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Vendesi Sala Cotte da 5 hL e attrezzatura specialistica

Birrificio vende sala cotte da 5 hL e attrezzature....

Il Birrificio BIRA vende impianto completo con sala cottura da 2,5/2,7 hL

Il Birrificio BIRA vende, preferibilmente in blocco, impianto completo...

Birrificio dell’hinterland milanese cede intera attività o vende impianto produttivo

Si propone in vendita brewpub nell’hinterland milanese, avviato nel...
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Nuove birre da Rebel’s, Alder, Crak, 100Venti e Golden Pot

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La velocità con cui le lattine hanno conquistato i birrifici italiani è davvero impressionante, segno che il moderato interesse percepito qualche anno fa era in realtà la miccia di una tendenza pronta a esplodere. Da un punto di vista grafico, sembra che l’identità visiva di alcuni produttori non aspettasse altro che i contenitori in alluminio per esprimere tutte le proprie potenzialità. Di esempi ce ne sono tantissimi e tra di essi va sicuramente citato il birrificio Rebel’s, che un paio di anni fa ha rivisto la propria visual identity con risultati che ora raggiungono la loro massima espressione grazie alle lattine. E proprio in lattina sono disponibili due recenti novità annunciate dal birrificio romano: Inferno Haze e Divine Love. Ispirata alle immancabili Hazy IPA, la Inferno Haze (7%) è caratterizzata da un aspetto opalescente e da un corpo setoso e avvolgente, anche grazie all’impiego di frumento e avena. A livello olfattivo si distinguono note di frutta a nocciolo e sfumature resinose, ottenute ricorrendo a luppoli Simcoe e Citra (utilizzati in double dry hopping). Il lievito invece è il classico Vermont usato spesso in produzioni del genere.

Decreto Ristori bis e nuovi codici ATECO: qualche spiraglio per i birrifici italiani

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In un periodo in cui il settore della birra artigianale è forzatamente fermo, bisogna guardare al mondo della politica per cercare le notizie più importanti. È un momento difficile per tutti gli operatori attivi nella filiera e dunque eventuali sostegni economici statali possono rappresentare una boccata d’ossigeno non indifferente. Negli scorsi giorni abbiamo riportato le dichiarazioni di alcune associazioni di categoria, concentrandoci in parte sul Decreto Ristori dello scorso 27 ottobre. Un decreto che non solo ha sollevato diverse perplessità da parte dei diretti interessati (pub e locali), ma che ha escluso totalmente i birrifici. Sebbene la ratio alla base di questa decisione sia comprensibile – l’industria birraria non è stata costretta a chiudere neanche durante lo scorso lockdown – è chiaro che l’analisi non prende in considerazione il particolarissimo status in cui operano i microbirrifici italiani, la maggior parte dei quali dipende quasi esclusivamente dal canale horeca. In questo momento di grande emergenza bisogna ammettere che le cose cambiano velocemente, anche a seguito di repentini aggiustamenti, e oggi possiamo affermare che per i birrifici italiani c’è qualche spiraglio in più.

Clamoroso negli Stati Uniti: l’importatore Shelton Brothers chiude per fallimento

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L’emergenza Covid continua a mettere in difficoltà tante aziende in tutto il mondo, comprese quelle del settore birrario. L’ultima novità riguarda il fallimento di Shelton Brothers, uno di più importanti importatori di birra europea negli Stati Uniti, a cui nel tempo si sono affidati anche diversi birrifici italiani. Come riportato da Good Beer Hunting, le finanze di Shelton Brothers hanno accusato enormemente la chiusura forzata di pub e ristoranti cominciata lo scorso marzo, poiché da questo canale dipendeva il 50% delle vendite del gruppo. In aggiunta hanno pesato in maniera decisiva gli esiti di una sconfitta legale nei confronti di un distributore dell’Illinois. In realtà le difficoltà economiche di Shelton Brothers erano iniziate già nel 2018, con la perdita di due clienti importanti come Mikkeller e Praire (che insieme coprivano il 50% delle entrate dell’azienda) e con un mercato profondamente cambiato rispetto al passato.

