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Birre ad alto tasso alcolico: la vera sfida per l’homebrewer

Capita che una sera si torni a casa stanchi dopo una giornata di lavoro, con l’umore storto e poca voglia di sorridere. Magari fuori piove, da giorni; fa freddo e uscire non è un’opzione praticabile. Uno sguardo al divano, con i suoi cuscini morbidi, avvolgenti, un altro alla vetrina con i bicchieri, dove svettano i baloon dalla forma arrotondata e suadente. E il pensiero corre subito a quella bottiglia di Barley Wine che abbiamo prodotto in casa l’anno precedente, in una giornata di cotta indimenticabile: una corsa a ostacoli che ci ha tenuto impegnati per diverse ore, facendoci sudare le classiche sette camicie. Sarà pronto da bere? A che punto sarà arrivata la maturazione? Prendiamo la bottiglia, stappiamo, riempiamo il bicchiere e ci sediamo sul divano. Vorremmo avere davanti qualcuno per raccontargli quanto sia difficile produrre una birra del genere, e magari dargli qualche dritta per evitare disastri. Proviamoci, mentre assaporiamo la nostra creazione attraverso un lungo, intenso e appagante sorso.

Nuove birre da Jungle Juice, Rebel’s, Bonavena, P3 Brewing, Lariano e Low Land

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Raccontare le nuove produzioni italiane in questo momento può sembrare surreale e inutile, ma ritengo che sia importante provare a parlare di birra in modo “normale” e continuare a tenere aperta una finestra sul nostro settore. Senza contare che gli ecommerce tematici sono operativi al 100% e molti birrifici hanno attivato il servizio di delivery, quindi è ancora possibile acquistare e assaggiare gran parte delle novità di cui parliamo oggi. E chissà che ieri a Roma qualcuno non abbia celebrato St. Patrick’s Day bevendo (naturalmente in casa) l’ultima creazione di Jungle Juice (sito web), una Stout prodotta con aggiunta di lattosio e dunque appartenente al sottostile delle Milk Stout. Si chiama Soft Porn (5,8%) e rappresenta per il produttore romano il primo tentativo di confrontarsi con questa tipologia brassicola. Come il nome suggerisce, è la morbidezza a spiccare a livello tattile, grazie anche alla presenza di una percentuale di fiocchi d’avena.

Buon St. Patrick’s Day! Festeggiamolo in maniera alternativa…

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Oggi è martedì 17 marzo, una data come un’altra in questa lunga successione di giorni tutti uguali causata dall’emergenza Coronavirus. Eppure per noi appassionati di birra ha un significato particolare, perché oggi si festeggia San Patrizio, patrono dell’Irlanda. Una commemorazione di origine cristiana, ma che nel tempo ha acquisito una dimensione spiccatamente mondana se consideriamo che St. Patrick’s Day è una delle ricorrenze più attese nel mondo della birra. Oggi infatti su celebra la cultura brassicola irlandese e in particolare lo stile locale per eccellenza: quello delle Stout, anche nelle sue varie declinazioni. Quello di quest’anno è un San Patrizio sicuramente diverso dal solito, che saremo costretti a passare chiusi in casa invece che in pub e locali. È quasi un paradosso per una ricorrenza che esalta l’aggregazione e la condivisione degli spazi sociali, ma dobbiamo adattarci alla situazione facendo buon viso a cattivo gioco. Ecco allora qualche suggerimento per celebrare in modo alternativo questo stranissimo St. Patrick’s Day.

Birra artigianale e Coronavirus: aggiornamenti sullo stato del settore

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L’emergenza Coronavirus ha già cambiato le abitudini di tutti gli italiani, soprattutto in questo periodo di lockdown più o meno totale. I disagi che stiamo vivendo a livello personale sono però risibili in confronto a quelli che stanno affrontando molte aziende: le ripercussioni economiche della situazione saranno molto dure e avranno strascichi pesanti nei mesi a venire. Per diverse ragioni uno dei settori in più grosso affanno è quello della birra artigianale, perché se sono chiusi pub e ristoranti (ormai non solo in Italia) è bloccata tutta la filiera, risalendo fino agli stessi produttori. Tutti i birrifici italiani sono fermi e lo stesso discorso vale per fornitori e distributori. L’unica soluzione per mitigare vagamente le perdite è offrire servizi di delivery, ma chiaramente si tratta di un palliativo peraltro soggetto a enormi variabilità. Con molto realismo cerchiamo di fornire un quadro della situazione per quanto riguarda il nostro comparto.

5 consigli per non rinunciare alla birra nell’emergenza Coronavirus

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E dunque eccoci qui, chiusi tutti nelle nostre case in attesa che l’emergenza Coronavirus finisca per tornare a compiere gesti normalissimi, come recarsi al pub di fiducia per farsi una birra. La situazione è difficile per tutti, a vari livelli di gravità, e in fondo a questa immaginaria classifica di problemi c’è anche il desiderio di continuare ad alimentare le passioni che solitamente scandiscono la nostra quotidianità. Pur in questo periodo di forti limitazioni, abbiamo la possibilità di continuare ad acquistare e consumare birra, se non addirittura di approfondire alcune tematiche e supportare con piccoli gesti l’intero movimento. Ecco allora un vademecum di cosa possiamo continuare a fare come appassionati di birra: sono tutti consigli utili, talvolta esposti con leggerezza per allentare un po’ la tensione nella quale ci troviamo tutti a vivere.

