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Dove bere birra a Stoccolma: indirizzi e consigli nella capitale svedese

La cultura brassicola scandinava è decisamente avvincente. Non solo è infatti la culla di tradizioni produttive antichissime e quasi ancestrali – impossibile non citare il Sahti finlandese, l’uso del lievito Kveik in Norvegia o le Raw Ale in generale – ma ha anche dato vita a uno dei movimenti birrari moderni più interessanti del mondo, con esponenti di primissimo piano. Se ci limitiamo a quest’ultimo aspetto, la destinazione prioritaria è sicuramente Stoccolma, anche solo per essere la città più importante di tutta la Scandinavia. È nella capitale scandinava che si concentrano alcuni imprescindibili locali birrari, alcuni dei quali nel tempo hanno assunto una dimensione quasi leggendaria, almeno per noi appassionati. A inizio agosto ho passato alcuni giorni di vacanza con la famiglia a Stoccolma, riuscendo nel (poco) tempo libero a visitare alcuni luoghi birrari. Ecco un resoconto che, come vedremo, include pub e birrarie tranquillamente raggiungibili con un itinerario a piedi.

Stoccolma ha dimensioni mediamente grandi, ma curiosamente la maggior parte degli indirizzi degni di nota si concentra su una sola delle quattordici isole maggiori che compongono il territorio urbano. È l’isola di Södermalm, distretto tranquillo e relativamente centrale, non a caso apprezzato per i tanti ristoranti, locali e caffè che animano strade e piazze. Dunque vi converrà trovare alloggio a Södermalm per godere di un avamposto strategico sia per visitare la città, sia per raggiungere quasi tutti i luoghi birrari che vi sarete appuntati in previsione della partenza. Prima di darvi alla pazza gioia però sappiate che la birra in Svezia costa tantissimo: considerate in media una decina di euro per un bicchiere da 40 cl, prezzo arrotondato leggermente per eccesso nel caso di birre standard, ma soprattutto per difetto nel caso di produzioni particolari. Tale aspetto deriva dal costo della vita del Nord Europa, sicuramente più alto del nostro, ma anche dal particolare sistema statale di gestione delle bevande alcoliche: le attività commerciali non possono vendere birra da asporto con gradazione superiore al 3,5%, che è invece acquistabile soltanto nei negozi del Systembolaget, l’azienda pubblica che detiene il monopolio del settore – un po’ come succede in Italia con i tabacchi. Questo meccanismo, che comporta una tassazione molto alta, è la risposta che la Svezia ha trovato per l’abuso di alcol e il binge drinking, comportamenti generalmente molto diffusi in Nord Europa.

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Il pub di Stoccolma più celebrato dagli appassionati di tutto il mondo è l’Akkurat, vero tempio della birra artigianale (e del whisky), che nel 2001 fu preso in gestione da Stene Isaksson e da altri due soci. L’Akkurat è un pub splendido: elegante ma informale, ampio e accogliente, con interni comodi e finemente rifiniti. Il grande bancone domina la scena e si presenta come un trionfo di spine e handpump (in tutto 28 vie), che ospitano birre locali e straniere, oltre a Lambic, produzioni in cask e altro ancora. Il fiore all’occhiello è l’incredibile selezione di birre vintage in bottiglia, a cui si aggiunge un assortimento spaziale di whisky e distillati. Fu proprio la passione di Isaksson per la birra e le fermentazioni spontanee ad amplificare esponenzialmente la fama dell’Akkurat, fino a renderlo uno dei pub migliori in assoluto secondo diverse graduatorie, tra cui quella molto influente – almeno in passato – di Ratebeer (è attualmente al terzo posto assoluto). Nel frattempo Stene Isaksson ha lasciato l’Akkurat, ma nonostante i dubbi che sono seguiti alla vicenda, il locale rimane una destinazione assolutamente imprescindibile. Personalmente ho bevuto benissimo: la New Retro di Oppigårds, creata appositamente per il pub, e la Black Golding Starkporter di Närke. Da segnalare anche l’ottima cucina, ennesimo punto a favore di un luogo birrario di primissimo livello.

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Quando Isaksson prese le redini dell’Akkurat, immaginò di spingere all’estremo la filosofia dell’Oliver Twist, cioè il pub che possiamo considerare pioniere della birra artigianale a Stoccolma (aprì nel 1993). Situato ad appena cinque minuti di passeggiata dall’Akkurat, l’Oliver Twist è la diretta emanazione della visione del proprietario Rune Bohli e di Jörgen Hasselqvist, che cominciò a collaborare nel 1996 per trasformare il pub in un punto di riferimento a livello mondiale. Il locale ha dimensioni più contenute e un’atmosfera più “verace”, ma l’offerta si mantiene su livelli eccellenti grazie a 21 spine e 3 handpump, oltre a una selezione di più di cento etichette in bottiglia. All’Oliver Twist ho bevuto, tra le altre, la West Coast Pilsner di Ska Brewing in collaborazione con Cannonball Creek e la Empire di Odd Island Brewing. Inutile sottolineare che è un indirizzo da non perdere e non è un caso che Isaksson e Hasselqvist siano grandi amici. Nonostante la vicinanza, vi sconsiglio di visitare nella stessa giornata l’Akkurat e l’Oliver Twist, a meno che non abbiate diverse ore da dedicare (com’è giusto che sia) a ognuno dei due locali.

