Come saprete se seguite i social di Cronache di Birra, negli scorsi giorni ho partecipato a un viaggio in Belgio organizzato dall’Ente del Turismo delle Fiandre e dall’associazione Belgian Family Brewers. Quest’ultimo ente è costituito da 22 birrifici locali, “familiari” e indipendenti, che insieme rappresentano il 15% dell’intero mercato birrario della nazione e la bellezza di oltre 3.500 anni di esperienza nel settore – per aderire un’azienda deve essere attiva da almeno 50 anni. È un gruppo folto e variegato, dove è possibile trovare sia piccoli produttori, sia veri e propri giganti della birra belga. Il nostro viaggio ha avuto come obiettivo proprio la visita ad alcuni di questi birrifici e l’assaggio dei loro prodotti, sebbene poi l’esperienza si sia estesa ad altri aspetti del settore: abbinamenti gastronomici, rapporto tra donne e birra, cucina alla birra e altro ancora. È stata dunque una full immersion nello straordinario patrimonio birrario del paese.
A detta della stessa associazione, l’obiettivo del viaggio è stato di consentire l’approfondimento delle proprie conoscenze nei confronti della birra belga, al fine di preservarla dai moderni trend del settore. Mi ha colpito che la presentazione ufficiale di inizio tour abbia espressamente menzionato l’invasione di alcuni marchi craft americani, che talvolta sfruttano le caratteristiche della birra belga – come i nomi di alcuni birrifici, la rivisitazione di stili antichi o l’uso dell’iconografia monastica. Restituire il concetto di “autentica” birra belga è stato dunque uno degli scopi primari dell’iniziativa.
Il nostro viaggio ha avuto come punto di partenza Bruxelles, la capitale. Da qui ci siamo subito diretti a Itterbeek, per visitare il primo dei birrifici in programma: Timmermans (sito). È facile associare il nome di Timmermans alle tradizione, essendo il più antico tra i produttori di Lambic ancora operativi in Belgio. Di proprietà dell’azienda Anthony Martin, produce una gamma abbastanza varia di fermentazioni spontanee, anche se non tutte prettamente classiche. Come in tutti i produttori di Lambic il cuore dell’impianto corrisponde alla vasca di raffreddamento – dove avviene la magia dell’invasione dei lieviti selvaggi – ma la parte più evocativa è la cantina di fermentazione che ospita le preziose botti. Qui abbiamo assaggiato un Lambic vecchio di appena 6 mesi, che abbiamo potuto confrontare più tardi nella tap room del birrificio con un Lambic di 2 anni.
Come accade per altri produttori analoghi, il Lambic di Timmermans non viene però venduto nella sua forma “originale”, ma utilizzato per creare Gueuze, Kriek e le altre birre in catalogo. Per un assaggio della Oude Gueuze e della Oude Kriek ci siamo allora trasferiti al museo De Lambiek (sito), completamente dedicato alle fermentazioni spontanee del Pajottenland e dove ero già stato lo scorso anno. Rispetto ad altri produttori, il Lambic di Timmermans appare leggermente più pungente e spigoloso, un aspetto che lo rende ancor meno accessibile ai palati poco allenati. Precedentemente presso la tap room avevamo anche provato la Bourgogne des Flandres, un blend a mio parere poco riuscito tra un Lambic e una Belgian Brown Ale.
Tornati a Bruxelles, abbiamo quindi speso la seconda parte della giornata presso la splendida capitale belga, senza rinunciare a un passaggio frugale presso l’immancabile Grand Place. La prima tappa è stato lo storico Poechenellekelder (sito), locale a dir poco affascinante situato proprio di fronte al famoso Menneken Pis. Qui in un ambiente unico al mondo – le pareti sono piene di memorabilia e marionette – abbiamo assaggiato Moinette Blonde, Abbaye de Forest e St. Feuillien Blonde, introdotte dai rappresentanti dei rispettivi birrifici. Per la cena ci siamo invece spostati a un altro indirizzo fondamentale di Bruxelles, il Bier Circus (sito), dove abbiamo pasteggiato con Saison Dupont, St. Feullien Tripel e Scotch Silly.
La giornata successiva si è aperta con una visita al birrificio Bosteels (sito), famoso per la birra Kwak e il suo bicchiere dalla forma curiosa. Rispetto a Timmermans le dimensioni sono decisamente maggiori, nonostante non sia venuto meno il legame stretto con le tradizioni e con il concetto di conduzione familiare: all’ingresso dell’azienda è addirittura conservata una collezione dei carretti con cui venivano distribuite le birre Bosteels – e alcuni vengono ancora utilizzati in occasioni speciali! Nel salone della casa di famiglia abbiamo assaggiato la Deus, considerata anello di congiunzione tra birra e champagne, mentre nella tap room del birrificio ci è stata proposta una sempre dignitosissima Tripel Karmeliet. L’aspetto interessante di Bosteels è che, nonostante le sue dimensioni non irrilevanti, produca costantemente solo le tre birre citate. È una scelta curiosa e lontana dal modo moderno di intendere la birra artigianale: non è un caso che le tre birre siano, per diversi motivi, estremamente conosciute nell’ambiente, anche perché supportate in passato da intelligenti operazioni di marketing.
