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Il birrificio The Wall (provincia di Varese) cerca un head brewer per ampliamento team

Il birrificio artigianale The Wall, con sede a Venegono...

Birrificio vende macchina per dryhopping esterno

Birrificio vende macchina per dryhopping esterno della Easy-brau (anno...

Il birrificio Busa dei Briganti cerca un birraio con esperienza per assunzione immediata

Il Birrificio Busa dei Briganti cerca per assunzione immediata...
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Covid e coprifuoco: l’inconcepibile mazzata per pub e locali (e birra artigianale)

In questi giorni sui social sta girando una foto (rilanciata da Il Milanese Imbruttito) che mostra un vagone della metro di Milano stracolmo di gente, accompagnata dalla scritta “E la movida muta”. Negli stessi giorni alcune Regioni italiane hanno prima valutato e poi assunto decisioni che stabiliscono restrizioni maggiori di quelle previste dal dpcm del 18 ottobre. È così che in Lombardia, Campania, Piemonte e Liguria (ma a breve anche nel Lazio) è stato imposta una sorta di coprifuoco, cioè una limitazione (totale o parziale) agli spostamenti negli orari serali e notturni se non a fronte di una giusta causa. Si tratta del primo grande provvedimento restrittivo istituito dopo l’estate, frutto del rapido (e prevedibile) aumento dei contagi a cui abbiamo assistito nelle ultimissime settimane. Tuttavia l’aspetto curioso – per usare un eufemismo – è che le disposizioni si concentrano quasi esclusivamente su un preciso momento della giornata, in cui operano determinate categorie di imprese commerciali. Insomma, è inutile girarci troppo intorno: al momento le limitazioni imposte dalle regioni tornano a colpire la ristorazione e i pub, che rappresentano un settore già ampiamente martoriato da quanto accaduto negli ultimi mesi.

Negli USA chiude l’unico brewpub al mondo con una stella Michelin

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Come riportato ieri dal Chicago Tribune, dopo cinque anni di attività chiude a Chicago il Band of Bohemia, l’unico brewpub al mondo insignito di una stella Michelin. Il locale aveva abbassato le saracinesche lo scorso luglio, annunciando che sarebbe stato un provvedimento temporaneo, ma ora ha deciso di chiudere definitivamente causa bancarotta. I debiti del Band of Bohemia ammonterebbero infatti a più di un milione di dollari: il maggiore creditore è un banca, ma nella stessa situazione si trovano anche molti fornitori di cibo, birra e vino. Ciononostante uno dei due fondatori, Michael Carroll, ha individuato nel Covid-19 il motivo della chiusura. Probabilmente, come in altri casi, la pandemia non ha fatto altro che accelerare un destino già segnato.

Nuove birre da Crak, L’Olmaia, Busa dei Briganti, Amerino, La Fucina e Kashmir

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Lunedì abbiamo aperto la settimana con una panoramica sulle nuove birre italiane. Oggi torniamo sull’argomento per smarcare le tante segnalazioni arrivate in questi giorni, ma anche per confermare una tendenza di cui avevamo avuto le prime avvisaglie nel precedente articolo: la commistione delle Italian Grape Ale con altri stili brassicoli, in particolare le IPA. Secondo il birrificio Crak questo sarà addirittura uno dei trend del futuro birrario, come sottolineato mediante la loro nuova Grapes of Tomorrow (7,5%). Definita una DDH Grape IPA, è la risposta di Crak all’invito di HonestBrew, che ha chiesto a sei produttori internazionali di profetizzare il futuro del settore attraverso una birra inedita. La ricetta della Grapes of Tomorrow impiega uva Moscato Giallo, tipica dei Colli Euganei, le cui note di cedro e noce moscata si combinano con gli aromi provenienti dai luppoli Mosaic, Citra, Strata e Nelson Sauvin. Per saperne di più potete leggere la dettagliata descrizione della birra sul sito di Crak.

