In Norvegia hanno un grave problema con l’alcol. Quello del “binge drinking” e in generale dell’abuso delle bevande alcoliche è una piaga sociale diffusa e molto sentita in gran parte del Nord Europa, che provvedimenti e leggi sono riusciti ad arginare solo parzialmente. Da alcuni anni nel paese scandinavo esiste una regolamentazione assai coercitiva nei confronti degli operatori del settore, che cerca con misure drastiche di risolvere la questione, ma che probabilmente è destinata a trasformarsi in un boomerang perché ignora la componente culturale del problema. Tale disciplina è in vigore dal 2015, ma a quanto pare le autorità recentemente hanno deciso di rafforzarne l’applicazione tanto da obbligare alcune aziende a correre ai ripari. Tra quest’ultime si segnala il birrificio Lervig – nome ben conosciuto nell’ambiente internazionale della birra artigianale – che ha deciso di compiere una scelta sofferta e senza precedenti: impedire a tutti gli utenti norvegesi l’accesso ai propri canali social.
Nuove birre da Alveria + Mosaik, Almond, Eastside + War e altri
Apriamo la panoramica di oggi sulle nuove birre italiane con una collaborazione tutta siciliana tra due importanti esponenti della locale scena brassicola. Da una parte c’è il Mosaik, che da cinque anni- il quinto compleanno è stato festeggiato durante la recente Settimana della Birra Artigianale – porta avanti una grande attività di evangelizzazione birraria nella città di Catania; dall’altra il Birrificio Alveria (sito web) di Canicattini Bagni (SR), attivo dal 2015 e che rappresenta una delle migliori realtà della regione. Dal loro incontro è nata la Grasshopper (6%), una Strong Bitter snella caratterizzata da una buona secchezza e da una piacevole mineralità. È piuttosto aderente al modello di riferimento, con note biscottate e di caramello che lasciano spazio a sfumature fruttate, floreali ed erbacee dei luppoli Target e Challenger. Perfetta per il servizio a pompa, la Grasshopper è stata effettivamente realizzata a sei mani poiché Dorothea e Fabio del Mosaik sono anche homebrewer.
Tornano i false friends della birra: non fatevi ingannare dai nomi degli stili!
In un articolo risalente a ottobre 2018 introdussi i false friends della birra. Così come in linguistica questa espressione è utilizzata per indicare termini che, per la loro similitudine con parole di altre lingue, possono suggerire una traduzione sbagliata, allo stesso modo nella cultura birraria esistono nomi di stili facilmente fraintendibili. All’epoca ad esempio citai le Russian Imperial Stout, le cui origini molte persone potrebbero erroneamente associare alla Russia, o le Bitter, che non sono poi così amare come il loro appellativo suggerisce. Oltre a evidenti equivoci, alcuni false friends birrari possono generare confusione, in particolare quando nel nome appaiono termini in contrasto tra loro. Due casi celebri? Quelli rappresentati dalle Black IPA (contrasto tra “nero” e “pallido”) e dalle Dunkel Weisse (letteralmente “bianche scure”). Poiché quell’articolo vi piacque parecchio, oggi vi presento altri interessanti false friends della birra. Fate attenzione!
Nuove birre da Vento Forte, Jungle Juice, Olmaia, Mister B, Croce di Malto e Malatesta
Nel ricchissimo panorama birrario internazionale c’è uno stile che incorpora quasi sempre il concetto di collaboration brew: quello rappresentato dalle Italian Grape Ale. Per un birraio, infatti, aggiungere tra gli ingredienti il mosto di uva (o semplicemente il frutto) significa creare un legame importante con il proprio fornitore, cioè la cantina vinicola di riferimento. È un legame che solitamente trascende il normale rapporto di compravendita per trasformarsi in una forte simbiosi, che può arrivare a esprimersi fino alla formulazione della ricetta finale. Un elemento che ritroviamo anche nella Mira (5%), neonata IGA di Vento Forte (sito web) nata dalla collaborazione con la Cantina Ribelà di Monte Porzio Catone (RM), dalla quale provengono le vinacce di Malviasia e Trebbiano che caratterizzano la birra. È dunque una versione meno diffusa di IGA, perché non utilizza mosto di vino ma il frutto in quanto tale (o meglio, una parte di esso). La Mira dovrebbe essere disponibile sia in bottiglia che in fusto.
