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Nuove birre italiane: archeologiche, collaborative, one shot

EtichettaKykeonCon il post di oggi torniamo a dare un’occhiata alle nuove produzioni dei birrifici italiani, dalle quali sembra emergere una nuova tendenza del settore. Sto parlando della creazione di ricette che guardano al passato e che tentano di riproporre – in forma moderna – alcune  bevande fermentate dell’antichità. All’estero il maestro di questo filone è Sam Calagione di Dogfish Head, che, con la recente collaborazione italiana per l’Etrusca, ha probabilmente dato nuovo impulso a produzioni di questo tipo. Produzioni che per la verità sono state brassate in passato dai birrai italiani, ma solo in casi estemporanei. Ora sembra che il fenomeno possa invece acquisire nuovo peso e presentarsi in modo più strutturato, a partire dalla prima birra di cui parleremo oggi: la Kykeon del laziale Turbacci.

La Kykeon nasce dalla collaborazione con Gabriella Cinelli, presidente della condotta Slow Food di Tivoli (RM) e appassionata di storia greco-romana. Questa passione l’ha spinta a suggerire alla famiglia Turbacci di realizzare una birra ispirata all’Odissea di Omero, in particolare per riproporre in forma brassicola la pozione magica che la Maga Circe donò a Ulisse e compagni (trasformandoli in maiali). Sulla base dei suoi studi, Gabriella ha individuato alcuni ingredienti che la maga avrebbe potuto utilizzare: miele millefiori, menta piperita, melograno, finocchietto, coriandolo e altre spezie ed erbe. Tutte queste materie prime sono state impiegate per realizzare una sorta di Mild da 3,5% alc., con note fruttate e speziate e un piccolo tocco acidulo. Nelle intenzioni del birrificio è una birra da aperitivo, che sarà presentata ufficialmente lunedì 29 aprile durante un aperitivo ispirato all’antichità.

MatildicaSe la Kykeon è ispirata a Circe, la Matildica è invece dedicata alla contessa Matilde di Canossa (1046-1115). Si tratta di una birra brassata dal birrificio belga Millevertus, ma disponibile solo presso la locanda Matildica di Sarzano a Casina (RE). Anch’essa strizza l’occhio al passato, visto che si rifà alla tradizione medievale italiana: oltre a luppoli belgi e al lievito d’Orval, la ricetta prevede l’impiego di miele biologico toscano. Se ne volete sapere di più, potete dare un’occhiata al relativo sito web.

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Chiudiamo il discorso delle birre storiche, ma restiamo nell’ambito delle collaborazioni. Piuttosto prestigiosa è quella da cui è nata Lo Straniero, birra a sei mani prodotta dagli italiani Revelation Cat e Free Lions e l’americano Left Hand. È un’American Strong Ale ben luppolata, che si distingue per un tenore alcolico non certo timido (7,5%). La presentazione è avvenuta lo scorso 5 aprile alla Brasserie 4:20, mentre il debutto in società è già avvenuto in un paio d’occasioni: all’IBF di Milano (votata migliore birra del festival) e allo Spring Beer Fest di Roma (nel mio resoconto sull’evento trovate qualche impressione).

etichetta Easy ryeDa Roma scendiamo più a sud e fermiamoci a Caserta, dove il giovane White Tree ha da poco annunciato la sua ultima creatura. Si chiama Easy Rye (5,2% alc.) e può essere classificata come una IPA alla segale, che impiega circa un 20% di questo cereale e che è brassata con generose quantità di Cascade in late hopping. Ovviamente il luppolo è protagonista con profumi e aromi agrumati, mentre la segale emerge soprattutto nel finale asciutto, regalando equilibrio. Il nome è un omaggio al film cult Easy Rider. La birra è stata presentata lo scorso 11 aprile presso il pub You Too del capoluogo campano.

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31906_570563306302021_1831474872_nRestiamo in zona per parlare della Birra di Capri, che, nell’ottica di un riassetto della propria gamma produttiva, ha da poco lanciato la sua nuova Pilsner. Birra di Capri è un marchio ben presente nei ristoranti e negli hotel dell’isola, che resteranno i canali principali della linea classica. La novità invece punterà a un consumo più informale e disimpegnato: è una classica Pils da 5% alc., 35 IBU e brassata con luppoli Saaz e Perle. A dir poco discutibile la scelta della bottiglia, realizzata in PVC trasparente.

