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Meno chimica, più resa: ecco perché il luppolo Helios sta spopolando in America

Le difficoltà che sta incontrando il mercato della birra a livello globale si ripercuote su tutta la filiera brassicola. A inizio mese abbiamo analizzato il bilancio decisamente negativo emerso dall’ultimo National Hop Report, il documento che analizza lo stato della coltivazione del luppolo negli Stati Uniti. Il drastico calo della produzione (-16%) ha coinvolto tutte le principali varietà, dal Citra al Mosaic, dal Columbus al Simcoe. C’è però una cultivar in netta controtendenza, che nel 2024 ha visto praticamente raddoppiare la sua produzione in soli dodici mesi. Si tratta dell’Helios, messo a punto dal programma di breeding di Hopsteiner e destinato ad acquistare crescente spazio nel settore della produzione brassicola grazie alle sue caratteristiche uniche.

La nascita dell’Helios

L’Helios fu lanciato sul mercato in forma sperimentale nel 2020 e, come accade in questi casi, inizialmente fu identificato semplicemente da un codice: HS15619. La fase di sperimentazione durò pochi mesi e già nel 2022 ottenne lo status commerciale definitivo, per il quale fu identificato con il nome attuale. Helios è il dio del sole secondo la mitologia greca, colui che con il suo carro alato segnava il passaggio dal giorno alla notte; un’immagine che il nuovo luppolo, grazie alle sue dimensioni ragguardevoli e alla sua crescita imponente, è in grado di suggerire a chi cammina tra i suoi filari. In altre parole i campi di Helios sarebbero così rigogliosi da oscurare la luce del sole, proprio come il dio greco decideva l’alternanza tra la luce e il buio. Una metafora un po’ forzata e sicuramente audace, ma con un suo perché in termini di marketing.

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Se conoscete le diverse cultivar di luppolo, avrete notato che l’Helios non è la prima varietà a richiamare il mito del dio Sole. Sempre Hopsteiner, infatti, nel 2006 rilasciò l’Apollo, un luppolo dalla straordinaria concentrazione di alfa-acidi (e piuttosto costoso). Il collegamento non è casuale, perché l’Helios rappresenta un passo avanti significativo proprio rispetto ad Apollo, nonché all’Eureka, un altro luppolo di Hopsteiner. Rispetto a queste due cultivar, l’Helios mostra una maggiore concentrazione di alfa acidi e una migliore resistenza genetica all’oidio e alla peronospora, cioè a due tipiche malattie della pianta.

La sostenibilità come valore primario

L’ultimo aspetto è fondamentale, perché si traduce in un impatto decisivo in termini di sostenibilità. Poiché richiede una manutenzione decisamente limitata, l’Helios vanta una delle impronte di carbonio più basse sul mercato. Le sue prestazioni agronomiche sono straordinarie e così si spiegano gli investimenti che i coltivatori americani stanno concentrando su questa nuova varietà. La tendenza, come altrove, è infatti di ridurre le aree destinate alla coltivazione per ottenere una resa più alta con superfici meno estese: l’obiettivo dunque è ottimizzare la coltivazione del luppolo così da mantenerla sostenibile in un periodo di cambiamenti radicali.

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Come racconta Hopsteiner sulla sua pagina Instagram:

Helios™ alza il livello di riferimento per le varietà di luppolo agronomicamente sostenibili coltivate oggi. […] La nostra missione è ridurre la nostra dipendenza da input chimici attraverso un continuo miglioramento genetico. Helios™ prende i migliori attributi sia di Apollo che di Eureka! mantenendo al contempo una delle più basse impronte di carbonio sul mercato, un risultato davvero notevole.

Le caratteristiche dell’Helios

L’Helios è un luppolo “dual purpose”, cioè valido sia per l’amaro che per l’aroma in tutte le fasi del processo di birrificazione. Una delle peculiarità più spesso menzionate è il basso contenuto di coumulone (CoH), che si traduce in un amaro piacevole e morbido rispetto a luppoli con alti livelli di CoH. Le concentrazioni di alfa acidi si attestano generalmente tra il 16.8% e il 21%, con una media del 18.9%, rendendolo un luppolo con un potenziale di amaro notevole.

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L’aroma di Helios è descritto come tenue ma con accenti puliti e morbidi, con leggere note resinose, speziate e floreali. L’analisi degli oli totali rivela una predominanza di mircene (con sentori resinosi, agrumati e fruttati), seguito da umulene (legnoso, speziato) e cariofillene (pepe, legnoso, erbaceo). La presenza di linalolo (con percentuali relative tra 0,6% e 0,7% degli oli totali) contribuisce ulteriormente al profilo aromatico con toni aromi floreali e freschi.

Nonostante sia venduto come luppolo “dual purpose”, secondo molti l’Helios sarebbe più un luppolo d’amaro che d’aroma. Forse anche per questa ragione Hopsteiner ha sviluppato l’Helios Salvo, un estratto di luppolo progettato per migliorare l’aroma e il sapore della birra senza aumentare l’amaro. Si tratta di una forma frazionata di estratto di luppolo ottenuto tramite CO₂, dalla quale sono stati rimossi gli alfa-acidi responsabili dell’amaro, mantenendo però i composti aromatici specifici della varietà Helios.

Conclusioni

Helios rappresenta un’interessante novità nel panorama dei luppoli, poiché combina elevate prestazioni agronomiche a un profilo di amaro piacevole e un aroma complesso. La sua attenzione alla sostenibilità e la sua evoluzione rispetto a varietà precedenti lo candidano a diventare un protagonista importante per il futuro della birra artigianale. Ciononostante a oggi non ci risulta essere stato usato da alcun birrificio italiano. Quale sarà la prima birra a sperimentare l’Helios in Italia? Non ci resta che attendere per scoprirlo.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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