Atleti russi aggressivi e maleducati: vietata la birra nei test antidoping
Come racconta Sky Sport, l’agenzia russa per l’antidoping ha deciso di vietare ai suoi atleti di bere birra per agevolare i test delle urine dopo le prestazioni sportive. Quello del consumo di birra è infatti un escamotage utilizzato per favorire la produzione di urina nei test antidoping, grazie all’effetto diuretico della nostra bevanda che ben conosce chi frequenta pub e festival a tema. Il punto è che gli atleti russi, a forza di consumare birra, diventavano maleducati e aggressivi: un problema solo apparentemente superficiale e comico, se è vero che l’agenzia ha ora deciso di sostituire la bevanda con semplice acqua (in grandi quantità).
Il fenomeno crafty 2.0: l’industria prova a ridefinire il concetto di birra artigianale
Negli ultimi anni il mercato della birra è stato invaso da una miriade di birre crafty: prodotti delle multinazionali del settore che nell’immagine e nell’aspetto ricordano quelli dei birrifici artigianali. È una strategia in atto da tempo – ricordate ad esempio la Moretti Grand Cru? – ma che nel recente passato ha assunto le dimensioni di un vero e proprio fenomeno: in ordine sparso possiamo citare l’H41 di Heineken, le Regionali di Moretti, le Norden di Ceres, la numerazione luppolata di Poretti, la Re-brew di Carlsberg e tante altre ancora. Su queste pagine abbiamo sempre affermato che l’obiettivo di certe operazioni commerciali è di confondere scientemente le acque e sfruttare l’interesse del consumatore medio per la birra artigianale confondendolo con prodotti che sembrano birra artigianale. Mi rendo conto che una tesi del genere può sembrare eccessivamente radicale o addirittura il frutto di qualche strana paranoia birraria, eppure ora arriva uno studio a confermare che dietro il fenomeno crafty c’è il preciso tentativo dell’industria di trarre in inganno il potenziale acquirente.
Birra Mastrale vende impianto completo da 150 litri
Attenzione: l’annuncio non è più valido.
Il birrificio Mastrale di Campi Bisenzio vende il seguente impianto usato da 150 litri (capacita massima 170 lt in fermentatore). Impianto Spadoni con sala cottura di acciaio inox a due tini elettrica con boiler elettrico dell’acqua calda da 100lt
Maggiori informazioni:
- di produzione Spadoni
- n.1 tino mash/bollitura/whirlpool
- n.1 tino filtrazione reclinabile
- n.1 boiler acqua calda
- pompa di trasferimento con inverter
- gruppo ossigenazione
- pannello comandi
- scambiatore con possibilità di recupero acqua calda
Per maggiori info: birra.mastrale@gmail.com o 3490909964 Alessandro

Dieci giorni da sogno: si è chiusa la Settimana della Birra Artigianale 2019
Con una domenica a dir poco scoppiettante si è chiusa ieri la nona edizione della Settimana della Birra Artigianale, la più grande celebrazione nazionale della nostra bevanda preferita che Cronache di Birra organizza dal lontano 2011. Ogni volta questo momento ha un sapore agrodolce: da una parte c’è la nostalgia per la conclusione di una grande festa partecipativa, capace di unire l’Italia birraria da Nord a Sud in un immenso brindisi collettivo; dall’altra la soddisfazione per aver dato voce e risalto a un comparto che ha ancora necessità di essere promosso in maniera organica per raggiungere nuovi potenziali consumatori. Le cifre testimoniano ancora una volta il successo dell’iniziativa: la Settimana della Birra Artigianale si è chiusa con 546 aderenti, 347 eventi e 250 promozioni. Il merito di certi numeri è da ascrivere a tutti coloro che hanno voluto partecipare come aderenti o come semplici appassionati: grazie di cuore a tutti voi, siete l’anima di questa manifestazione.