Qualche anno fa un amico mi portò una birra che aveva prodotto in casa con il kit. Era la sua prima prova, non aveva ben chiaro cosa stesse facendo. “Visto che sei appassionato di birra” – mi disse – “ci tengo a fartela assaggiare. È una Bitter”. Mi consegnò una bottiglia di Peroni, senza etichetta, riempita per l’occasione con la sua produzione.
Non me ne voglia il mio amico, ma quella Bitter, oltre a non somigliare per nulla a una Bitter, era piuttosto blanda. Ricordo che aveva un sapore quasi insignificante, era molto gassata e puzzava anche un pochino. Ovviamente gli dissi che non era malaccio, ma la convinzione che le birre prodotte in casa fossero di infima qualità si fece strada dentro me. Da quel giorno associai gli homebrewer ai vecchi zii che si fanno il vino in casa e che ti obbligano a bere dei succhi di uva dolciastri durante le ricorrenze di famiglia.
Ma così non è, invece: con un po’ di esperienza e tanta passione, si possono produrre in casa birre di altissimo livello.
Così, dopo qualche anno, eccomi qua: non solo sono diventato anch’io uno di quelli che fanno birra in casa – un homebrewer – ma mi ritrovo a scrivere di homebrewing su Cronache di Birra. Ciò significa che questa passione è contagiosa e soprattutto che il movimento sta prendendo piede, finalmente, anche in Italia. Del resto, l’homebrewing è un fenomeno che in altre parti del mondo (in America, per esempio) ha raggiunto un livello di pervasività tale da essere considerato parte integrante della rivoluzione della birra craft.
Di cosa si parlerà in questa rubrica? Vorrei subito precisare che non ho intenzione di annoiarvi con formule chimiche e attrezzature: lo faccio già abbondantemente sul mio blog. In questo spazio vorrei raccontare il fenomeno attraverso il punto di vista di un insider. Parlerò di com’è nato il movimento, in Italia e all’estero. Cercherò di portare alla luce alcuni dibattiti che spesso trovano spazio solo nei forum specializzati. Perché è bene sapere che non tutti gli homebrewer sono dei nerd fissati con gli impianti in acciaio inox: nel movimento ci sono tanti appassionati di birra con un livello di conoscenza e di esperienza enorme.
Del resto, molti dei migliori birrai al mondo (si pensi a Ken Grossman della Sierra Nevada) hanno iniziato come homebrewer. In Italia accade meno (per ora), ma in America gli homebrewer vengono considerati un vero e proprio laboratorio di sperimentazione per i birrifici craft. Non sono rari i casi in cui uno di noi è stato chiamato come consulente per importanti birrifici. L’esempio più noto, sempre in America, è quello di Michael Tonsmeire (The Mad Fermentationist), che progetta e sperimenta (in casa) le ricette per il birrificio Modern Times. Ma molti conosceranno anche la storia tutta italiana di Marco Valeriani, ex homebrewer e creatore di alcune birre pluripremiate del birrificio Menaresta, passato da poco nel progetto del nuovo birrificio Hammer.
Ma perché produrre birra in casa?
Perché la birra, a meno di rare eccezioni, piace a tutti. È una bevanda alcolica, inutile far finta di nulla. Inebria. Coinvolge. Unisce. Fare birra è un ponte tra due mondi: l’arte e la scienza. Come dice Randy Mosher, uno dei guru del movimento americano, l’homebrewing fa lavorare entrambi i lati del nostro cervello: quello razionale e quello artistico e irrazionale. Il lato femminile e quello maschile.
Ma questa, in realtà, è solo una parte della storia. La verità è che noi homebrewer facciamo birra in casa soprattutto perché nell’armadio, oltre al fermentatore, custodiamo un piccolo grande sogno: quello di diventare birrai. I nostri idoli sono quei personaggi che hanno iniziato a produrre birra nel buio di un garage o nell’angolo di una cucina, per poi arrivare ad aprire il proprio birrificio. Ce li sogniamo la notte, quando li incontriamo ci si illumina lo sguardo. I nostri fermentatori sono sempre lì, nell’armadio, ad aspettare il loro giorno di gloria.
E nel frattempo parliamo e scriviamo della nostra passione: è con questo spirito che nasce la rubrica Il fermentatore nell’armadio.
Seguirò con molto interesse questa rubrica! Buona Birra…Gianni!
Grazie Gianni, buona birra a te!
Ti seguo dalla Florida con interesse!
Grande Angelo, grazie!
wow!! che articolo 🙂 !
bene, ottima rubrica, anche perché in effetti i forum spesso virano spesso in derive (giustamente) nerdeggianti.
ps. Ma che fine hanno fatto i report qui di colui che voleva aprire un birrificio e che postava ogni tanto come guest? Erano un bel racconto..Ciao
Intendi Marcello. Beh il progetto è in stand by, appena ci saranno novità le leggerete qui.
Ma scusa,hai già un bel blog, che senso ha scrivere anche qua?
Be’, il blog ha un taglio più tecnico ed è rivolto soprattutto agli homebrewer. Questa invece vuole essere un finestra sul mondo degli homebrewer rivolta principalmente a chi non fa birra in casa. Un punto di incontro, mettiamola così. Vediamo come esce fuori.
dela, magari viene pagato, che ne sai
Non lo faccio per i soldi, lo faccio per quella montagna di soldi! (cit. da Stella Solitaria)