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Il fermento della birra artigianale greca: intervista a Babel Brewery

La scena birraria della Grecia è ancora giovane e poco conosciuta fuori dai confini nazionali, ma negli ultimi anni ha mostrato una vitalità sorprendente, grazie all’energia di piccoli produttori indipendenti che stanno contribuendo a definire un’identità birraria tutta mediterranea. In questo contesto si inserisce Babel Brewery (sito web, pagina Instagram), un birrificio nato da una visione collettiva e consapevole, che unisce creatività, apertura e spirito critico. Abbiamo parlato con Nikos, Mike ed Eva, tre delle anime del progetto, per scoprire come Babel intenda contribuire alla crescita della birra artigianale in Grecia, portando avanti una produzione fuori dagli schemi ma profondamente radicata nel territorio.

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Ciao e grazie per la vostra disponibilità. Potete raccontarci la storia di com’è nata Babel Brewery, dal concetto iniziale fino alla creazione della vostra nuova sede a Keratea?

L’idea iniziale è nata da Mike, che grazie alla sua esperienza nel settore degli alcolici in Grecia ha individuato un vuoto di mercato per una birra Lager artigianale, accessibile, locale e di qualità. Così ha riunito un collettivo di professionisti dell’ospitalità e della creatività che, pur provenendo da ambiti diversi, condividevano il desiderio di mettere in discussione le convenzioni e abbracciare il caos: una “babele” moderna, dove più voci e più differenze sono un valore.

Dopo un percorso durato quattro anni, tra pandemia e guerra in Ucraina, siamo arrivati a Keratea, località mediterranea dove abbiamo costruito una “torre” in acciaio inox su misura: il sogno moderno di ogni birraio, con una capacità produttiva di 40 ettolitri per ciclo. Abbastanza grande da contenere i costi, ma sufficientemente piccola da garantire alta qualità, con uno stile imprenditoriale più collaborativo che da “grande azienda”. Il nostro birrificio, progettato e costruito da noi, rappresenta il nostro impegno verso una produzione consapevole, dal temperamento mediterraneo e dalle idee non convenzionali.

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Non a caso il vostro progetto si basa sull’idea di una “produzione consapevole con temperamento mediterraneo e idee scomode”. Come si traduce questa visione nelle vostre scelte quotidiane, dallo sviluppo delle ricette all’immagine del birrificio?

Per noi di Babel il processo produttivo è tanto un’espressione culturale quanto un mestiere artigianale. Nella linea base, le nostre ricette mettono in discussione i sapori a cui qui in Grecia siamo abituati nel consumo quotidiano di birra, spesso importata da Germania e Paesi Bassi. Le nostre birre riflettono il gusto mediterraneo, il nostro clima e la volontà di superare le convenzioni brassicole. Anche l’identità visiva del birrificio rispecchia diversità, collaborazione e un pizzico di ribellione, con l’obiettivo di creare birre non solo piacevoli da bere, ma anche stimolanti sul piano culturale.

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Che stili di birra producete attualmente e come scegliete cosa esplorare in futuro? C’è un filo conduttore che lega le vostre creazioni, anche nella loro varietà?

Non ci piace imporci limiti. La linea base, come detto, risponde alle esigenze del mercato locale, ma le collaborazioni e le birre “one shot” possono spaziare ovunque. Vogliamo incoraggiare la sperimentazione, perché per noi brassare è una forma d’arte. E non c’è arte senza sperimentazione. Abbiamo intenzione di produrre tantissime birre. Vedremo se emergerà un pattern. Il “collante” forse è rappresentato dalle nostre tecniche innovative e dall’attenzione affinché ogni birra rispecchi i nostri valori: produzione consapevole ed esplorazione culturale.

Abbiamo iniziato a brassare solo un anno fa e abbiamo già all’attivo otto birre di cui siamo orgogliosi. Nella linea base compaiono: la Norma, la nostra bassa fermentazione di punta che vanta già ottime recensioni su Untappd, la Vizma, una Easy IPA, e la Dala, una Lager in stile messicano con lime e agave. Tra le birre temporanee invece ci piace segnalare A Dry Hopped Dream, una DDH Hazy Pale Ale pluripremiata, e 4 to the Floor, una West Coast IPA creata per ringraziare i locali Tales of Ales, Black Hole, Alchimistis e Sorry Mom del supporto dimostrato nel corso dell’ultimo anno. Abbiamo inoltre realizzato due etichette “no profit” a sostegno di amici creativi e una morbida Imperial Coffee Stout, chiamata Cup-o-Crew e nata da una collaborazione con la torrefazione June Coffee Roasters. I ricavi di questa birra saranno distribuiti come bonus tra noi, fautori del progetto.

Quanto ha influito la scelta dell’attrezzatura e della tecnologia di confezionamento sulla vostra visione produttiva e sulla qualità finale delle birre? Ci sono soluzioni particolarmente rilevanti che hanno supportato la vostra identità e il vostro modo di lavorare?

Abbiamo deciso di investire in un produttore greco per costruire la nostra sala cottura da 40 hl e i fermentatori da 40 e 80 hl: Inox Vessel, uno dei principali attori locali. Per quanto riguarda il confezionamento, tutte le macchine arrivano dall’Italia: la linea lattinatrice, imbottigliatrice e infustatrice è di Cime Careddu, mentre il separatore centrifugo automatico è prodotto da SPX Flow Europe ed è stato acquistato tramite fornitore locale. I fusti metallici riutilizzabili provengono da AEB Srl.

Anche molte altre componenti periferiche sono prodotti europei di qualità. Naturalmente, tutto ciò ha comportato un costo più elevato, ma il risultato ci ha dato pienamente ragione. Inoltre, pur avendo cominciato con un impianto semplice, stiamo continuamente aggiornando l’attrezzatura, con l’obiettivo di automatizzare il processo in ogni sua fase. Uno degli ultimi upgrade è stata l’interconnessione dell’impianto a un database centrale, che ci consente di monitorare tutto da remoto e ci ha dato nuove possibilità di controllo.

Parlate apertamente di collaborazione, trasparenza e accessibilità. Che tipo di rapporto avete con chi beve le vostre birre? E cosa significa per voi essere un birrificio “aperto”?

Vediamo la nostra community come parte integrante del processo produttivo. I nostri mezzi sono ancora limitati, visto che siamo giovani, ma cerchiamo di costruire relazioni fondate sul rispetto reciproco, su valori condivisi e sulla passione comune per la birra. Essere un birrificio “aperto” significa accogliere i feedback, incoraggiare la partecipazione e costruire una rete di partner e clienti che contribuiscono al racconto in continua evoluzione delle nostre birre.

Per concludere, quali sono le prospettive future per Babel Brewery e, più in generale, per la scena craft greca nei prossimi anni?

Vogliamo continuare a spingere i confini della birra e della cultura, esplorando nuovi stili e approfondendo il nostro legame con la community. Amiamo il mondo della birra artigianale, in Grecia e a livello globale. È una scena poliedrica e colorata, che sostiene immaginazione, creazione, collaborazione, innovazione ed espressione culturale. Man mano che cresciamo noi e cresce la scena greca – che è molto attiva – questi valori si diffondono sempre più, contribuendo a un panorama birrario e dell’ospitalità in Grecia più vibrante, variegato e consapevole.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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