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Assaggi di… Free Lions

Se vi ricordate, un paio di settimane fa analizzai la recente comparsa di tanti nuovi birrifici nel Lazio. Si tratta di una tendenza emersa solo negli ultimi mesi, dopo anni in cui nella regione la situazione è rimasta piuttosto sonnacchiosa. Oggi i produttori laziali sono 15 e tra i maggiori esponenti del nuovo corso bisogna sicuramente inserire Free Lions di Tuscania (VT), creatura fortemente voluta dal suo birraio Andrea Fralleoni. Dopo due anni passati a costruire le fondamenta del progetto, Andrea è partito a spron battuto, gettandosi a capofitto in questa splendida avventura. Nelle scorse settimane mi ha inviato le sue birre, che oggi andiamo a scoprire insieme.

Free Lions è partito con una gamma composta “solo” di quattro birre, a cui recentemente si è aggiunta la +39, una Blanche di cui ho scritto qualche giorno fa. La nazione birraria di riferimento è sicuramente l’Inghilterra, da cui Andrea ha tratto ispirazione per le sue prime produzioni. La Rivale ad esempio è una classica Golden Ale di colore ambrato scarico e leggermente opalescente, con una schiuma ricca e discretamente compatta. All’olfatto il lievito è piacevolmente presente, con note di crosta di pane e un tocco maltato e speziato, oltre a lievi profumi di frutta matura. Al palato risulta scorrevole e dissetante: l’ingresso si caratterizza per aromi fruttati e di lievito, il finale è erbaceo e leggermente medicinale. Discretamente persistente a livello retrolfattivo.

La Rivale risulta incarnare alla perfezione il concetto di session beer, che a volte viene utilizzato a sproposito per birre che non lo sono assolutamente. Il grado alcolico è nei limiti (4,5%), ma soprattutto risulta estremamente bevibile e senza caratteri specifici che emergono in modo particolare. E’ davvero ben fatta ed estremamente godibile: un pizzico in più di pulizia in bocca la renderebbe perfetta.

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Con la Morgause si sale di tono alcolico (5,4%) e si entra nel mondo delle Extra Special Bitter, versioni più “impegnative” delle classiche Bitter anglosassoni. E’ una birra di colore arancio che si presenta con una schiuma moderatamente persistente e l’evidenza di un certo grado di carbonazione. Al naso ho trovato una fastidiosa nota metallica, che ben presto è scomparsa facendo emergere profumi di caramello, mou, leggera melassa, miele di castagno e un tocco floreale. Al palato la carbonazione è un po’ troppo accentuata, andando a disturbare le sensazioni boccali. Tuttavia il corpo risulta piuttosto rotondo e si avverte un buon equilibrio tra le varie componenti. Lungo e piacevole il finale.

La Morgause è dunque una ESB ben costruita e in linea con lo stile dichiarato. Pecca di alcune imprecisioni, che tendono a compromettere un po’ la bevuta. Con qualche accorgimento può diventare una signora birra, ma allo stato attuale è già un discreto bere.

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Parlando di stili anglosassoni, per un birrificio laziale è quasi d’obbligo proporre qualcosa di appartenente alle IPA e ai suoi derivati. La risposta di Free Lions a questa tesi si chiama Area 51 ed è un’American Pale Ale da 5% alc. Si presenta di colore giallo miele, con schiuma bianca abbastanza compatta e carbonazione ben visibile. A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, i profumi non sono esplosivi: si avvertono miele, frutta gialla, crosta di pane e più nascoste caratteristiche riconducibili ai luppoli americani (agrumato e resinoso). Al palato il motivo si conferma: poco luppolo d’aroma, ma lo stesso non si può dire di quello d’amaro. E’ una APA (coscientemente) sbilanciata sulla parte amara, mentre il corpo è tutt’altro che snello, quasi “masticabile”.

Non nascondo che delle quattro birre provate, l’Area 51 è quella che mi è piaciuta meno. Credo che lo squilibrio verso la componente amara risponda a una precisa idea del birraio, però il risultato – almeno a mio gusto – è quello di un prodotto scarico negli aromi. Magari per altri sarà il prodotto migliore di Free Lions, non lo escludo, anche perché comunque questa APA si lascia bere con facilità.