Birra e formaggi: gli abbinamenti con i Presidi Slow Food a latte di vacca

Formaggi e birre, un matrimonio indissolubile, un argomento familiare, ma del quale mai riusciamo a essere davvero stanchi, poiché sempre foriero di sorprese e piaceri. Abbiamo deciso di prenderlo da un verso “particolare”, cioè iniziando un breve percorso dedicato ai formaggi dei Presidi Slow Food italiani (se non sapete cosa sono i Presidi, date un’occhiata al sito di Slow Food), tra i prodotti più gustosi, attraenti e ricchi di spunti culturali di tutto il panorama enogastronomico. Li tratteremo per tipologia di latte (vaccino, ovino, caprino) e gli abbineremo birre della regione di provenienza.

Nuove birre da Birrificio Italiano, Mastino, War, Babylon e Rebel’s

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Il Birrificio Italiano è un produttore storico del movimento artigianale nazionale e anche per questa ragione non è solito annunciare novità con grande frequenza. Quando lo fa, però, solitamente lascia il segno: all’inizio del 2019, ad esempio, lanciò la Lucid Dream presentandola come una New England Pils, cioè l’anello di congiunzione tra il classico stile di origine boema e le moderne American IPA della East Coast americana. Qualche giorno fa il birrificio ha annunciato l’evoluzione della Lucid Dream, battezzata Sogno Lucido (7,5%). È definita una Double Pils e si contraddistingue per un corpo morbido e intensi aromi erbacei, conferiti dall’intenso dry hopping ottenuto con varietà nobili tedesche. La birra non è certo un esperimento transitorio, anzi entrerà direttamente nella gamma base dell’azienda e sarà disponibile in bottiglia, a partire proprio da oggi. A proposito di Birrificio Italiano, in serata troverete sulla newsletter di Cronache di Birra un’intervista al suo fondatore Agostino Arioli che, tra le altre cose, ci parlerà del suo nuovo progetto di distillazione. Per leggerla dovete essere iscritti, diversamente potete farlo cliccando qui.

Prossimi eventi a Milano, Bologna e Roma e la Giornata nazionale dell’homebrewing

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Sapevamo tutti che quel vago senso di normalità che avevamo cominciato ad assaporare non sarebbe durato a lungo e infatti eccoci puntualmente qui, con nuove limitazioni a prospettive inquietanti per le settimane che seguiranno. I pochi festival birrari che avevano cominciato a ripopolare le nostre agende sono improvvisamente scomparsi – ad esempio Eataly Roma ha dovuto annullare il suo appuntamento all’aperto – e rimangono quasi esclusivamente le iniziative portate avanti dai locali. Oggi ne presentiamo tre: la degustazione del Lambiczoon di Milano con Maestri del Sannio, la versione craft dell’Oktoberfest a firma Il Punto di Bologna e la colazione del Pork’n’Roll di Roma con Flaviano Brandi di Bibibir. Sono tre eventi molto interessanti: cercate di partecipare anche per supportare i locali, che in questo periodo non navigano certo in acque tranquille. A ogni modo abbiamo voluto dedicare la copertina alla Giornata nazionale dell’homebrewing di MoBI, che quest’anno è dedicata alla memoria di Giovanni Fumagalli di Via Priula, drammaticamente scomparso lo scorso marzo. Una delle tante cicatrici che resteranno di questo momento davvero assurdo.

Da alta a bassa fermentazione: il decennio che cambiò per sempre la birra in Baviera

