Cominciamo la panoramica odierna sulle nuove birre italiane con il Birrificio dei Castelli, produttore marchigiano che negli ultimi tempi si sta facendo notare per i riconoscimenti ottenuti e il livello qualitativo delle sue creazioni. Le novità sono due ed entrambe perfette per la stagione calda, sebbene destinate ad entrare regolarmente in produzione. La Bibere (4,5%) è una classica Pils di colore giallo dorato, scorrevole e rinfrescante, con bel taglio erbaceo finale. Impiega esclusivamente luppoli di provenienza slovena. La Citra Iuvant (4,2%) è invece definita una Session Saison, valorizzata dal classico lievito usato per lo stile, ma anche da un generoso dry hopping di luppolo Citra. Molto aromatica e non eccessivamente amara, dovrebbe essere disponibile nei prossimi giorni. Come avrete notato entrambe le birre hanno nomi in latino: un vezzo che si ritrova in tutti i prodotti del Birrificio dei Castelli.
Procediamo nella nostra carrellata aprendo l’ampia parentesi delle collaborazioni, sempre presenti in articoli di questo tipo ma stavolta in numero davvero considerevole. Per la prima restiamo in centro Italia perché nasce dall’incontro tra MC-77, azienda di Serrapetrona (MC), e lo storico Almond ’22, con sede a Loreto Aprutino (PE). Il risultato del loro sodalizio si chiama Hot Stuff (6.5%) ed è una versione “speziata” di Saison, realizzata con l’impiego di zenzero, rafano, coriandolo e arancia. Tra gli altri ingredienti si distinguono la segale (in aggiunta al tradizionale malto d’orzo), luppolo Simcoe e, naturalmente, lievito Belgian Saison. Risulta secca e rustica, con un retrolfatto assai persistente e un piacevole effetto warming derivante dal rafano in congiunzione col tenore alcolico. Presentata in anteprima una decina di giorni fa presso il locale di Almond, al momento dovrebbe essere disponibile in tutta Italia. Per la cronaca è la prima Saison con cui si cimentano Cecilia e Matteo di MC-77: avere un mestro come Jurij Ferri è un bel modo di inaugurare lo stile.
La Collaboration 32 nasce invece sulla rotta Sassari – Lecco ed è il frutto della partnership tra il sardo P3 Brewing e il lombardo Lariano. Il nome della birra trae ispirazione dall’indirizzo della sede produttiva di P3 Brewing, mentre la tipologia di appartenenza può essere considerata una via di mezzo tra le Tripel belghe e le IPA moderne di stampo anglo-americano. Attendiamoci allora una birra opulenta, con un ricco profilo aromatico derivante dal lavoro del lievito in combinazione con le caratteristiche dei luppoli, un corpo discreto e una grande secchezza finale. Se le premesse saranno rispettate, questa one shot potrebbe rappresentare la nostra migliore e peggiore amica dell’estate 2017: perché migliore è inutile spiegarlo, mentre peggiore perché comunque il contenuto alcolico non è certo indifferente (7% alc.).
È figlia di una collaborazione anche la Overdrive (7%), la cui ricetta è stata messa appunto da Alessandro Melis del sardo Mezzavia e Luciano Landolfi del laziale Eastside. Lo stile di appartenenza – anche se bisognerebbe parlare di sottostile – è di quelli piuttosto rari, ma che regalano grandi emozioni: Double Blanche. Per chi non lo conoscesse, è identificato da Blanche più “muscolari” di quelle classiche, in primis per un tenore alcolico maggiore. Insomma, se fossero nate negli Stati Uniti sarebbero state battezzate Imperial Blanche. La Overdrive non fa eccezioni: il contenuto alcolico raggiunge il 7%, mentre la ricetta prevede una percentuale di frumento (come da copione) e un’aromatizzazione con scorze di arancia amara, di bergamotto e di limoni bio della Sardegna. Non si parla di coriandolo, mentre i luppoli utilizzati sono Styrian Cardinal (solo in aroma) e Mandarina Bavaria (in dry hopping). Sarà presentata ufficialmente giovedì 1 giugno presso l’Overlook di Cagliari.
E concludiamo con una collaborazione allargata, di stampo prettamente “politico”, che vede la partecipazione di alcuni birrai, appassionati e artisti. Parliamo di Azadì (5,2%), una birra nata per sostenere le forze siriane democratiche che operano in Rojava, zona conosciuta anche come Kurdistan siriano o Kurdistan Occidentale. Ispirata a livello governativo al confederalismo democratico, questa regione non solo è uno degli avamposti contro l’espansione di ISIS in Medio-oriente, ma anche un sistema federale che realizza una democrazia senza Stato, multi-culturale, basata su pilastri quali il femminismo e l’ecologismo. Azadì in curdo significa “libertà ” e infatti la birra è definita una Freedom APA: lo stile è quindi quello delle American Pale Ale, ma prevede anche un’aromatizzazione tramite aneto coltivato in Rojava, risultando rinfrescante e amara quanto necessario. Nel concreto acquistando la Azadì si sostiene il progetto della staffetta sanitaria di Rete Kurdistan Italia per la costruzione di un piccolo ospedale nella regione. Per la cronaca la birra è brassata dal Birrificio Alba di Potenza e l’etichetta è opera del fumettista Zerocalcare.