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Concludiamo con la Neverending, che è probabilmente la birra con cui il birrificio di Tuscania sta ottenendo grande visibilità. Trattasi di una Extra Stout da 5,5% alc., appartenente dunque alla famiglia delle Stout che tradizionalmente erano riservate al mercato estero. Il colore è nero impenetrabile, mentre la schiuma color cappuccino è decisamente abbondante. Appare quasi viscosa mentre viene versata nel bicchiere. I profumi sono quelli classici da Stout, ma molto penetranti: caffè in primis, cioccolato amaro, caramello e un’immancabile nota tostata. E’ una birra da sniffare felici 🙂 . Al palato si presenta con un corpo meno vellutato del previsto, ma sicuramente azzeccato. All’ingresso gli aromi sono di tostato e bruciato, poi arrivano il caffè, il cioccolato e il caramello, che continuano nell’interminabile finale (il nome si riferisce proprio a questo aspetto).

E’ una birra ottima, intensa e appagante. Ovviamente è una Stout molto impegnativa, che va bevuta con calma. Davvero un gran bel prodotto, che comunque presenta ancora dei piccoli margini di miglioramento. Un gioiello nella gamma del giovane produttore laziale.

Da questi quattro assaggi il giudizio su Free Lions è assolutamente positivo. Due birre (Rivale e Neverending) sono già vicine al top e in generale si apprezza la volontà di Andrea Fralleoni di creare birre in stile e ben costruite. Sono rimasto un po’ deluso dall’Area 51, mentre la Morgause può essere largamente affinata per diventare un ottimo prodotto. Il birrificio sembra essere partito davvero con il piede giusto e sono sicuro che nei prossimi mesi ne vedremo delle belle.

Ah, non posso esimermi dal muovere un appunto. Il logo di Free Lions è davvero un pugno in un occhio, mentre le etichette sono appena passabili. Ma per il momento siamo ben contenti di accontentarci del contenuto. Vi è capitato di provare queste birre? Cosa ne pensate?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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25 Commenti

  1. “Sono rimasto un po’ deluso dall’Area 51, mentre la Morgause può essere largamente affinata per diventare un ottimo prodotto.”

    Sottoscrivo: ho provato entrambe all’Open e ho avuto le stesse identiche (!) impressioni. La APA sbilanciatissima e la ESB non convincente. Le altre due le proverò la prossima volta. Avere le stesse impressioni di un giudice di BdA mi rincuora 😉

  2. Ho assaggiato la Neverending, una birra in stile, con i classici profumi e sapori di una stout. Nulla di eccezionale, ma neanche una broda, un bel 6 e mezzo se lo merita tutto.
    Per la Morgause purtroppo sono rimasto un pò scottato. La base di partenza è corretta, ma un forte odore di zolfo che si percepisce portando la birra al naso rovina la bevuta; non so se ho trovato una cotta andata storta, una bottiglia tenuta male, o se la birra è prorpio così (spero di no) ma sicuramente la riassaggerò più avanti per confermare o smentire il primo assaggio. Rimandata a Settembre direi 😉

  3. Largamente preferita la Never Ending, una stout secca con belle sfumature di malto torrefatto.
    L’area 51 mi piace, c’è una parte amara importante ed una cartterizzazione della birra a tratti aggressiva ed acre, ma il risultato non mi dispiace, forse proprio per queste carrtteristiche.
    Le altre tre sono discrete, nel senso che non hanno difetti evidenti, ma per il mio gusto sono da mettere a punto. La 39 bevuta recentemente, per esempio aveva una corposità eccessiva, sempre a mio avviso.

    Però la Never Ending merita più entusiasmo, una stout molto ben fatta…altrimenti siamo tutti un pò troppo professori…….

  4. Dimenticavo…se Andrea compatta i post…le etichette mi piacciono, le trovo semplici ed espressive allo stesso tempo

  5. Aspetto di provare le birre, ma il logo è orrendo e le etichette sono davvero tra le più brutte che abbia mai visto, peccato.

    • come si dice in questi casi, “c’è margine di miglioramento”? 😀

      In verità come etichetta mi aveva molto inquriosito la area 51. Vedrò di provarle se le trovo in giro ora che ho una panoramica chiara della loro linea.

    • Condivido, ho visto in rete molte etichette fatte da homebrewers con paint che sono anche migliori.. mah.
      Ad ogni modo aspetto di assaggiarle.

  6. “Magari per altri sarà il prodotto migliore di Free Lions, non lo escludo, anche perché comunque questa APA si lascia bere con facilità.” Azzeccato in pieno il commento, l’Area51 è quella che mi ha maggiormente colpito, la meglio riuscita secondo me. Sono d’accordo con Paolo, un grande amaro e un acre che si fa apprezzare non poco. Mentre non mi ha esaltato la stout, credo abbia qualche difettino da correggere, direi più sul lato corpo.