E concludiamo questa carrellata con l’immancabile one shot, che stavolta arriva dal Birrificio Italiano. Si tratta della Light IPA (4,7% alc.), nata dalla ricetta che ha trionfato al concorso di birrificazione casalinga Xmas 2012. Il primo premio, vinto da Alessandro Agostini, prevedeva infatti la possibilità di realizzare la propria birra sull’impianto del birrificio e così è stato. La Light IPA prevede malti Pils, Monaco e Carapils, luppoli Amarillo, Cascade e Marynka e lievito US-05. Dovrebbe essere disponibile da metà maggio. In onore ai due birrai (quello storico e quello aspirante tale), io la birra l’avrei battezza Alessandro Agostini Arioli. E con questo chiudo che è meglio… 😛

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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20 Commenti

  1. Giusto per capire come lavori..quando fai questi listoni, copi-incolli le mail pubbliredazionali di cui sarà inondata la tua casella di posta o fai uno sforzo di ricerca?

  2. Non ho mai fatto un copia incolla in cinque anni di blog, d’altra parte gli articoli che scrivo non mi pare abbiano la forma del copia incolla. Nei limiti del possibile faccio ricerca. Ti riferisci a qualcosa in particolare di questo post?

    • L’impressione potrebbe essere quella, speriamo di sbagliarci… In realtà ci vedo anche dei risvolti “politici”

      • a me onestamente fanno un po ridire concettualmente…..si cerca di ricreare un qualcosa che di fatto non si sa se neppure se è esistito….prima la etrusca, mo sta Circe. A me sembra un modo per cercare di valorizzare prodotti del territorio e mi sta pure bene, è uno scopo nobilissimo per carità. Ma allora presentalo come quello, tipo l’esperimento La Zia Ale. No devono fare i fighi a tutti i costi ipotizzando la birra degli etruschi, la birra della maga circe ( ma poi che mild è co tutta quella roba? sembra più una saison dagli ingredienti) etc etc….non è meglio invece dedicarsi a recuperare e rendere famosi stili che si stanno perdendo e che ci sono le prove che ci sono stati ( tipo mild e old ale)?

  3. No è che a volte leggo di birre che neanche un Indiana Jones birrario riuscirebbe a scovare, me ne complimento per la tua abilità di beerhunter.

    • In realtà in passato dovevo fare molto beerhunting (diciamo così), oggi sono i birrifici che spesso mi contattano in modo diretto o indiretto (in quest’ultimo caso si parla di mailing list e newsletter, che finalmente cominciano a essere usate con costanza)

  4. Gentilissimi Angelo Jarrett e Andrea Turco sono certa che se avrete modo di approfondire la mia ricerca e di degustare l’Aperitivo Kykeon ,frutto di ben tre anni di studi erboristici, filologici e antropologici sull’Odissea e sui Misteri Eleusini, non vi pentirete del riconoscimeto di questa Birra come archeologica. Inoltre non vuole assolutamente rubare la scena alle altre birre. Io chef, Sommelier e docente di analisi sensoriale mi definisco affabulatrice semiseria del gusto nei secoli; nelle scuole di cucina mi trasformo in cantastorie e insegno Le Ricette ed il Cibo degli Eroi. La reinterpretazione dei MangiaBevi dei territori , nutrimento dei popoli arcaici mi ha portato a conoscere la famiglia Turbacci , eccezionali , aperti e grandi interpreti della Storia.La Figura femminile ed il rito agricolo fanno da filo conduttore alla mia ricerca.Le bevande fermentate o insalivate nascono dalle donne e mi farebbe molto piacere parlarne anche perchè nell’antichità erano conosciute come Bevande Collettive……e non possiamo dire allo stesso modo che oggi la birra, più che il vino si è riappropriata del ruolo sociale della condivisione della bevuta conviviale?
    Il Kykeon vuole essere la testimonianza di questo ruolo moderno ritrovato nell’antico o viceversa….Il Passato è sempre più presente nei nostri bicchieri:allora Birrosofiamo. Alla Bevuta collettiva del 29 aprile con la famiglia Turbacci lungimirante e moderna equipe birraia, come avveniva nell’antichità.

    • Ciao Gabriella, nessuno mette in dubbio lo studio che c’è dietro la formulazione della ricetta della Kykeon. La mia (e immagino anche quella di Angelo) è una considerazione generale su questo crescente fenomeno delle birre che guardano al passato

    • Certo, neppure io metto in dubbio la bontà e lo studio che c’è alle spalle.
      La mia preferenza sarebbe per birre da bere e da inquadrare nelle maggiori tradizioni birrarie sviluppatesi nei secoli più che per birre da contemplare per un’aurea storica artificiale e postuma, con tutto il rispetto per la Kykeon, che magari sarà buonissima…non so.

  5. Personalmente non apprezzo questi esperimenti archeologici…..sono spesso prodotti al limite del brassicolo. Parlo con cognizione di causa avendo avuto in regalo una bottiglia di etrusca. Tutto molto acido, vicino al lambic, con il melograno in assoluta e mortificante ( per gli altri eventuali aromi) evidenza. Tra l altro permettetemi di dire che spesso il prezzo e’ a dir poco eccessivo…non vi dico quanto costa una bottiglia da 33 di etrusca. Comunque ripeto, giudizio personale

  6. Ho assaggiato l’Etrusca e non mi è affatta piaciuta. Troppo acidula e squilibrata appunto verso questo gusto. La Dogfish regala perle ma anche molte birre imbarazzanti. A mio modesto giudizio a volte cercano di strafare per presentare birre estreme e stravaganti con risultati non molto apprezzabili secondo i miei gusti.