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Poco sopra abbiamo accennato dell’uscita di Isaksson dall’Akkurat, avvenuta nel 2017. Fu in quell’anno infatti  che inaugurò lo Zum Franziskaner, un nuovo locale espressamente ispirato alla fantastica cultura brassicola della Franconia. Lo Zum Franziskaner è l’unico indirizzo di questo articolo a non essere fisicamente situato a Södermalm, tuttavia basta attraversare il ponte di Slussbron che collega l’isola a quella di Gamla Stan (8 minuti a piedi dall’Akkurat) per raggiungere questa incredibile birreria. A livello estetico lo Zum Franziskaner sembra una bierstube francone saltata fuori da una dimensione parallela, in cui le classiche taverne della regione tedesca mostrano la cura e l’eleganza dei caffè viennesi. Più che a Bamberga sembra di essere a Colonia, ma sono dettagli: trovare un luogo del genere a Stoccolma è positivamente straniante e lascia a bocca aperta per l’attenzione ai dettagli. L’offerta birraria è davvero unica, grazie a dodici spine che ospitano quasi esclusivamente birre di stampo tedesco: basse fermentazioni prodotte da birrifici svedesi per il locale, Keller e Landbier direttamente dalla Franconia, classiche Weizen e giusto qualche eccezione riconducibile comunque a stili tradizionali (durante la mia visita era attaccata una Porter svedese). Non manca qualche Lambic in bottiglia a completare l’assortimento. Il livello delle bevute è stato di altissima qualità, tra cui la Zumen Schwarz di Nynäshamns Ångbryggeri in collaborazione con Gaenstaller Brau e Marzen Zwanzig Zwanzig di Nyköping Brewing. Forse il locale che ho apprezzato di più durante la mia vacanza, sebbene non sia qualcosa che uno si immaginerebbe di trovare a Stoccolma.

Tornando a Södermalm ci sono altri due indirizzi nelle vicinanze che vale la pena citare, entrambi di proprietà di altrettanti produttori. Su Götgatan, una delle principali vie commerciali dell’isola, è situato Stigbergets Fot, la tap room del birrificio Stigbergets; in una traversa ad appena due minuti di distanza si trova invece Omnipollos Hatt, la pizzeria del controverso birrificio Omnipollo. Sono locali piuttosto piccoli e dall’atmosfera decisamente più fredda rispetto ai precedenti – qualcuno la definirebbe scandinava – ma che permettono di aumentare le opzioni a disposizione degli appassionati. In entrambi i luoghi troverete una tap list composta quasi esclusivamente dalle birre della casa, ma anche da alcune produzioni ospiti. A mio parere sono destinazioni buone per integrare un tour birrario della città, ma a livello di suggestioni non aspettatevi esperienze trascendentali. A quanto pare da Omnipollo fanno una pizza di ottima qualità, ma non ho avuto modo di verificare di persona.

Per concludere la panoramica su Södermalm segnalo anche un piccolo pub che ho trovato proprio accanto all’edificio in cui ho alloggiato, cioè Humle & Humle (letteralmente “luppolo e luppolo”). Aperto nel 2022, il locale appartiene alla stessa proprietà del birrificio svedese Tofta Brewing, ma l’offerta è tutto fuorché monodimensionale: solo due o tre vie sono destinate alle birre di Tofta, mentre per il resto è possibile scegliere tra numerose produzioni di piccoli birrifici svedesi. È un posto tranquillo, non incentrato esclusivamente sulla birra, con uno staff molto cordiale e ben predisposto alle chiacchierate da bancone. Tra le varie bevute mi sono appuntanto la Åttonde Mars IPA di Bearded Rabbit Brewery di Goteborg. L’Humle & Humle è ottimo come indirizzo sotto casa dove rifugiarsi a fine giornata.

Ovviamente la Stoccolma birraria non inizia e finisce con Södermalm e dintorni. Mi è dispiaciuto non riuscire a visitare The Man in the Moon, che insieme ad Akkurat, Oliver Twist e Zum Franziskaner è spesso citato tra i migliori pub della città. In genere comunque non è difficile imbattersi in locali con birra artigianale o con tap room a marchio, che purtroppo non possono vendere birra da asporto per i motivi spiegati in apertura. Di contro i tanti Systembolaget sparsi per Stoccolma offrono un assortimento birrario di tutto rispetto, con tante birre craft provenienti dalla Svezia e dal resto del mondo (compresi birrifici americani). La capitale svedese è una meta turistica piacevole e comoda da visitare, di sicuro fascino anche se non possiede la forza evocativa di altre grandi città europee. Ed è in aggiunta una meta birraria da non sottovalutare, con alcuni locali che sono giustamente considerati tra i migliori in assoluto per gli appassionati.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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