  7. Un’altra cosa sul logo…mi da l’idea dell Sviluppo Sostenibile, il sole forse ? E’ facile da ricordare e tutte queste cose sono un pregio e quindi ho un parere positivo sul logo.
    Invece le scritte e le immagine dentro alla sfera gialla non mi entusiasmano

    • io anche sul logo vorrei un parere di Andrea, che è un professionista

      a me, senza offesa, la realizzazione grafica pare tremenda, sul livello di BeerIn e consiglierei di reinvestire i primi utili in un bravo grafico

    • In realtà, come in tutti i campi, il gusto personale dovrebbe permettere una variazione di opinione all’interno di criteri oggettivi ben precisi. Così come si giudica una birra o un vino, si giudica un logo.

      • sì ma non mi hai mica risposto… anche se deduco non mandi in sollucchero neanche te

        Paolo, col relativismo cerchiobottista non si va da nessuna parte e non c’è bisogno di essere Oliviero Toscani per dire che logo (e etichette) sono inguardabili. fai questo semplice esercizio: prendi il concept del logo e prova ad immaginare come potrebbe rielabolarlo un grafico degni di questo nome. difficile fare di peggio, onestamente

        poi alla fine conta di più il contenuto e comprendo che Andrea (il birraio) si sarà concentrato su altre cose sacrificando questa. il Rurale quando partì aveva delle etichette tipo birra tedesca degli anni ’70. anche se li conosco e sono amici, gliel’ho detto cmq che facevano schifo. quando hanno avuto la possibilità ne hanno fatte di molto più gradevoli

        morale: se una cosa è brutta, è brutta anche se la fa un tuo amico, e se glielo dici non per questo lui ti righerà la Volvo

        • Non ho capito ti riferissi a me, anche perché la mia opinione l’ho espressa nell’articolo. Cosa vuoi sapere nello specifico?

          • ops, scusa, non avevo letto il finale. e savasandir ti quoto, visto che abbiam detto le stesse cose

  8. Allora :
    a) Faccio una opportuna premessa, che non considero nè logo nè etichette dell’azienda indimenticabili
    b) Non gradisco molto il tono dei commenti, soprattutto per un nuovo birrificio che ha bisogno di essere incoraggiato ; a volte percepisco saccenza , invece preferisco sempre essere cauto nel giudicare, ma anche chiaro e senza compromessi. Certo potrete rispondermi che nessuno mi prega d’intervenire , in tal caso ne prenderò atto.
    Le etichette con i bordi non vivi, con i numeri che sembrano a volte consumati, mi danno l’idea di antico, e di birra come bene da consumare e non come cosa preziosa.
    In particolare mi piacciono quelle di Area 51 e Rivale.

    Il logo con quel bel disco giallo mi sembra riconoscibile, legato al tema del sole e dello sviluppo sostenibile, imprescindibile nella nostra società. Non gradisco i leoni e la scritta to beer free. Secondo me dovrebbe semplificare un pò all’interno del disco giallo. Ma l’idea di fondo c’è e comunica.

    Cosa a voi non piace ?

    • Saccenza Paolo? Tono dei commenti? Ma stiamo scherzando?
      Stai continuando a giudicare un logo con criteri soggettivi quando è sbagliato (e non brutto, SBAGLIATO) da un punto di vista grafico, secondo dei criteri oggettivi. Spiegami, chi sarebbe il saccente quindi?

      Il logo è sbagliato in quanto non risulta scalabile, né adattabile cromaticamente. Non comunica nulla di ricollegabile all’azienda, utilizza font poco leggibili, il rapporto tra gli spazi è errato. E poi – e qui si entra nel soggettivo – è esteticamente sgradevole. Devo continuare?

      Nell’articolo ho scritto cose molto buone per il birrificio (meritatamente) e tu mi stai dicendo che lo affosso perché ho dedicato le ultime due righe (sottolineo due righe) a criticare giustamente una cosa così marginale come l’identità visiva. Ma per favore…

      • Non ho competenze specifiche sulla costruzione di un logo e quindi leggo quanto dici
        E documentarmi su quest’argomento è interessante:

        A) Il logo gioca sul colore ( giallo) ed è un punto debole, avrebbe poco senso senza il giallo
        B) Il design interno si riferisce al cognome del birraio e non all’attività birraria
        C) Non è scalabile, troppi particolari all’interno che non possono essere ridotti di dimensioni se non perdendo definizione

        Mi sembra però facilmente memorizzabile…bisogna lavorarci su!

