Primo post settembrino dedicato alle nuove birre italiane e partiamo con un tris di novità provenienti dal birrificio Crak di Campodarsego (PD), che saranno disponibili da venerdì 8 settembre. La prima di chiama El Dorado Party ed è una nuova esponente del trend delle New England IPA, fermentata con lievito London Ale III e dal tenore alcolico abbastanza alto per lo stile (9%). La seconda è stata battezzata Extra Dry Mosaic (9%) ed è una Double IPA estremamente secca, caratterizzata da un massiccio dry hopping di Mosaic. Qui la particolarità è nell’uso del lievito, il cui ceppo locale è utilizzato per i vini aromatici dei Colli Euganei. Infine la Grisette (5,6%) è l’interpretazione del birrificio Crak dello stile omonimo, realizzata con scorza di limone e arancia e generoso dry hopping di luppolo Lemondrop. Come sempre meritano menzione le grafiche delle etichette, opera di Dry Design.
Il Piacere della Birra: la mia recensione
Lo scorso giugno Slow Food Editore lanciò Il Piacere della Birra, libro incentrato sulla nostra bevanda preferita. In breve tempo la pubblicazione sollevò nell’ambiente un infuocato vespaio di polemiche a causa del modo in cui veniva raccontato il birrificio Birra del Borgo, passato in mano alla multinazionale AB Inbev non molti mesi prima. L’accusa era chiara: come poteva un soggetto come Slow Food, portatore di precisi criteri etici nell’ambito enogastronomico, presentare in una sua opera un marchio ormai industriale, spendendo parole di encomio nei suoi riguardi? La questione si trascinò per diversi giorni sui social e sui siti specializzati, coinvolgendo diversi attori. In pochi tuttavia valutarono il libro nel suo complesso, andando oltre quell’unico, fatidico passaggio. Ecco perché ho preferito aspettare un po’ di tempo per leggerlo con calma e scrivere una recensione a mente fredda. Non mancherò di esprimere un’opinione sulla frase incriminata, ma lo farò solo alla fine, dopo aver illustrato l’intera opera.
I Tri Bagai vende riempitrice a gravità
Il Birrificio I Tri Bagai vende causa passaggio a riempitrice a gravità più performante, riempitrice a gravità a 6 becchi con sensori di richiamo per riempire la campana marca Zambelli.
Tutta in acciaio inox, dotata di pompa con regolazione di velocità.
Dotata di manuale di utilizzo, 2 anni di vita.
Costo 1.200 + iva.
Spedizione a carico dell’acquirente.
Visita presso il birrificio I Tri Bagai solo se interessati.
Per informazioni
3284426805 Alberto C.



Cose da non chiedere mai in un forum per homebrewers
Sono ormai diversi anni che bazzico gruppi Facebook e forum dedicati all’homebrewing. Più i primi che i secondi, a dire la verità, ma l’impostazione è più o meno la stessa: qualcuno pone una domanda e il popolo degli homebrewer risponde. A volte con criterio, a volte meno, a volte sparandole grosse. Ma questo si sa: la libertà di parola miete ogni giorno molte vittime, per fortuna alla fine interviene sempre qualcuno dotato di senno e la cosa si risolve. Ma la colpa non è sempre di chi si prodiga a rispondere: si parla troppo poco delle domande idiote che ogni giorno si è costretti a leggere. Quelle che ti fanno prudere le mani fino al punto da mandare l’interlocutore a quel paese, o almeno scrivere una pletora di insulti per poi cancellarli all’ultimo, prima di pubblicare il commento, sostituendoli con una bella faccina sorridente. Molte domande si ripetono nel tempo, ecco secondo me le più moleste.
Vendesi fermentatore isobarico da 100 litri
Vendo fermentatore 100L (120 L nominali) isobarico. Di seguito le caratteristiche tecniche:
- Tronco conico
- Doppia camera con serpentina interna
- Intercapedine poliuretano
- In/out acqua caldo/freddo
- Controllo pressione
- Botola superiore
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- Indicatore di livello esterno
- AISI 304
- Molto professionale
- Consegna gratuita in Piemonte
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Inoltre a disposizione altro fermentatore isobarico 1000 L (1200L nominali)
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Eventi per l’inizio di settembre: Villaggio della Birra, BeerinBo’ e Reggio Che Balla
Settembre è arrivato e oltre a portare maltempo e un po’ di fresco, rimette in moto le nostre abitudini da beer lover con un ricco programma di appuntamenti che durerà almeno un paio di mesi. Degli eventi in programma questo fine settimana avevamo già parlato nella precedente panoramica, ma dobbiamo integrare quanto già segnalato con altre due manifestazioni, entrambe in partenza oggi: BeerinBo’ a Bordighera, in provincia di Imperia, e Reggio Che Balla sul lungomare di Reggio Calabria, in zona Tempietto. Poi il prossimo fine settimana sarà il momento dell’edizione 2017 dell’imperdibile Villaggio della Birra, che vedrà sfilare tra le colline senesi birrifici da Italia, Belgio e resto del mondo. Un ottimo modo per riprendere il ritmo quotidiano. Buone bevute a tutti!
