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La birra artigianale in lockdown: piccoli suggerimenti per sostenere i locali

A partire da oggi si apre per il settore italiano della birra artigianale un momento complesso e delicato, che purtroppo non sappiamo quanto durerà effettivamente. Quella di ieri è stata una domenica molto strana, quasi surreale, perché – per la prima volta in assoluto – il DPCM emanato in mattinata ha confermato tutte le peggiori ipotesi avanzate nei giorni precedenti. Così tra l’incredulità e il disorientamento, gli operatori del settore hanno dovuto incassare un provvedimento molto limitativo, che impone la chiusura di bar e ristoranti alle 18. Se questa novità è un colpo durissimo per simili attività, suona addirittura come una beffa per pub e locali, molti dei quali alzano le saracinesche proprio a partire dal tardo pomeriggio. In breve tempo la mia homepage di Facebook si è riempita di decine di commenti da parte di publican e gestori, comprensibilmente avviliti, spaventati e arrabbiati per le nuove misure. Come spiegato qualche giorno fa, ci troviamo di fronte a una situazione molto sbilanciata, in cui le gravi restrizioni imposte dal DPCM finiscono per rivolgersi solo a determinate categorie (ristorazione, locali, teatri, cinema, palestre), lasciando il resto della vita quotidiana pressoché invariata. Il problema non è l’imposizione di limitazioni in luoghi sensibili – come quelli colpiti dal provvedimento – quanto la mancanza di interventi in tante altre situazioni a rischio. Le scuole rimangono sostanzialmente aperte, lo smart working è ormai un tabù, bus e treni regionali continuano a favorire spaventosi assembramenti.

In questo panorama solcato da profonde ineguaglianze il sacrificio richiesto ad attività, imprenditori e lavoratori del settore è difficile da accettare. Per molti locali inizia da oggi un blackout quasi totale, da cui speriamo riescano a riprendersi quando tutto questo sarà finito. Non sarà facile e questa volta c’è il rischio, davvero concreto, che ci troveremo a camminare tra le macerie di un settore che non meritava di finire sull’altare sacrificale. Perché – ricordiamolo sempre – se oggi chiudono pub e locali, chiudono anche i birrifici e di conseguenza tutta la filiera. Come ricordato in questi mesi, il segmento della birra artigianale dipende quasi esclusivamente dal settore horeca: se va in crisi la rete di vendita al dettaglio, va in crisi tutto il comparto.

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Dopo aver dedicato un giorno intero a sfoghi ampiamente condivisibili, ora è il momento di fare quadrato e provare a sostenere il settore, per quanto possibile. In qualità di consumatori dobbiamo cercare di dare una mano ai locali, sebbene ogni soluzione al momento possa sembrare poco più di un placebo. Non siamo in lockdown (che per certi versi è anche peggio per i locali), quindi ci sono ancora alcuni margini per offrire un aiuto quotidiano a chi ora si trova impossibilitato a lavorare. Magari saranno gocce d’acqua in un oceano di letame, ma al momento non mi viene in mente nulla di meglio che pensare a piccoli gesti che possano fare la differenza (o almeno allentare l’agonia).

Affidarsi ai meccanismi di delivery

Data la situazione, negli scorsi giorni molti locali hanno riattivato i servizi di consegna a domicilio già sperimentati durante il lockdown. Da oggi per molti di loro diventerà l’unico modo per portare avanti la propria attività, dunque è fondamentale che riescano a lavorare in questa modalità. Nelle prossime settimane non sarà possibile uscire a cena fuori, quindi aumenteranno gli acquisti sulle piattaforme di delivery. Ecco, invece del solito sushi o del panino del fast food, diamo fiducia a pub e birrerie. Alcuni locali si sono organizzati per comparire sui vari Deliveroo e Glovo, ma la maggior parte deve essere raggiunta tramite altri canali (telefono, messaggistica, social, ecc.). Le app di delivery sono comode, ma facciamo uno sforzo in più e ordiniamo direttamente dai locali.

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Sfruttare il servizio da asporto

Così come la consegna a domicilio, a pub e birrerie è stato consentito l’incredibile privilegio di vendere birra e cibo da asporto fino a mezzanotte. Sarcasmo a parte, questa modalità può risultare preziosa per battere qualche scontrino in più nei giorni a venire. In particolare se avete bisogno di rifornire il vostro frigorifero per le prossime bevute casalinghe, potete acquistare birra da asporto in beershop, pub e birrerie che dispongono di una selezione di prodotti in bottiglia o in lattina. Alcuni si sono attrezzati con growler e crowler da riempire direttamente dalle spine: è una soluzione che limita molto la shelf life, ma che risulta interessante in determinate circostanze. Insomma, se avete sete ricordate che molti locali possono rappresentare la vostra ancora di salvezza anche in questo momento.

Scegliere i pub per il pranzo fuori

Le birrerie con una proposta food abbastanza solida hanno già rimodulato i propri orari per restare aperte in orario diurno. Chiaramente i giorni in cui prevedono di lavorare di più sono il sabato, la domenica e i festivi. Piuttosto che recarci al ristorante fuori città per una scampagnata domenicale (finché sarà possibile farlo), scegliamo di pranzare in un pub: molti ormai propongono un’offerta gastronomica di primissimo livello, con il vantaggio non secondario di poter accompagnare i piatti con ottime birre. Alcuni locali con birra artigianale offrono anche un valido brunch, quindi informatevi al riguardo. Durante i giorni lavorativi, inoltre, pub e birrerie possono essere una valida alternativa alla pausa pranzo: cerchiamo di sostenerli anche così, ricordando che comunque non possono accettare più di quattro persone per tavolo (a meno che non siano conviventi).

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Cominciare a bere prima

Pensateci, in tutti i paesi civili si comincia a consumare birra molto prima del tardo pomeriggio. Avete sempre invidiato i bevitori della Baviera che riempiono i beer garten già dalla mattina? O vi siete dolcemente immedesimati nei vecchietti del Belgio che passano intere giornate nei caffè a giocare a carte e bere birre da 8% alc.? Oppure sognato di essere in Inghilterra per staccare da lavoro alle 17 e rifugiarvi nel pub di fiducia? Bene, è il momento di cambiare le nostre abitudini e gli orari di consumo. Se vogliono chiudere le birrerie alle 18 significa che andremo a bere alle 16, o che finalmente daremo un senso al termine “Breakfast Stout”. Scherzi a parte, per quanto possibile cercate di anticipare i vostri orari e di far lavorare le spine durante altri momenti della giornata. È difficile, ma esiste anche questa opzione.

È un momento complicato per tutti, ne siamo consapevoli. Ma per chi ha un pub o una birreria (e per chi ci lavora) si è appena aperta una voragine buia e profonda. Per quanto possibile cerchiamo di supportarli, modifichiamo le nostre scelte quotidiane in funzione alle loro esigenze. Personalmente ci proverò e intanto auguro un grande in bocca al lupo ai locali del nostro settore. Tenete duro.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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