I dati pubblicati a inizio mese dalla Brewers Association dimostrano che il trend di crescita della birra artigianale negli Stati Uniti continua a impressionare. Nella prima metà del 2010 il settore ha registrato una crescita nelle vendite pari al 12% e nei volumi pari al 9%. Gli stessi indici a metà 2009 si erano fermati rispettivamente al 9% e al 5%. Nonostante il largo successo ottenuto negli States, la birra artigianale procede ancora a passo spedito, dimostrando che gli americani sono ben lontani da una saturazione del mercato.
Come riportato da Beernews, attualmente i birrifici statunitensi sono 1.625, cifra che da luglio 2009 contava cento unità in meno. E’ la più alta concentrazione di aziende brassicole dagli ultimi 100 anni. Numeri che fanno paura, soprattutto se paragonati a due macro tendenze socio-economiche: la contrazione del mercato della birra in generale (cioè quello delle multinazionali) e la crescente ondata di neo-proibizionismo in atto nei paesi di stampo anglosassone – e ahimè non più solo confinato a tali realtà .
In un contesto così dinamico, non sorprende che si susseguano notizie riguardanti l’ampliamento dei microbirrifici americani e le operazioni di acquisizione aziendale. Ad esempio a inizio agosto la Oskar Blues ha annunciato l’ingrandimento dell’impianto produttivo, capace così di produrre 5.500 barili al mese. Ricordo che l’azienda in questione produce solo birra in lattina, tanto per darvi un’idea del successo che parallelamente sta ottenendo questa tipologia di contenitore. Discorso simile per Victory Brewing, che ha installato otto nuovi fermentatori da 440 barili ciascuno, oltre ad aver pubblicato dati di crescita eccezionali. Sulla stessa lunghezza d’onda Great Divide, che ha aggiunto tre barili da 300 barili al proprio impianto. Insomma, i birrifici americani sono in netta espansione.
Per quanto riguarda le acquisizioni, interessante è la notizia di ieri circa l’acquisizione di Independent Brewery United da parte della North American Breweries, una compagnia dedicata agli investimenti nell’industria brassicola e delle bevande in genere. Il nome del birrificio in questione forse non vi dice granché, allora sappiate che produce alcuni importanti marchi, come Pyramid e Magic Hat.
Spostandoci in Europa, la situazione assume tinte decisamente più fosche. Come raccontato su In.birrerya, il mercato belga mostra un continuo calo nei consumi, sebbene il ritmo nel 2010 sia molto più lento rispetto allo scorso anno. In circa un secolo il consumo pro capite è passato da 221 litri a 81 litri, dimostrando in che termini è cambiato il rapporto del consumatore belga con la birra. Unico dato positivo è quello riguardante le esportazioni, in costante crescita (+0,9% rispetto al 2009).
Un mercato molto più statico rispetto agli USA, dove tuttavia ogni tanto non mancano notizie da prima pagina. Come quella di inizio agosto, che ha ufficializzato l’acquisizione della De Konick da parte di Duvel Moortgat. Quest’ultima si conferma piuttosto attiva sul mercato, visto che nel giugno del 2008 mise a segno un altro colpo: l’acquisizione della storica Liefmans. Anche De Konick è un nome legato alle tradizioni brassicole del Belgio, in particolare alla città di Anversa. Se volete saperne di più si questa operazione, vi consiglio di leggere l’articolo di Alberto Laschi.
Chiudiamo questa rassegna sbarcando in Inghilterra, dove il 3 agosto il birrificio Meantime ha inaugurato la nuova sede produttiva di Blackwall Road, fornita di un impianto più grande, con la quale l’azienda potrà finalmente soddisfare le crescenti richieste dei suoi estimatori. Dopo 10 anni l’importante birrificio londinese lascia dunque la sua storica casa di Penhall Road, per lanciarsi in una nuova fase della sua avventura. Per darvi un’idea delle dimensioni dell’operazione, riporto uno stralcio del relativo post comparso su Ales&Co:
Il nuovo impianto della Meantime rappresenta il più grande investimento a Londra nell’ambito della produzione di birra da quando, nel 1933, la Guinnes costruì la propria stuttura a Park Royal.
Per i dettagli potete leggere l’ottimo articolo a firma Eugenio Signoroni.
Drachen che ti dicevo un mese fa?
@Bienk
Che dicevi un mese fa?
boh ora mi fai venire i dubbi ma dicevo che i micro americani sono in costante crescita economica a dispetto del mondo industriale in costante calo