        • Sì avrebbe bisogno di un restyling, partendo dal concetto di collegare l’immagine al nome del birrificio. Meno male va, abbiamo trovato un punto d’incontro

  9. registro il tuo disappunto

    il logo è riconoscibile, ma nella sua bruttezza. è vuoto e spoglio. stilizzato in maniera elementare (nel senso di realizzazione da scuola primaria). con uno slogan simpatico ma consunto. per nulla incisivo e che nemmeno trasmette quella sensazione di libertà a cui si richiama. con contrasto di colore “spigoloso”

    ma poi, senza troppe analisi: realizzato malissimo. non è un affare di saccenza, credo che qualsiasi persona a cui non sia stato amputato il senso estetico sia in grado di dirlo

    e sorvolerei sulle etichette… prendi la Rivale: un’idea estremamente debole, demodè, che non colpisce minimamente l’attenzione (immaginatela in uno scaffale) e con una scritta con font per nulla integrato col contesto dell’etichetta…

    forse tu pensi che per incoraggiare le imprese occorra far passare per pregi quelli che sono errori e parlare bene sempre e comunque. io penso che sia più utile far notare gli errori: sarà poi l’imprenditore a valutare se sono tali e a porvi rimedio se e quando ne avrà la possibilità

    • 🙂

      l’etichetta della Rivale è stata fatta da noi facendo un acquerello da una foto di una regata a cui ho partecipato……

      Qui a Porto S. Stefano dove sono sponsor della manifestazione Pasquavela, la trovano “azzeccata”……

  10. Tralascio il discorso grafico a chi se ne intende di più, non è una questione che mi interessa troppo quando si parla di birre. Ho avuto però il piacere di assaggiare la produzione di Freelions nella sua interezza (mi manca solo la RivAle) e personalmente ho trovato piacevoli le produzioni di questo birrificio. La Morgause mi ha piacevolmente stupito e le note metalliche che qui vengono definite negative, a me sono piaciute. E’ un elemento che non mi disturba se ben amalgamato al resto. La +39 (di cui qui non si parla) mi ha invece letteralmente stregato. Non è una blanche come ce la si immagina, già a partire dal colore. Si presenta sull’arancio chiaro e manca la componente “torbida”. I sentori sono più bilanciati verso il coriandolo che verso le bucce di arancia, ma è davvero una signora birra. O almeno, PER ME è una signora birra. Ottima per la stagione calda che ci aspetta.

  11. Ringrazio Andrea per l’articolo e per i complimenti e le critiche alle birre…..

    In effetti la cotta di Morgause del tuo test, ha tirato fuori quella nota metallica che hai detto, nella cotte successive non si avverte più (ci sono dei fusti in giro per Roma dove testarla 🙂 )

    L’Area51, come hai commentato, è una scelta di birra non estrema come aromi al punto da comprometterne la bevibilità da pasto…..birre estrememente amare ed etrememente aromatiche sono godibilissime da bevuta ma molto meno per accompagnare quegli stuzzichi tipici dell’aperitivo informale…..
    Visto che cmq le critiche sono bene accette, vi posso dire che è già “in cantiere” una birra in stile amarissima e aromatica, una 6,5% color mogano…….uscirà a fine maggio 😉

    Il commento su Rivale e Neverending rispecchiano l’idea di come volevo fossero le birre…..

    I primi di Maggio sarà poi presentata Madonna Pils, una birra prodotta con il 100% di malto pils prodotto nel Lazio da orzo laziale., una birra da bere senza dilungarsi in modo ossessivo con il naso nel bicchiere…..(temo per l’etichetta)

    Per quanto alle “dolenti note” sulla parte grafica, posso dire che il preventivo da 3.000 euro che mi fece un grafico per fare il logo e UNA etichetta, mi ha fatto optare per uno slittamento e fare qualcosa “in casa”.
    Alcuni birrifici sono partiti con etichette che hanno cambiato dopo qualche anno, alcuni hanno puntato tutto sulla comunicazione e sulla grafica magari attingendo a fondi “importanti”…altri ancora hanno preferito la grafica d’assalto ad un impianto per fare birre…..insomma un mondo di scelte diverse (per fortuna) ma di birre (si spera) di qualità……

    Ultima cosa,….molto curioso il livore dei commenti sulla grafica, sembra quasi che ci si sia buttati sullo “spiraglio” corretto e garbato di Andrea lasciato nelle ultime righe dell’articolo per criticare al limite della derisione……si, curioso.

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