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Il futuro del luppolo è l’equilibrio? Le varietà Dolcita e Vera tracciano una nuova rotta

Le birre succose e tropicali hanno raggiunto il loro punto di saturazione? Difficile immaginare che la passione per gli aromi di frutta esotica svanisca presto, eppure alcuni segnali provenienti dal mercato del luppolo lasciano intuire un cambio di direzione. Dopo anni di ricerca esasperata della potenza aromatica, sembra infatti emergere una nuova sensibilità: meno urgenza di stupire, più desiderio di equilibrio. L’intensità lascia spazio alle sfumature, la forza cede il passo all’eleganza. Negli scorsi mesi sono stati lanciati due nuovi luppoli, il Dolcita e il Vera, che pur non rinunciando all’intensità fruttata, sembrano voler discostarsi dalle ultime varietà per percorrere una strada nuova, dove c’è anche spazio per un linguaggio più armonico e misurato.

Dolcita: fruttato sì, ma con eleganza

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Lo scorso agosto Barthhaas ha annunciato il suo nuovo luppolo Dolcita, proveniente dal programma di linee sperimentali di Hop Breeding Company (HBC). Come spesso accade in queste occasioni, la varietà è stata testata a lungo sul mercato con il suo nome in codice temporaneo, ossia HBC 1019, e solo recentemente è stata “promossa” in modo ufficiale, assumendo un nome commerciale. Nome che strizza l’occhio sia all’Italia che alla Spagna – c’è la parola “dolce” declinata al vezzeggiativo con quell'”ita” dal gusto iberico – per sottolineare il suo profilo fruttato e solare. I descrittori che lo identificano sono la pesca matura e succosa, l’ananas caramellato e gli agrumi (mandarino e arancia), nonché “aromi dolci che evocano i daiquiri tropicali e il rum scuro”.

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A parte i richiami particolarmente evocativi, il Dolcita non sembrerebbe discostarsi molto dai luppoli comparsi sul mercato negli ultimi anni. Eppure il suo profilo aromatico punta sull’equilibrio, soprattutto se confrontato con quello dei luppoli moderni dal carattere esplosivo. Il Dolcita infatti fornisce una raffinatezza zuccherina che lo rende versatile tanto nelle IPA fruttate quanto nelle Pale Ale equilibrate o nelle Lager aromatiche, rivelandosi particolarmente adatto a birre dall’elevata bevibilità. In altri termini la sua resa olfattiva è intensa ma non invadente, con un’eleganza che si mantiene anche dopo la fermentazione. È un luppolo che lavora per sottrazione, perfetto per chi cerca una firma sensoriale distinta ma discreta, capace di rendere riconoscibile una birra senza dominarla.

Negli ultimi mesi diversi birrifici italiani si sono confrontati con il Dolcita, quando ancora era identificato dalla sigla HBC 1019. Tra le birre che abbiamo censito su Whatabeer con questo luppolo (tutte lanciate nel corso del 2025) segnaliamo Italian Graffiti di Vetra, Solo HBC 1019 di Alder, Sleeping in Barcelona di War, Axolotl Riff di LZO, Lamortesua Enkidu di Kashmir e Kopernik Was A Woman e Dream of the Fool di Wild Raccoon.

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Vera: ritorno alle origini

Quasi in contemporanea con il Dolcita è arrivato sul mercato il nuovo luppolo Vera, messo a punto dall’Agricultural Research Service (ARS) del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) e quindi libero da brevetti e copyright. Il nome è un omaggio a Vera Katherine Charles, ricercatrice dell’USDA e pioniera nello studio dei funghi, il cui lavoro è stato fondamentale per isolare una varietà estremamente resistente alle malattie come il Vera. Il suo profilo aromatico richiama la frutta tropicale (mango), la frutta a nocciolo (pesca matura) e l’uva bianca, con sfumature agrumate e floreali. È un luppolo pensato per birre pulite e leggere, ma anche per bilanciare IPA moderne che altrimenti sarebbero troppo sbilanciate sulle note tropicali. Il suo carattere agrumato e floreale porta una sensazione di freschezza ben definita, quasi un ritorno alle origini dopo anni di saturazione aromatica.

Alla genesi del Vera ha contribuito anche la Brewers Association, quindi non è un caso che il luppolo sia stato presentato ufficialmente al Great American Beer Festival dello scorso anno. Nel concorso associato all’edizione di quest’anno, tenutasi di recente, i birrifici statunitensi hanno potuto confrontarsi in una categoria speciale, aperta alle birre prodotte proprio con il Vera. Un’idea interessante per far conoscere il nuovo luppolo ai birrai e spingerli a sperimentarne l’impiego in sala cotte. Da sottolineare che, in quanto frutto di un progetto pubblico di breeding, diversamente da molte varietà proprietarie il Vera sarà disponibile anche per i piccoli coltivatori e i birrifici indipendenti, a vantaggio della sperimentazione diffusa.

Conclusioni

Dolcita e Vera rappresentano due tendenze complementari del nuovo corso aromatico. La prima punta alla morbidezza sensoriale, la seconda alla chiarezza aromatica. Entrambe, però, nascono da una stessa esigenza: trovare nuove vie per raccontare la complessità della birra attraverso i profumi. Dopo gli anni dei luppoli ostinatamente tropicali, sembra cominciare una stagione fatta di sfumature, profili meno aggressivi e un certo ritorno all’equilibrio. E forse proprio da varietà come Dolcita e Vera passerà la prossima rivoluzione sensoriale della birra.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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