Molti di voi conosceranno sicuramente L’Olmaia, una delle più felici realtà nel contesto della birra artigianale toscana. Qui il birraio Moreno Ercolani realizza una discreta varietà di prodotti, ponendo sempre attenzione alla qualità del processo produttivo e seguendo l’iter con il solito impegno e l’immancabile passione. Chi abitualmente legge il suo blog, può rendersi conto di quanto è faticosa la professione del birraio 🙂 . Tra tutte le birre in catalogo, La “5” può essere considerata la più rappresentativa: è una chiara molto beverina, senza pretese assurde se non quella di risultare piacevole ed equilibrata. A breve sarà disponibile la prima particolarissima edizione speciale di questa birra…
Cos’è che rende speciale l’edizione in questione de La “5”? Nulla, almeno a livello produttivo. Diciamo che l’idea nasce da un problema che si è verificato con un fornitore del birrificio. In pratica, improvvisamente all’Olmaia si sono ritrovati… senza capsule! Davanti alla necessità di mettere una pezza all’imprevisto, la soluzione è stata geniale: lanciare una versione limitata de La “5”, con bottiglie senza capsule!
L’edizione speciale è caratterizzata da una nuova etichetta pensata per l’occasione, con una grafica stile anni ’70 e una resa davvero gradevole. Un testo esplicativo spiega i motivi di questa particolare versione:
NO! Non abbiamo dimenticato la capsula… semplicemente a causa di un serio problema logistico non ce le hanno consegnate. Perciò è stata creata questa etichetta, in edizione limitata, ispirandosi ai favolosi anni ’70 mantenendo la filosofia dell’Olmaia.
Ed ecco qui sotto la nuova etichetta in tutto il suo splendore!
Nulla contro Moreno e L’Olmaia.
Fanno ottime birre e la PVK è sempre nel mio cuore.
Ma vorrei stigmatizzare comunque questo riflesso pavloviano che hanno molti birrai di trasformare in un edizione speciale un loro problema, anche quando non ce ne sarebbe biisogno.
Vabbè ma secondo me in questo caso siamo proprio di fronte a una parodia dell’usanza di etichettare come speciali versioni non particolarmente ortodosse, diciamo così. La bravura del birrificio è stata proprio nel giocare in modo irriverente su questo “malcostume”.
@Andrea
Avevo capito l’ironia, non sono ancora così tardo…
E il marketing dell’ironia su una pratica disdicevole di colleghi è una contorsione mentale forse peggiore delle etichette “Sour” attaccate in modo posticcio.
Si, caro Schigi, forse bastava non gridare al miracolo ad ogni sour edition bevuta per limitare il problema!
aipiei for ever….chi è senza peccato..;-)