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E voi chi avreste votato come giovane emergente a Birraio dell’anno 2017?

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Nel weekend si terrà a Firenze la tre giorni dedicata a Birraio dell’anno, che avrà il suo clou nel pomeriggio di domenica quando saranno rivelati i vincitori del premio indetto da Fermento Birra. Da qualche anno, oltre al riconoscimento più importante, è assegnato anche un trofeo dedicato ai giovani produttori: alla palma di Birraio emergente concorrono tutti i birrai che “hanno messo in commercio birre con un proprio impianto” a partire dai due anni precedenti a quello oggetto del concorso – quindi, in questo caso, dal 2015 in poi. Trovo questo titolo forse persino più interessante di quello standard, dove il turnover è sempre molto limitato e i nomi dei 20 finalisti simili di edizione in edizione. Birraio emergente permette invece di conoscere birrifici relativamente nuovi e che rappresentano una valida fetta della nuova leva brassicola nazionale. Ecco perché ogni anno decido di “spendere” un articolo per presentare i profili dei 5 birrai che si contenderanno il titolo di giovane talento italiano. Li trovate di seguito secondo l’ordine proposto dalla manifestazione.

Nuove birre da Rebel’s, Ritual Lab, Kashmir, Birrificio Bari e altri

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La panoramica di oggi sulle nuove birre italiane inizia con il birrificio Rebel’s di Roma, che recentemente ha promosso una profonda rivisitazione in termini di identità visiva. L’azienda capitolina ha cambiato praticamente tutto: il logo, il sito web, le etichette delle sue birre (minimalistiche e concettuali) e tutta la comunicazione di contorno, come il magazine online Not Only Beer (NOB) che vuole esprimere la filosofia di Rebel’s ben oltre i confini prettamente brassicoli. Tranquilli però, perché le ricette sono rimaste le stesse che abbiamo imparato ad apprezzare in questi anni, affiancate tuttavia da nuove creazioni. Come ad esempio la Free Hugs (8%), presentata un manciata di giorni fa al Ma che siete venuti a fà: si tratta di un’Imperial Porter aromatizzata con fiocchi di castagne e miele di castagno, contraddistinta da una leggera nota affumicata a bilanciare la dolcezza degli zuccheri residui. Un omaggio all’autunno, che rientra nella linea dedicata a riscoprire le birre scure (Why so black! Series), spesso ignorate dai bevitori occasionali. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito di Rebel’s.

Restiamo nella zona dell’Urbe per occuparci dell’ultima new entry di un altro giovane produttore, che risponde al nome di Ritual Lab. Lo scorso venerdì, in un evento che ha coinvolto diversi locali italiani, il birrificio di Formello ha presentato la sua nuovissima Holy Haze (6,5%), ulteriore interpretazione del birraio Giovanni Faenza della tipologia New England IPA. Il prevedibile aspetto opalescente si ripercuote anche a livello tattile, con sensazioni “felpate” derivanti anche da un generoso uso di fiocchi d’avena.  L’amaro non è particolarmente intenso, mentre a emergere è soprattutto l’esplosivo profilo agrumato e tropicale grazie a un doppio dry hopping con luppoli Citra ed Ekuanot. Se vi piace il genere è assolutamente da provare.

Restiamo a Roma, ma da Formello ci spostiamo nel quartiere Pigneto, dove domani il brewpub Birstrò presenterà la sua nuova creazione, realizzata in collaborazione con il birrificio reatino Maccardi. A dispetto di chi lo considera un ingrediente ormai in disuso, anche qui protagoniste sono le castagne: la ricetta è infatti ispirata al modello delle Brown Ale, ma impreziosita dall’aggiunta di vaniglia, buccia d’arancia e, appunto, castagne arrosto provenienti dalla provincia di Rieti. Il nome? Assolutamente geniale: Laetitia Castagna (5,5%). Se è “bona” almeno la metà della modella francese, direi che stiamo apposto per il resto della stagione 🙂 .

Concludiamo questa ampia parentesi delle novità provenienti dall’area romana con la segnalazione della Ciao Bello, annunciata la scorsa settimana dal birrificio Vale La Pena, che avevamo incontrato anche nell’ultima panoramica sulle nuove birre italiane grazie alla sua Recuperale. La Ciao Bello è un’Italian Grape Ale brassata con l’aggiunta di mosto di uve Bellone, autoctone della provincia di Roma. In aggiunta, nel processo produttivo sono stati impiegati lieviti da prosecco per attivare la rifermentazione in bottiglia. Il risultato è una White IGA – per utilizzare la definizione introdotta dalla prossima edizione di Birra dell’anno – che immaginiamo fresca e profumata, con un delicato accenno acidulo nel finale.