Esclusa l’eccezione rappresentata dal Lambic e suoi derivati, sappiamo che gli stili birrari del mondo si dividono in due grandi famiglie: alta e bassa fermentazione. Il rapporto tra le due tipologie è tutt’altro che equilibrato, poiché le Lager (cioè le birre a bassa fermentazione) occupano gran parte del mercato mondiale. La stragrande maggioranza dei marchi più diffusi, infatti, è prodotta con lievito Saccharomyces pastorianus: Heineken è una Lager, Carlsberg è una Lager, Budweiser è una Lager, Ichnusa, Peroni, Nastro Azzurro, Birra Moretti sono tutte Lager. Tuttavia il dominio della bassa fermentazione è un evento relativamente recente se paragonato alla storia plurimillenaria della nostra bevanda: la produzione sistematica di birre Lager cominciò solo nel XIX secolo, sebbene sembrerebbe che il processo di ibridazione che ha portato alla nascita del Saccharomyces pastorianus sia avvenuto nella prima parte del XV secolo – il lievito a bassa, infatti, sarebbe nato dall’incrocio tra il Saccharomyces cerevisiae (lievito ad alta fermentazione) e il Saccharomyces eubayanus. Nonostante le Lager sia comparse sul mercato molto dopo le Ale, riuscirono in pochissimo tempo a stravolgere il settore e le consuetudini dei birrifici.

Il Birrificio Isola vende un impianto produttivo completo

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Il Birrificio Isola vende impianto produttivo completo.

Sala cotta da 10 hl completamente automatica
Caldaia vapore ivar 100 kg ora
Mulino 350 kg ora

4 fermentatori da 10 hl isobarici completi di accessori
Chiller 3hp

Imbottigliatrice rotativa 12 becchi 800 bott. ora
Lavariempifusti Comac

Per informazioni chiamare al 3491387618 o 3395244362

Le collaborazioni inaspettate: Ricola, Kellogg’s, Fernet Branca, Fabbri e Jameson

Ormai da diversi anni le collaborazioni sono una costante fissa della birra artigianale, come documentiamo settimanalmente nelle nostre panoramiche sulle nuove creazioni dei birrifici italiani. A livello internazionale l’usanza iniziò simbolicamente nel 2004 con la nascita della Collaboration not Litigation, con cui i birrifici americani Russian River e Avery Brewing si riconciliarono dopo alcuni dissidi in materia di copyright. Inizialmente le collaboration brew riguardarono solo i birrifici, poi cominciarono a coinvolgere altri soggetti dell’ambiente: locali, associazioni, homebrewer, distributori. In maniera naturale, il fenomeno si allargò oltre i confini prettamente birrari: i birrifici cominciarono a collaborare con fornitori di ingredienti particolari da inserire in ricetta, come torrefazioni, apicoltori, aziende agricole, cantine vinicole e via dicendo. Il risultato è stato lo sviluppo di un processo di convergenza sempre più evidente, fino a un’inversione di ruoli per la quale i birrifici sono diventati partner di iniziative nate in mondi lontani da quello della birra. Come vedremo di seguito, questa tendenza ha spesso coinvolto grandi nomi dell’industria alimentare, ma apparentemente poco associabili alla nostra bevanda.

Nuove birre da Alder, Brasseria della Fonte, Ca’ del Brado, Extraomnes e Eastside

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In passato la birra artigianale italiana si è spesso presentata al grande pubblico come quella “strana”, prodotta con ingredienti insoliti e legati al territorio. È una narrazione fuorviante, che tuttavia ancora resiste sulla gran parte dei mass media generalisti nonostante il panorama sia profondamente cambiato. Negli ultimi anni, infatti, molti birrai quotati hanno ricercato una maggiore aderenza agli stili di partenza, spesso enfatizzando questo concetto al massimo. In altre parole hanno abbandonato ogni velleità creativa – se così vogliamo chiamare la rincorsa ossessiva al “famolo strano” – per restare coerenti con le tradizioni brassicole di riferimento. Chiaramente il discorso non vale per tutti, ma oggi nell’ambiente sembrano intrigare più le birre realizzate con rigore di quelle ideate intorno a personalizzazioni più o meno spinte. Ed è proprio tale elemento che sta caratterizzando la vena produttiva di Marco Valeriani, confermato anche nell’ultima novità del suo birrificio Alder (sito web): la Brick Lane (6,7%) è una Oatmeal Stout brassata con oltre il 20% di avena e con lievito tradizionale anglosassone. Il nome richiama la famosa via dell’East End di Londra, non lontana da quei docks storicamente associati alla nascita delle Porter inglesi (antenate delle moderne Stout).

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