Fare birra in casa è diventato davvero così difficile?

Una delle prime sensazioni che si prova quando ci si addentra nel mondo della produzione casalinga di birra è quella di spaesamento. Gli inglesi indicano questa condizione con un termine a mio avviso molto efficace: overwhelming, che significa per l’appunto “travolgente”, nel senso di “soverchiante” ossia qualcosa che ci opprime dall’alto impedendoci di compiere le azioni più elementari. Ricordo nettamente le mie prime letture sulla produzione casalinga di birra. Cominciai con qualche veloce ricerca su Internet consultando i link proposti da Google: trovai tutto e il contrario di tutto, seguendo percorsi che si moltiplicavano a ogni passo, come un enorme albero i cui rami sembrano puntare alla verità mentre ci si allontanava verso nuove zone d’ombra da esplorare. Sembravano esistere migliaia di homebrewer nel mondo, ciascuno con i propri dogmi incrollabili. Da buon ingegnere, pensai bene di creare un bel foglio Excel in cui riassumevo i vari passaggi della produzione che avrei dovuto seguire, con dettagli approfonditi sui parametri che li caratterizzavano: temperature, tempi, pH, ingredienti. A un certo punto le celle del file Excel, piene di testo in un carattere piccolissimo, sembravano quasi scoppiare. Non ci stavo capendo più nulla. Avrei potuto seguire le istruzioni di un kit, certo, ma volevo capire prima di iniziare.

Vendesi maltificio composto da 3 vasche

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Attenzione: l’annuncio non è più valido.

Vendesi maltificio “Power Malz 700” completo di 3 vasche: Maceratore, Germinatore ed Essiccatore della capacità produttiva di circa 500 kg di malto per ciclo completo (max 9 cicli/mese). L’impianto è stato solo montato e collaudato: è nuovissimo a causa inutilizzo!

Grazie a questo impianto si possono ottenere diversi vantaggi, come controllare direttamente il processo di maltazione dei cereali, internalizzare l’intera filiera produttiva (se si coltivano orzo e luppolo), abbattere i costi delle materia prima.

Prezzo: euro 20.000 trattabili.

Per informazioni e contatti potete scrivere all’indirizzo [email protected] o chiamare il numero 393 3145862 Gerardo.

 

Tre recenti tendenze brassicole cannibalizzate dalle moderne IPA

Nell’articolo di ieri abbiamo sottolineato come le mode birrarie possano avere effetti positivi, permettendo ad esempio di riscoprire gusti o stili quasi dimenticati. L’altra faccia della medaglia è però rappresentata dalla diffusione ossessiva di alcuni temi, che finiscono talvolta per caratterizzare il settore al punto da mortificare ogni tentativo di proporre qualcosa di diverso. L’esempio più evidente è incarnato ancora una volta dalle moderne IPA: una tipologia che ha avuto il merito di trainare la rivoluzione internazionale della birra craft, ma che proprio a causa del suo successo tende a omogeneizzare un mercato che invece potrebbe essere molto più vario – basti pensare all’enorme ricchezza della cultura brassicola mondiale. Questo fenomeno non si evidenzia solo con i numeri, ma anche con la propensione delle IPA a cannibalizzare le nuove tendenze, che in realtà nascono da presupposti completamente diversi. Per spiegare meglio questo concetto analizziamo tre esempi relativamente recenti.