Lasciamo la Capitale per muoverci verso sud e fermarci in Molise, dove il marchio Kashmir ha da poco lanciato la Heavy Mist, prodotta in collaborazione con il birrificio laziale Cerevisia Vetus. La birra è ispirata allo stile delle Wee Heavy (l’estremo più alcolico delle tipologie scozzesi), ma reinterpretato in chiave statunitense con l’impiego di una percentuale di malto torbato. Si presenta di colore rubino scuro con una schiuma avorio pannosa e si distingue per aromi fruttati e, ovviamente, torbati. Il contenuto alcolico non indifferente (8,7%) si percepisce in un abbraccio caldo perfetto per la stagione in corso. La luppolatura è ottenuta con un mix di varierà Bramling Cross, Northern Brewer e EKG. Per saperne di più vi rimando al sito di Kashmir.

E chiudiamo come abbiamo aperto, cioè parlando di un restyling a livello d’immagine. Così come Rebel’s, anche il Birrificio Bari ha recentemente pensato di dare una ventata di novità alla propria identità visiva, limitandosi tuttavia alle sole etichette. A livello prettamente brassicolo, la birraia Paola Sorrentino ha modificato molte ricette nell’ottica di un maggiore equilibrio e ha iniziato a lavorare su nuove creazioni, come la Cotta di te (6%), prima inedita del 2018. Nata per attirare un pubblico prettamente giovanile anche grazie a un prezzo concorrenziale, la Cotta di te è una Golden Ale realizzata con malto Maris Otter e Carapils e luppoli Target, Challenger e Cascade. È disponibile oltre che nel classico formato da mezzo litro – sì, il Birrificio di Bari è uno dei pochi produttori italiani a usare bottiglie da 50 cl – anche nel nuovo da 33 cl. Anche qui approfondimenti sono disponibili sul sito del produttore.

Quando vendere alle multinazionali è controproducente: Ratebeer cancella il suo festival annuale

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Se avete una buona memoria (e siete lettori assidui di Cronache di Birra) ricorderete che la scorsa estate vi illustrai tutti i settori soggetti all’invasione delle multinazionali della birra. In questi anni l’industria non sta semplicemente acquistando birrifici artigianali in tutto il mondo, ma anche penetrando dei segmenti collaterali al fine di ottenere un controllo pressoché totale del mercato. Così ad esempio abbiamo appurato come stiano attaccando anche la distribuzione, l’approvvigionamento delle materie prime, l’homebrewing e il fenomeno dei concorsi birrari. Tra le operazioni più clamorose accadute di recente è da annoverare l’acquisizione da parte di AB Inbev di alcune quote di Ratebeer, il famoso sito di rating che molti di voi sicuramente conosceranno. Questa vicenda alimentò uno strascico polemico non indifferente, che evidentemente sta producendo effetti negativi anche a distanza di mesi. Non è un caso che qualche settimana fa i vertici dell’azienda abbiano deciso di annullare il loro consueto festival annuale.

Il Birrificio del Vulture vende un gruppo frigo

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Vendiamo gruppo frigo (unità ad accumulo ghiaccio) costruttore Airtech, anno 2014 Modello CSE 11 H- N, idoneo a raffreddare 6 fermentatori da 500 litri, con le seguenti caratteristiche:

  • Resa frigorifera 1,6 kw
  • Acqua gelida in uscita dall’accumulo ghiaccio +1°C
  • Dimensioni 900-650-1500(h)
  • Vasca di accumulo ghiaccio preassemblata con unità motocondensante

Prezzo 5.500 € trattabili.

Per informazioni:
[email protected] 
3397523226

Craft beers dell’est Europa: Lituania e Bielorussia

Durante la pausa natalizia mi sono concesso quattro giorni di vacanza in cui ho scelto di visitare due mete: Vilnius in Lituania e Minsk in Bielorussia. La Lituania era l’unico fra i tre paesi baltici che non avevo ancora visitato; la Bielorussia, meta ammetto molto insolita, mi affascinava per la sua “chiusura” nei confronti del mondo esterno e per il fatto di essere ormai l’unico paese dell’Europa geografica in cui la democrazia non ha ancora fatto capolino. Da buon “beer hunter” non ho ovviamente trascurato il lato birrario, cercando di capire se anche in queste fredde ma affascinanti terre le craft beers avessero fatto la loro comparsa.

Ancora eventi a gennaio: Notte delle Botti, Indipendent Craft Beerfestival e Piovono Botti

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È di nuovo venerdì e di nuovo torniamo a occuparci dei prossimi eventi birrari. Lo facciamo partendo da oggi stesso, perché nel pomeriggio inizieranno due manifestazioni molto interessanti: la Notte delle Botti a Torino, dedicata agli affinamenti in legno e con la presenza di birrifici italiani e belgi, e l’Indipendent Craft Beerfestival in provincia di Macerata, con nove produttori nazionali. A metà della settimana successiva, e in particolare giovedì 18 gennaio, dobbiamo invece segnalare l’iniziativa Piovono Botti organizzata dal Barbeer di Forlì, incentrata sulle tradizionali birre della Franconia, spillate per l’occasione direttamente dalle botticelle di legno. Insomma, gennaio non è poi così avaro di occasioni per bere bene. Buon week end.