  7. Nuove frontiere del marketing, che differenza c’è tra il definire una birra etrusca, una birra ispirata all’Odissea, rispetto a Budweiser quando dichiara che impiega riso per migliorare la schiuma o ai famosi tre luppoli di Poretti?

    Ma veramente per vendere birra è necessario raccontare ste palle?

    • beh alt….c’è marketing e marketing. Ora c’è una prosopopea assurda dietro a questi esperimenti che io trovo un po ridicola, ma al di là del fatto che possono poi piacere o meno ( il che è soggettivo) trattasi di birre preparati con ingredienti sani e genuini….non con riso o mais fatti passare per caratterizzanti ( quando semplicemente costano di meno del malto d’orzo) o con i famosi 3 luppoli quando a dir tanto ci sarà estratto chimico di luppolo lì dentro

  8. Sicuramete c’è il marketing ma anche la voglia di proporre qualcosa di “nuovo” ed originale andando a ricreare ricette del passato. Uno studio storico mascherato da marketing per presentare un prodotto diverso.
    Sapere cosa c’era di preciso non ci è dato saperlo, si può solo fare ipotesi ma quello che è certo è che prima del ‘900 la birra non era come la intendiamo noi oggi… nel 1857 fu scoperto il lievito, prima si la birra era fatta con lieviti selvaggi senza controllo. Di sicuro il gusto non era raffinato :), probabile che se oggi bevessimo una “birra” etrusca, egizia, babilonese sicuramente non ci piacerebbe per nulla….

    Penso che questo studio di ricerca, possa far bene ed è bello ma fintanto che rimanga uno studio e non un modo per fare gli innovativi e vendere la birra etrusca o ellenica o egizia che sia… perché, come detto sopra, se veramente facessero la birra come si faceva nelle varie civiltà probabilmente nessuno la berrebbe.

    • Appunto tutto si riduce a mero marketing, basato su una presa in giro. C’è modo e modo di promuovere un prodotto ed è triste vedere come gli artigiani facciano leva sulle panzane, alla stregua degli industriali.

      Il capostipite è stato ancora una volta musso con i suoi lieviti danzanti e da li si è continuato, ma possibile che non possano essere trovati valori aggiunti veri e si continui a sfruttare la scarsa preparazione del pubblico?

  9. Condivisibile quanto detto, la base storica è un messaggio di marketing è evidente. Però nel caso dell’Etrusca la fermentazione in anfora potrà portare a profili di birre diverse, bisognerà aspettare che il metodo si consolidi ovviamente. Nel caso della Kykeon potremo avere la valorizzazione di un mix di spezie territoriali. Insomma va preso non troppo sul serio, ma come un gioco..una favola , almeno io cerco di prenderla così

  10. …io non capisco proprio tutta sta polemica ragazzi..come dice Paolo è un gioco…è voglia di ricerca…se qualcuno conoscesse veramente la famiglia Turbacci(soprattutto Marco) e Leonardo(e qualcuno di voi li conosce) saprebbe che sono persone estremamente curiose e vogliose di sperimentare e andare oltre nella crescita personale con questo tipo di esperienze. Non conosco la signora Cinelli per cui non posso giudicare certe dinamiche. Ma conosco il signor Patrick MC Govern (non di persona ma per aver studiato un suo libro) della cui collaborazione ci si è avvalsi per la creazione dell Etrusca. Bè costui è uno dei più grandi Archeologi Molecolari viventi. Poi ragazzi….birra del Borgo e Turbacci stanno qui anche per lavorare e per vendere non per mangiare bruscolini….cmq tutta la vita loro che le 25 single hop di mikkeller….o la birra sotto il mare di Brewdog…
    Ps ovviamente poi ognuno dice quello che vuole e liberissimi di non condividere questi progetti.

  11. Ragazzi la Birra di Capri è ottima… sono stato quest’estate a Capri e la si può trovare praticamente ovunque. A primo acchito può sembrare un prodotto “figo”, di moda, invece è un prodotto valido, e come se non lo è. Dopo averla assaggiata al faro di punta carena in spiaggia, ci siamo recati al locale ufficiale, il Bar Grotta Azzurra ad Anacapri, dove ho avuto modo di assaggiare anche l’altra bionda e l’ambrata.. insomma ci siamo fati una panza di birre! Complimenti per l’iniziativa ed per il lavoro fatto… invito tutti a provarla! http://www.birracapri.com.
    Dimenticavo, come mai pensi sia discutibile l’etichetta in pvc trasparente?
    Buona giornata a tutti!

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