Nel settembre del 2010 avvenne una cosa destinata a cambiare per sempre la birra artigianale in Italia. Un semplice decreto ministeriale (il 212/2010) determinò infatti che la birra andasse considerata non alla stregua di una semplice bevanda, ma come un vero e proprio prodotto agricolo. Nonostante possa sembrare una questione di lana caprina, quel cambio di visione trasformò per sempre il panorama brassicolo del nostro paese. Il nuovo status della birra permise ai birrifici agricoli di accedere a diversi benefici, come un più vantaggioso regime fiscale, l’accesso a specifichi fondi europei e sgravi per gli acquisti di macchinari. La novità, arrivata quasi in sordina, creò non poco fermento nell’ambiente: diverse aziende agricole acquistarono macchinari per cominciare a produrre birra, mentre i birrifici già esistenti si ingegnarono per capire come assumere la condizione di “agricoli”. L’eccitazione dell’epoca durò qualche anno, poi cominciò a sgonfiarsi. Sembrava che il fenomeno fosse destinato a rimanere una meteora nell’evoluzione del comparto, senza trasformare radicalmente l’assetto del settore. Invece negli ultimi anni il concetto di “birra agricola” è tornato a essere un fattore.
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