La tortuosa evoluzione italiana del formato da 33 cl: un precedente per le lattine?

Come abbiamo documentato recentemente, sono diversi i birrifici italiani che hanno finalmente deciso di affidarsi alla lattina come alternativa alla bottiglia. La tendenza rappresenta una piccola rivoluzione trainata dal successo internazionale di questo contenitore, che nella sua forma moderna ha dapprima conquistato i produttori americani e poi si è diffusa anche in Europa. È naturale chiedersi se è una moda del momento o un elemento destinato a caratterizzare il futuro del settore: se per l’estero possiamo confidare nella seconda opzione, il discorso cambia se ci limitiamo al nostro paese. Esiste infatti un precedente con luci e ombre che ci spinge a sollevare qualche dubbio al riguardo: mi riferisco alle bottiglie in formato da 33 cl, che da noi hanno vissuto fortune alterne. Sebbene oggi sia facile trovare birre italiane di questo taglio, il percorso per arrivare allo stato attuale è stato decisamente tortuoso. Al punto che è lecito chiedersi: siamo sicuri che quella del formato da un terzo di litro non sia la storia di un clamoroso insuccesso italiano?

Quando un homebrewer diventa consulente: intervista a Nicola Coppe

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Il sogno nel cassetto di molti homebrewer è di accedere, un giorno, al mondo dei pro: abbandonare i pentoloni di casa e i fermentatori in plastica per aprire un proprio birrificio e cominciare a produrre birra sul serio. Non sempre però la trasformazione dell’hobby in un lavoro segue questo percorso e un esempio ci arriva da Nicola Coppe, ventiseienne veneto che recentemente si è messo in mostra per diverse iniziative. Se frequentate la comunità italiana dell’homebrewing probabilmente avrete incrociato il suo nome: qualche giorno fa, ad esempio, Brewing Bad gli ha dedicato un post per presentare il progetto Lab4Beer. In aggiunta, da qualche tempo Nicola collabora con il birrificio trentino Bionoc curando la linea di produzioni acide denominata Asso di Coppe, forte della sua preparazione in microbiologia e del suo interesse per batteri e lieviti non ortodossi. Nonostante la giovane età, è già riuscito a dare un’impronta professionale alla sua passione, motivo per cui ho deciso di intervistarlo per conoscerlo meglio e capire come è arrivato a questo punto. Sperando che sia di ispirazione per tanti altri validi homebrewer.

Alla ricerca di gusti facili: il futuro sarà delle “birre merendine”?

Bryan Roth è un homebrewer e blogger che sul finire di ogni anno compie un esercizio abbastanza folle: raccoglie le liste delle migliori birre pubblicate su magazine, blog e riviste di settore per poi analizzare i dati e ordinarli in grafici e tabelle. Può sembrare un’attività fine a se stessa, ma in realtà risulta molto preziosa per comprendere i trend del mercato e capire come sta evolvendo l’ambiente. Ad esempio, come sottolineato da Brewing Bad che ha rilanciato l’articolo su Facebook, i numeri relativi al 2017 rivelano un crescente interesse per le tirature limitate e le rarità: su 150 prodotti segnalati, ben 142 appartengono a questo gruppo. Come a dire che la nostra percezione di qualità è inversamente proporzionale alla reperibilità di una birra: un bias cognitivo che conosciamo bene, ma che è apparentemente in ascesa. Collegato a questo aspetto, però, ce n’è un altro su cui mi preme maggiormente soffermarmi e che riguarda le tipologie di birra che si sono affermate nei precedenti dodici mesi e che, presumibilmente, potranno caratterizzare anche questo 2018 appena agli inizi.

Nuove birre da Vetra, Vale la Pena, Eastside, Babylon e Vulture

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La prima rassegna dell’anno sulle nuove birre italiane comincia con il birrificio Vetra, giovane realtà lombarda che sta rapidamente raccogliendo un numero crescente di apprezzamenti in tutta Italia. L’ultima creazione del birraio Stefano Simonelli si chiama Alfa e prende a modello lo stile delle Bock, produzioni invernali tipiche della cultura brassicola tedesca. Come da copione grande attenzione è rivolta ai malti, che dominano il profilo organolettico lasciando però spazio al luppolo, che bilancia e a sua volta valorizza la miscela di grani. Il contenuto alcolico non indifferente (6,5%) la rende ovviamente perfetta per la stagione. Una nuova bassa fermentazione per Vetra, che sono molto curioso di assaggiare.

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