Nei dintorni di Breendonk siamo stati ospitati dal birrificio Duvel (sito), un vero e proprio gigante della birra. L’azienda è infatti la terza produttrice del Belgio, subito dopo le multinazionali AB-Inbev e Alken-Maes, e le dimensioni dell’impianto mostrano tutta questa “potenza”. La sola cotte è immensa, ma sono i grandi fermentatori a lasciare senza fiato: occupano un’intera altura, sviluppandosi per una superficie paragonabile a quella di un piccolo villaggio. La parte gustativa della visita si è concretizzata in un abbinamento tra birre e formaggi, con gli assaggi di Duvel, Duvel Tripel Hop, Liefmans Goudenband e Liefmans Cuvee Brut (Duvel possiede anche il marchio Liefmans). Ottime le ultime due, mentre la Duvel Tripel Hop la inserisco in quella famiglia delle Belgian Ale luppolate nate per abbracciare il trend del luppolo ma che raramente risultano interessanti. Questo è uno di quei casi.
La seconda parte della giornata è stata dedicata a un tour per le bellezze del centro di Anversa, durante il quale non è mancata una sosta birraria al caffè De Groote Witte Arend (sito) con assaggi di De Konick, Gouden Carolus Hopsinjoor e Arend Dubbel. Nel tardo pomeriggio ci siamo spostati al ristorante Felixpakhuis (sito), dove ci siamo prima confrontati in un dibattito tra donne e birra e poi abbiamo cenato a suon di Tripel Karmeliet, St. Feuillen Brune e Car d’Or.
Le prime due giornate del tour ci hanno dunque permesso di avere una visione abbastanza ampia della ricchezza brassicola belga. Siamo passati da un relativamente piccolo produttore di Lambic (Timmermans) a un colosso del mercato (Duvel), toccando una realtà intermedia (Boostels). Abbiamo mangiato con la birra, visitato alcune splendide destinazioni delle Fiandre, respirato l’atmosfera di locali antichi e moderni. Ma questa è solo una visione parziale: per una panoramica generale dovete aspettare la seconda parte del resoconto.
Ciao Andrea, interessantissimo articolo che ho letto con piacere. Ho 2 domande a riguardo: questa vacanza era un tour già pronto organizzato da qualche associazione/tour operator ? Per gli spostamenti nel Belgio, avevate un mezzo proprio o era anche questo tutto organizzato ? Da tempo sogno anche io una visita in Belgio, se esistesse qualcosa di pre organizzato spostamenti inclusi, per me sarebbe oro piovuto dal cielo !
Ciao Pietro, grazie. Il tour è stato organizzato dall’Ente del Turismo delle Fiandre e da Belgian Family Brewers. Hanno invitato una ventina di partecipanti da tutto il mondo (con me c’erano cinesi, indiani, svedesi, inglesi, francesi, ecc.) e hanno previsto tutto, compresi gli spostamenti. Se cerchi un viaggio guidato in Belgio ti consiglio vivamente di dare un’occhiata a quelli che vengono organizzati regolarmente con Kuaska.
Le botti di Timmermans svolgono una funzione solo scenografica 🙂
Cosa intendi?
Intendo dire che le fantastiche birre di tale produttore sono realizzate con l’aggiunta di sciroppi.
Sì la maggior parte, ma ci sono eccezioni. Ti rimando a questo articolo di Stefano Ricci http://www.cucchiaio.it/birra/oude-lambiek-brouwerij-timmermans/
E comunque, sciroppi o non sciroppi, non è che le botti siano vuote 🙂
L’interessante articolo di Ricci l’avevo già letto lo scorso anno, ma grazie lo stesso per la segnalazione. Poi è chiaro che le botti sono piene, volevo semplicemente denigrare certe imbarazzanti birre che Timmermans ha reso disponibili sul mercato da quando è finito sotto il controllo del gruppo Anthony Martin.
Denigrare in questi casi è assolutamente condivisibile
[…] In questo report di aprile 2015 vi calerete nella spettacolari atmosfere del Poechenellekelder di Bruxelles, prima di una cena presso il rinomato Bier Circus – spettacolare la loro cucina alla birra. Prima c’era stata la visita da Timmermans nel non lontano comune di Itterbeek e quella al museo De Lambiek, dedicato ovviamente alle fermentazioni spontanee del Pajottenland. Sospendiamo per il momento i riferimenti su Anversa perché ci torneremo dopo in maniera più esaustiva. […]