Nuove birre da Alder, Birrificio Italiano, Rurale, Eastside e Torre Mozza

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La birra artigianale vive spesso di mode e tendenze che finiscono per influenzarne profondamente il mercato. Questo aspetto può non piacere ai puristi, ma ha anche effetti positivi: permette ad esempio di recuperare “gusti” e specialità che sembravano destinati all’oblio. Il movimento internazionale si è sviluppato esaltando l’amaro, poi ha alimentato un certo seguito per l’acido. Negli ultimi anni sono state persino sdoganate le “birre scure”, che nei pub in passato vendevano quanto un maglione di lana in pieno agosto (e senza saldi). Ora la situazione sta cambiando e il numero di nuove birre italiane appartenenti a questa famiglia sta crescendo sensibilmente, come dimostra la Bollner (7,3%), Double Chocolate Milk Stout di Alder (sito web). Il birrificio lombardo si vede bene dal definirla una Pastry Stout, nonostante la ricetta preveda l’aggiunta di vaniglia e fave di cacao, oltre a lattosio e una percentuale di avena in aggiunta ai malti inglesi. Non l’abbiamo ancora assaggiata, ma dai primi commenti sembra in effetti lontana dagli eccessi di molte Pastry Stout.

Assobirra, Cervisia e altri: le associazioni di categoria chiedono sostegni al settore

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Oltre a essere molto complicato, il periodo che stiamo vivendo è anche piuttosto liquido, nel senso che i margini della nostra libertà cambiano con la stessa velocità con cui si sta (ri)diffondendo il virus in Italia. Come sappiamo però il settore dei pub e dei locali è già in lockdown da diversi giorni, con ovvie e pesanti ripercussioni non solo per i diretti interessati, ma anche per tutto il segmento della birra artigianale. Poiché sulle decisione del governo si gioca anche una battaglia politica, oggi riteniamo opportuno riassumere dichiarazioni e prese di posizione da parte di associazioni e operatori del settore. Ben consci che la situazione è in così rapida evoluzione che ciò che viene espresso oggi rischia di diventare anacronistico e inutile il giorno dopo.

Eventi, degustazioni e birra a colazione: i locali italiani non si arrendono

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Come sapete il venerdì è il giorno della settimana in cui presentiamo i prossimi eventi birrari. Come successo durante il passato lockdown, questa consuetudine ora rischia di perdere totalmente senso a causa delle forti restrizioni al settore imposte dagli ultimi provvedimenti. Eppure alcune piccole iniziative continueranno a puntellare il calendario nei giorni a venire, come vigorose fiammelle che provano a rischiarare una notte senza luna. Merito di birrifici, pub e birrerie che hanno deciso di non arrendersi e affrontare la situazione a testa alta, con un piglio quasi commovente. Nei giorni successivi all’ultimo DPCM si sono susseguiti sui social commenti avviliti e arrabbiati, poi il tono è profondamente cambiato: come un’onda che travolge le difficoltà più ostiche, la risposta di molti locali si è concretizza in messaggi di riscatto, speranza, coraggio. Scorrendo le loro pagine Facebook e Instagram si può avvertire l’energia trascinante con cui stanno comunicando le proprie iniziative, che siano servizi di delivery e asporto, colazioni, brunch e pranzi o addirittura piccoli eventi. Questo cambio di registro ha del miracoloso e la speranza è che non risulti del tutto inutile.

Ecco perché lo spot della Nazionale di Baladin è un buon prodotto televisivo

Come abbiamo raccontato la scorsa settimana, in questi giorni sta andando in onda sulle reti Mediaset uno spot pubblicitario di Baladin dedicato alla sua birra Nazionale. È la prima volta che il birrificio di Piozzo approda sulla tv generalista con una propria campagna pubblicitaria e, come facile immaginare, la novità ha stimolato commenti molto diversi tra loro. C’è chi ha apprezzato l’iniziativa, chi ha gridato al “tradimento”, chi non ha gradito il modo in cui il messaggio è stato ideato e chi lo ha accolto come un potenziale strumento per spingere la birra artigianale fuori dai confini degli appassionati. Personalmente lo considero un prodotto abbastanza ben confezionato, che raggiunge il suo obiettivo considerando i mezzi a disposizione, il target a cui si riferisce e altre variabili di cui scriverò. Non è uno spot rivoluzionario, anzi è fin troppo allineato a suggestioni viste e riviste, ma nel complesso rappresenta un tentativo ben riuscito di Baladin di muoversi in un campo che in passato è stato battuto raramente dalla birra artigianale italiana – credo che l’unico precedente sia incarnato da Collesi.

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