La prima panoramica del 2021 sulle nuove birre italiane parte dall’Umbria, e più precisamente dal comune di San Giustino (PG) dove ha sede il birrificio Altotevere. Come molti altri produttori, anche Altotevere recentemente ha deciso di lanciare una gamma di birre one shot e sperimentali, destinate nel corso dell’anno ad affiancare le creazioni standard denominate “core”. La primogenita della nuova linea Studio si chiama Nami (5,5%) ed è una New England IPA realizzata con luppoli Galaxy, Mosaic e Centennial per i quali è stato fatto ricorso alla tecnica del double dry hopping. La Nami è confezionata in lattina da 33 cl, contenitore che il birrificio umbro ha recentemente adottato in maniera estensiva. Aspettiamoci una bomba di frutta tropicale, con un corpo morbido e una chiusura piuttosto rinfrescante. Da notare che la grafica delle birre Studio è in “negativo” rispetto a quelle base: il colore di sfondo è il nero invece del consueto bianco.
Il futuro della birra italiana? Blockchain, sostenibilità ed economia circolare
Nel settembre del 2010 il settore birrario italiano fu investito da un’importante novità: il decreto ministeriale 212, infatti, elevò la nostra bevanda a prodotto agricolo. Fu la scintilla che fece scoppiare la febbre per la cosiddetta birra agricola, quella cioè realizzata con almeno il 51% di orzo coltivato dal birrificio e capace di fornire una serie di vantaggi (fiscali, economici, ecc.) alle aziende produttrici. Nonostante alcune criticità intrinseche, in pochi anni il fenomeno crebbe vistosamente: molti birrifici si trasformarono in aziende agricole e si susseguirono diverse iniziative, come la registrazione di marchi e l’organizzazione di manifestazioni a tema. Poi, con la stessa velocità, la tendenza apparve scemare e per alcuni anni il dibattito sulla birra agricola passò in secondo piano. Oggi stiamo assistendo a un ritorno di fiamma per alcuni concetti legati a quella stagione, destinati a diventare uno dei trend birrari più importanti degli prossimi anni. Il discorso si è evoluto, è diventato più complesso e ha assunto diverse sfaccettature. Ma l’idea di base – quella cioè di una birra profondamente legata al suo territorio – è rimasta centrale e ha trovato nuova linfa in un contesto profondamente cambiato.
Quattro amici hanno acquistato un volo solo per bere al pub dell’aeroporto
Acquistare un biglietto aereo solo per bere una birra al pub. È il piano che escogitato da quattro amici irlandesi, desiderosi di tornare a sedersi in un locale per bere qualche pinta insieme. Come riportato dal Daily Mail, i quattro hanno acquistato un biglietto dal costo di circa 10 euro, hanno eseguito il check-in online e quindi hanno superato i controlli della sicurezza. Poi invece di imbarcarsi sul loro volo, si sono semplicemente recati al pub dell’aeroporto per bere un paio di birre in tutta tranquillità prima di tornare a casa. La trovata ha permesso loro di aggirare le regole anti-covid in vigore in Irlanda, che al momento della vicenda imponevano la chiusura di tutti i locali – tranne quelli presenti all’interno degli aeroporti.
Birrificio della provincia di Bologna cerca birraio con esperienza
Per aumento organico, birrificio situato nella provincia di Bologna cerca un birraio con pregressa esperienza. Si richiede autonomia nella gestione della sala cottura, della cantina e dell’imbottigliamento con sistema isobarico.
Se interessati, potete inviare una mail contenente il vostro cv a: personale.be@gmail.com.
L’acqua belga che unisce il vaccino Pfizer e la birra Duvel
C’è un filo sottile che unisce la birra al vaccino messo a punto da Pfizer-Biontech. Il colosso farmaceutico ha il suo quartier generale nella cittadina di Puurs, nella provincia di Anversa. In particolare, la sede si trova proprio a due passi dalla fabbrica di Duvel, uno dei più grandi marchi brassicoli del Belgio – tra i suoi brand compare anche l’ex produttore artigianale Birrificio del Ducato. Data la vicinanza geografica, il vaccino anti-coronavirus e la birra Duvel condividono la stessa faglia acquifera. L’associazione è ovviamente una pura curiosità, ma ha catapultato il birrificio belga al centro delle cronache locali.
Che 2021 birrario sarà
E alla fine siamo arrivati alla domanda tanto temuta in questi mesi: cosa accadrà alla birra artigianale italiana nel 2021? Tra qualche ora ci metteremo alle spalle uno degli anni più nefasti di cui abbiamo memoria e sarà impossibile non guardare ai prossimi mesi con un misto di speranza e inquietudine. Da una parte c’è la voglia di tornare alla normalità dopo tante settimane di passione, dall’altra il timore che qualsiasi previsione ottimistica finisca a scontrarsi di nuovo con la realtà dell’emergenza sanitaria. Il punto non è se usciremo dalla situazione di emergenza che stiamo vivendo, ma come e quando lo faremo. Per il settore della birra artigianale, gravemente penalizzato dalle restrizioni del 2020, ogni mese in più di inattività rischierà di risultare incredibilmente dannoso. Finora il comparto è andato avanti come ha potuto, ma chiaramente non può resistere ancora a lungo in questa situazione. Proviamo allora a immaginare cosa ci aspetta nei prossimi mesi, facendo chiaramente tutti gli scongiuri del caso.
Nuove birre da Rebel’s, Lucky Brews, Impavida, Quattro Venti e Plotegher
Come facilmente previsto 12 mesi fa, il 2020 è stato per i birrifici italiani (anche) l’anno delle Pastry Stout, una specialità controversa con cui molti produttori si sono voluti confrontare di recente. Alla lista ora possiamo aggiungere anche il birrificio Rebel’s (sito web), che qualche giorno fa ha annunciato la sua Real Man Never Cry (9%), una Imperial Stout brassata con l’aggiunta di quote generose di vaniglia, cacao e caffè. Chiaramente gli ingredienti caratterizzano il profilo aromatico, che tuttavia risulta piuttosto elegante e accompagna le sensazioni tattili: un corpo avvolgente e setoso e una percezione alcolica netta, ma non invadente. Se cercavate una birra da abbinare ai dolci del Natale, la Real Man Never Cry potrebbe rivelarsi particolarmente azzeccata.
5 cose da salvare di questo terribile 2020 birrario
Solitamente in questo periodo lanciamo il nostro consueto Nostradamus della birra, in cui i lettori del sito sono chiamati a profetizzare gli eventi che caratterizzeranno l’anno venturo. Come le più grandi competizioni internazionali, anche l’edizione 2020 del nostro gioco non si terrà: da una parte è inutile verificare le vostre ipotesi di 12 mesi fa – tranquilli, nessuno aveva inserito “pandemia globale” tra le sue previsioni – dall’altra ha poco senso sfidarsi sulle prospettive del 2021, anche solo per motivi scaramantici. E allora per avvicinarci all’anno nuovo con un po’ di ottimismo, ho pensato di riassumere alcuni elementi positivi che, nonostante tutto, hanno segnato il 2020 della birra artigianale italiana. Senza dimenticare ovviamente la situazione delicatissima che stanno vivendo birrifici e locali su tutto il territorio nazionale.