo pensato di sottoporle un menu dedicato composto da quattro portate.
Origini e caratteristiche delle Blond Ale
Mentre c’è poco da dire sul colore, queste birre vantano una limpidezza quasi esotica per le Ale tradizionali del plat pays; la schiuma, invece, è generosa come da consuetudine a queste latitudini. La sezione aromatica si compone di eleganti equilibri che permettono di volteggiare tra sottili speziature e nuance terrose, con un sottofondo di miele di acacia, crosta di pane bianco e frutta a polpa bianca, accompagnati da affusolati accenni di agrume. In fase gustativa si manifesta più secca di una Belgian Ale e, grazie a un uso “alternativo” del luppolo, mette in mostra un apprezzato equilibrio tra tendenze dolci e amare. Alcol (6.5-7%) e carbonazione si avocano una fruttuosa funzione di arrotondamento del sorso, favorendo la bevibilità.
Tortino indivia e aliciotti
Partiamo col tortino indivia e aliciotti, uno dei piatti più famosi della cucina giudaico-romanesca – e una delle testimonianze più concrete di come nel mondo enogastronomico l’osmosi costante tra le culture sia l’elemento essenziale della sua vitalità. Nel 1661 il papa emanò una legge suntuaria che obbligava la popolazione ebraica romana a non mangiare cibi di lusso. La maggiore frequenza di consumo del più umile pesce azzurro creò l’occasione per creare questo piatto, una semplice stratificazione di alici e di questa saporita verdura della famiglia delle Asteracee, anche conosciuta come scarola.
La birra lavora accompagnando con le sue tendenze dolci e la sua aromaticità dosata, tamponando la sapidità dei filetti d’acciuga e ripulendo l’untuosità complessiva, lasciando spazio al flebile contributo speziato e a una generica percezione di freschezza primaverile.
Polenta mitunà
Procediamo con la piemontesissima polenta mitunà (cioè, cotta dolcemente e con lentezza), antica pietanza di conforto dei lavoratori di montagna, bisognosi di un desco pratico da trasportare e foriero della tanta energia necessaria per eseguire lavori di fatica. Una volta cotta, si raffredda, si taglia a fette e si posiziona a strati intervallando con formaggi (normalmente toma e gorgonzola) e completando con fiocchetti di burro nella parte superiore. A questo punto si copre con il latte e si passa in forno. La birra ha carbonazione, alcol e corpo opportuni per detergere la pinguedine e la persistenza aromatica, tamponando senza farsi protagonista, valorizzando la qualità e la particolarità dei formaggi e dei latticini utilizzati e aiutando la bocca ad essere sempre pronta per un nuovo morso.
Pollo coi peperoni
La nostra terza proposta è il pollo coi peperoni, ricetta molto diffusa in tutto il centro Italia e che ha il suo “semplice segreto” di bontà nell’acquistare materie prime all’altezza. Un piatto che si bea dello straordinario rapporto di valorizzazione reciproca tra le carni bianche (consigliamo pollo ruspante di razze nobili, come la Bianca di Saluzzo o la Bresse), e lo spirito aromatico di questo colorato vegetale che va mangiato in stagione per essere buono e salutare. La cottura viene effettuata in padella, con una spruzzata di salsa di pomodoro. Su un piatto di questo tipo la cosa migliore è accompagnarlo, cercare di assecondarne l’esplosività olfattiva e la capacità di conquistare il palato, con la sua stratificazione di sapori e la sua semplicità, e di pulire l’untuosità: le Blonde Ale sono in grado di espletare il compito, facendo sentire la loro presenza nelle suggestioni fruttate in retrolfattiva.
Formaggi vaccini DOP
Per concludere, invece del dessert, con cui questa birra difficilmente trova accordi d’interesse, consigliamo un terzetto di formaggi vaccini DOP. Il primo è il Monte Veronese d’Allevo Mezzano, prodotto in Lessinia (areale a nord di Verona) con una stagionatura di 3-4 mesi, dal carattere deciso, ma comunque dalle trame delicate. Il secondo è la Spressa delle Giudicarie, prodotta nell’omonima e meravigliosa area naturale del Trentino, tra lago di Garda e Madonna di Campiglio, con stagionatura ideale di almeno un anno, che riesce a combinare dolcezza e note finali erbacee. Il nome deriva dal dialettale spress, cioè “spremuta”: i contadini “spremevano” il latte per ottenerne più parte grassa e dunque più burro, che si vendeva a prezzi più alti, e con ciò che rimaneva ricavavano il formaggio. Infine il Ragusano, uno dei formaggi siciliani più buoni e significativi, prodotto nelle province di Ragusa e Siracusa, appartiene alla famiglia dei caciocavalli e con una stagionatura media è in grado di mescolare tendenze dolci, delicata sapidità e lieve piccantezza.
Le Blond Ale vanno particolarmente d’accordo coi formaggi, la cosa importante è che non siano troppo stagionati e che non sviluppino eccessi di piccante (utilizzo di caglio ovicaprino e stagionature prolungate). Per il resto la loro gasatura, le tendenze dolci, il buon grado alcolico, la sua struttura complessiva, la varietà e la discrezione aromatica ne fanno eccellenti compagne di molti caci vaccini provenienti da allevamenti al pascolo (che conferiscono ai formaggi un elegante finale erbaceo).