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Assaggiamo Hipster e Rudolph: è la Tasting Room di Bad Attitude!

La confezione con Hipster, Rudolph e tanto malto 🙂

C’è un marchio di birra artigianale in Italia (anzi in Svizzera) che è stato lanciato circa un anno fa. Il suo nome è Bad Attitude. In questo lasso di tempo ha promosso una marea di iniziative – molte delle quali web-oriented – come mai si era visto prima nel nostro paese: concorsi, sponsorizzazioni, partecipazioni collettive all’ideazione di birre e altro ancora. Il tutto all’insegna di una comunicazione moderna e coinvolgente, che gli ha permesso di conquistarsi in breve le simpatie degli appassionati. Ultima idea, la Tasting Room: contattare 20 blogger italiani e inviare loro le sue due nuove creazioni: Hipster e Rudolph. L’obiettivo? Chiedere ai fortunati di scrivere sui rispettivi siti le proprie impressioni, ottenendo potenzialmente una grande visibilità. Niente di nuovo, sia chiaro: all’estero simili stragemmi di marketing sono all’ordine del giorno. Ma quando avviene in una nazione come la nostra, tradizionalmente poco incline alle pratiche innovative, fa un certo effetto e consente di guardare al futuro con ottimismo. Bad Attitude si merita dunque i complimenti prima ancora dell’assaggio.

Come immaginerete, Cronache di Birra rientra nel panel dei 20 blog selezionati dall’azienda. Così alcuni giorni fa ho ricevuto la confezione con 2 bottiglie di ogni birra, imballate con una marea di malto: trovata divertente che mette subito di buon umore 🙂 . Ho citato le bottiglie… in effetti Bad Attitude recentemente ha deciso di affiancarle alle lattine, contenitore con il quale si è fatta conoscere all’inizio della propria avventura. Una scelta che, come accennato in passato, mi ha lasciato un po’ perplesso. A ognuno le proprie conclusioni, considerando anche che le bottiglie scelte dall’azienda ticinese sono molto particolari: a basso impatto ambientale e dalla linea decisamente retrò, impreziosite da etichette decisamente simpatiche.

Ma passiamo alle birre. Premetto tra il primo e il secondo assaggio ho volutamente fatto passare un po’ di tempo: le prime due bottiglie le ho attaccate quasi appena arrivate, le seconde due hanno invece riposato in cantina per alcuni giorni, in modo da “stabilizzare” il contenuto dopo il lungo viaggio. Una tattica che è risultata efficace: come scoprirete, ho notato alcune differenze tra i primi assaggi e i secondi.

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Inizio parlando della Hipster, la prima Bad Attitude completamente Bio. Si autodichiara una Pilsner Wine, definizione che lascia spiazzati: cosa aspettarsi? Immagino una Pils con caratteri più marcati, sicuramente per quanto riguarda la percezione dell’alcool. Poi la mente corre alle Imperial Pils e allora ti aspetti anche una luppolatura generosa, magari con qualità americane. Aspettative solo in parte confermate, come vedremo.

Le perplessità sullo “stile di riferimento” continuano una volta versata la birra, che non affascina certo l’occhio: colore giallo con riflessi arancio, ma soprattutto una schiuma debole e bruttina. Quando ho avvicinato il bicchiere al naso al mio primo assaggio, sono stato travolto dall’alcool, oltre il quale era possibile percepire note speziate e di malto. In bocca mi è apparsa spessa, calda, con un finale amaro e non molto piacevole. L’atteso luppolo in realtà è appena percepibile rispetto alle previsioni.

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Insomma, una grande delusione questa Hipster, in parte riscattata però al secondo assaggio. Il dominio dell’alcool si è decisamente ridimensionato e al naso sono emersi piacevoli profumi di biscotto e malto, oltre a una speziatura non ben definita. Anche al palato le cose sono migliorate, con un finale che però si è confermato poco piacevole: alcool graffiante e una nota di medicinale. Non una birra che mi ha conquistato, per usare un eufemismo. Bisogna ancora lavorarci sopra, ammesso che si voglia continuare a percorrere la strada della Pilsner Wine, che personalmente non mi convince molto.

Con la seconda birra siamo invece entrati nell’universo delle produzioni natalizie. A differenza di tante “colleghe” italiane, la Rudolph non si ispira alle kerstbier belghe, piuttosto guarda alla cultura brassicola anglosassone autodefinendosi winter warmer. In questa tipologia rientrano produzioni molto diverse tra loro, accomunate dalla volontà di riscaldare il bevitore durante i mesi invernali. Dunque possiamo aspettarci un tenore alcolico superiore alla media e l’impiego di diverse spezie, solitamente in linea con la stagione.

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Ecco che infatti la Rudolph è brassata con ginepro, cannella e zenzero, molto evidenti sia al naso che in bocca. Appena versata appare piuttosto convincente: colore arancio carico e una schiuma generosa e persistente. Ti lanci nell’analisi olfattiva e scopri un mondo di profumi intriganti, nei quali ovviamente le spezie giocano un ruolo da protagonista. Sono facilmente distinguibili, così come si può percepire una nota di frutta sotto spirito.

Al palato si conferma l’ottima resa generale, dove – neanche a dirlo – la speziatura si presenta in primo piano. Il tenore alcolico riscalda come da attese, l’unico punto debole è forse il corpo un po’ troppo esile per sostenere tutta questa “roba”. Il finale è lunghissimo, amaro e con l’alcol ancora ben presente. Tanti aspetti positivi, che però al primo assaggio mi sono sembrati non perfettamente armonizzati tra l’oro. A distanza di giorni le cose sono migliorate anche da questo punto di vista.

In definitiva la Rudolph è una buona natalizia italiana, con il merito aggiuntivo di voler percorrere – almeno come ispirazione – una strada diversa rispetto a tanti birrifici nazionali. Perfettamente in linea con la comunicazione aziendale il cane-renna dell’etichetta, una vera e propria mascotte. Ricordo che parte del ricavato della birra sarà devoluto a Piazza Grande, associazione no profit di Bologna.

Complimenti ancora a Bad Attitude per l’iniziativa. Prendo spunto dal post di Aizercast e pubblico di seguito gli altri blog italiani sui quali fino a oggi sono comparse impressioni sulle due birre.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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