Nuove birre da Rurale + Ritual Lab, Birrone, Almond ’22, Epica e altri

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Ha senso parlare di nuove birre italiane in un momento in cui i pub sono chiusi ovunque e il comparto è praticamente fermo? La risposta è sì e per almeno due buone ragioni. La prima è che possiamo continuare a bere birra in bottiglia, acquistandola tramite le piattaforme di e-commerce come qualsiasi altro bene di consumo (non vi suggerisco di andare al supermercato per ovvie ragioni). La seconda è che bisogna pur dare un senso di normalità a questo periodo a dir poco surreale, anche se non sarà possibile assaggiare alcune delle birre che presentiamo oggi. Apriamo dunque le danze con l’importante collaborazione tra Birrificio Rurale (sito web) e Ritual Lab (sito web), dal cui incontro è nata la Ritu//Ale (8,4%). Si tratta di una Double Ipa con double dry hopping, la cui ricetta prevede il ricorso a luppoli Simcoe, Mosaic, Amarillo e Idaho 7.

Ode alla normalità (perduta)

Si dice che sentiamo davvero la mancanza di qualcosa quando ci viene negata. Ciò è tanto più vero quanto quella cosa è legata alla quotidianità, e quindi percepita come scontata e normale. In queste ore ognuno di noi sta rinunciando a diverse cose. C’è chi non può vedere parenti stretti, chi deve rinunciare a svolgere il proprio lavoro, chi è chiamato a barcamenarsi tra smart working e gestione della famiglia. Poi ci sono rinunce che riguardano aspetti sicuramente più futili, ma non meno importanti: sono attività che fino a qualche giorno fa segnavano le nostre giornate e dalle quali improvvisamente dobbiamo astenerci. La semplice idea di uscire e andare a bere una birra, ad esempio, è al momento un impulso che siamo costretti a ricacciare indietro, in attesa di tempi migliori. Ed è proprio la rinuncia forzata a gesti elementari e acquisiti che sottolinea il livello di libertà di cui godiamo in condizioni normali. Una libertà tutt’altro che scontata e che dovremmo sempre considerare un dono prezioso.

Conclusa la decima edizione della Settimana della Birra Artigianale

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Quella conclusasi ieri è stata sicuramente l’edizione più strana e psicologicamente lunga della Settimana della Birra Artigianale. La manifestazione ideata e organizzata da Cronache di Birra, infatti, quest’anno ha dovuto confrontarsi con l’emergenza Coronavirus, che è cresciuta via via che passavano i giorni. Sebbene ora sembri intercorsa un’eternità, ancora a cavallo tra febbraio e marzo – cioè quando si è tenuto l’evento inaugurale del Ballo delle Debuttanti – tutta la vicenda sembrava limitata a territori piuttosto circoscritti del Nord Italia; poi la situazione è andata gradualmente peggiorando fino al Decreto Ministeriale di ieri, che di fatto ha imposto serie restrizioni in tutta Italia. Paradossalmente però la Settimana della Birra Artigianale è stata toccata solo marginalmente da questa situazione: è vero che alcuni eventi sono stati annullati e non sono mancate le defezioni, ma la maggior parte delle iniziative si è tenuta regolarmente, adattandosi alle disposizioni provenienti di volta in volta dalle istituzioni competenti. Alla fine l’edizione 2020 si è chiusa con 436 aderenti, 245 eventi e 218 promozioni: numeri comprensibilmente in calo rispetto al passato, ma comunque di tutto rispetto, che hanno permesso di celebrare degnamente la birra artigianale italiana e straniera.

Nuove birre da Rebeers, Crak, Hilltop, The Wall e altri

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Sapete cos’è che nella redazione di Cronache di Birra si ammassa con una velocità sconvolgente alla prima pausa forzata? Penserete probabilmente le email, invece sono le notizie di nuove birre italiane che rimangono inevase, segno che le release in Italia sono sempre più frequenti. Sfruttiamo allora questo strano articolo del venerdì per recuperare un po’ del terreno perduto cominciando dall’ultima nata in casa del pugliese Rebeers (sito web) e battezzata Fovea (4,3%). Si tratta di un prodotto che interpreta il concetto di legame col territorio in maniera estrema, perché realizzato con solo grano duro coltivato nell’antica regione della Daunia e maltato dal birrificio stesso. Non c’è quindi la benché minima traccia di malto d’orzo ed è la prima birra al mondo brassata con il 100% di grano duro. Una bella sfida per il birraio Michele Solimando, che a giudizio di molti è stata ampiamente superata.

Birre dall’altro emisfero: Sudafrica e Namibia

La prerogativa di ogni beer hunter che si rispetti è cercare di scoprire e assaggiare birre artigianali in giro per il mondo in ogni tipo di occasione. E così, anche nel bel mezzo del mio viaggio di nozze fra Sudafrica e Namibia, ho colto l’occasione per indagare l’interessante scena brassicola locale, ponendomi come obiettivo quello di sperimentare sempre ed esclusivamente prodotti del posto.

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