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La fermentazione potrebbe essere alla base della vita su una luna di Saturno

La fermentazione è uno di quei miracoli naturali che l’umanità ha imparato a sfruttare sin da tempi remoti, permettendo la nascita di alimenti e bevande straordinarie come la birra. Ma che succede quando diventa protagonista di possibili processi biologici lontani milioni di chilometri dalla Terra? Domanda bislacca fino a un certo punto, perché proprio la fermentazione potrebbe rappresentare la chiave per l’esistenza della vita su Titano, la più grande luna di Saturno. È quanto emerge da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista The Planetary Science Journal, che propone una teoria tanto affascinante quanto suggestiva: anche in un ambiente ostile come quello di Titano, i processi fermentativi potrebbero sostenere forme di vita elementari.

Guidati da Antonin Affholder (Università dell’Alabama) e Peter Higgins (Harvard University), i ricercatori hanno ipotizzato che in un mondo senza ossigeno, con temperature polari e una superficie avvolta da metano e azoto, la vita non avrebbe molte alternative: o riesce a sfruttare i processi più semplici, o non sopravvive. Ed ecco entrare in scena la fermentazione, quel meccanismo ancestrale funzionante in ambienti privi di ossigeno, che sulla Terra ha permesso ai primi microbi di prosperare miliardi di anni fa. Un processo che oggi consideriamo familiare per via delle sue deliziose applicazioni brassicole, ma che in origine fu uno dei mattoni fondamentali della vita.

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Secondo lo studio, sotto la crosta ghiacciata di Titano si celerebbe un vasto oceano sotterraneo, dove potrebbero esistere molecole organiche adatte ad alimentare una fermentazione primitiva. Attraverso modelli bioenergetici, gli scienziati hanno stimato che la quantità di biomassa generabile sarebbe limitata – pochi chili in tutto – ma sufficiente a supportare una forma di vita autonoma. Se parliamo di meccanismi di sopravvivenza, fermentare materia organica per ottenere energia è ancora, a distanza di miliardi di chilometri, una delle strategie più affidabili.

Come scrive Davide Cappannari su Qui, Affholder ha commentato la ricerca con queste parole:

Ci siamo chiesti se la fermentazione, uno dei processi più primitivi e robusti, potesse essere plausibile anche su Titano. A differenza di altre ipotesi speculative, questo approccio si basa su un metabolismo noto, semplice e indipendente dalla presenza di ossigeno.

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Non è la prima volta che la fermentazione esce dai confini del nostro mondo enogastronomico per diventare protagonista di ipotesi astrobiologiche. Eppure, vedere riconosciuta la sua centralità anche nella ricerca di vita extraterrestre fa riflettere su quanto questo processo sia potente e universale. La birra, dopotutto, non è altro che il frutto domestico di un fenomeno naturale antichissimo, nato ben prima che l’uomo sapesse maneggiarlo secondo le proprie esigenze. Su Titano la fermentazione non porterà alla creazione di birra, ma forse a qualcosa di ancor più straordinario: un primo timido passo verso la vita extraterrestre.

Nei prossimi anni, la missione Dragonfly della NASA esplorerà da vicino la superficie di Titano. E tra i molti parametri da analizzare, ci sarà anche quello della possibile attività biologica fermentativa. Una traccia chimica che, se confermata, ribadirebbe una volta di più come il destino della vita sia spesso legato ai processi più semplici, ma più resilienti. Gli stessi che, sulla Terra, ci hanno donato la magia della fermentazione. E che, in una suggestiva coincidenza cosmica, potrebbero rivelarsi fondamentali anche per raccontare storie di vita al di fuori del nostro pianeta.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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