Un omaggio a Michael Jackson a 10 anni dalla sua scomparsa
Nella giornata di ieri si è celebrato il decimo anniversario della scomparsa di Michael Jackson, la figura più importante della storia quando parliamo di divulgazione birraria. Se siete lettori di Cronache di Birra dovreste sapere ciò che egli ha rappresentato per l’intero movimento della birra artigianale e non solo. Senza la sua preziosissima opera di evangelizzazione, oggi il nostro mondo sarebbe decisamente diverso: probabilmente molti stili regionali sarebbero scomparsi, non useremmo l’espressione “stile birrario” e considereremmo il legame tra tipologie brassicole e rispettive culture umane come una semplice curiosità e non come il motivo dell’esistenza stessa delle prime. Per la maggior parte di scrittori, degustatori e appassionati che frequentano il settore, Michael Jackson è una leggenda e un esempio da seguire con abnegazione, anche se non sono tantissimi coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Per onorare la sua memoria, oggi ripercorreremo alcuni aspetti della sua vita e del suo straordinario contributo alla cultura birraria internazionale.
Craft Beers dell’estremo oriente: da Singapore a Taiwan
Paese che vai, birra che trovi. Sicuramente l’assaggiare birre non è la ragione principale di un viaggio in estremo oriente, ma per noi beer hunters la tentazione di scovare birre anche a più di 10.000 kilometri da casa è troppo forte. E così zaino in spalla tra templi, pagode e grattacieli con viste mozzafiato, immerso in un clima tropicale mi sono ritagliato alcuni momenti dedicati alla ricerca di craft beers.
Partiamo da Singapore. Si tratta di una città stato, carissima e pulitissima (multe salate per chi fuma o mastica chewing gum in luoghi pubblici) ma molto interessante da visitare. La birra che va per la maggiore è la Tiger, birra della vicina Malesia di proprietà del colosso Heineken, mentre la scena craft autoctona non è molto sviluppata.
Sono stato al Level 33 (sito web), situato al trentatreesimo piano di un palazzo nel World Financial District. Dal menù si evince che si tratta, oltreché di un ristorante, del birrificio artigianale urbano più alto al mondo e, in effetti, la vista sulla baia di Singapore è veramente magnifica. I prezzi riflettono l’altitudine del locale quindi opto per il “beer paddle” che offre l’opportunità di assaggiare tutte e cinque le birre prodotte: una Lager, una Weizen, una Stout, una Pale Ale e un IPA. L’unica che merita la sufficienza è la Lager, quanto meno rinfrescante e conforme allo stile, le altre sono simpatici (ma costosi) esperimenti. Il locale merita per la vista e il 95% della clientela, internazionale come di consueto a Singapore, lo frequenta per quello.
Molto meglio lo Smith Street Taps (pagina Facebook), situato nella zona di China Town. Si tratta di un beer shop con 7 birre alla spina. La scelta è eccellente e mondiale (birre europee, americane, giapponesi e australiane) e i ragazzi che lo gestiscono sono dei veri appassionati. Unica pecca l’assoluta mancanza di birre “made in Singapore”. Vista la mancanza di produzioni locali ho scelto di assaggiare birre di paesi di cui ho una conoscenza decisamente scarsa: una Millenium Falcon (10,5%), Imperial IPA del birrificio australiano Holgate la cui amarezza è ben bilanciata dal forte aroma di agrumi, e un’eccellente Espresso Stout (7,5%) del birrificio giapponese Hitachino Nest.
Molte più soddisfazioni, dal punto di vista birraio, me le ha date Taiwan. Taiwan è un’isola indipendente dal 1945, nata dalla fuga dei nazionalisti di Chiang Kai Shek, a seguito della sconfitta contro l’Esercito di Liberazione Popolare di Mao Zedong. Da sempre filo-occidentale e principale alleato degli USA nell’estremo oriente, è salita alla ribalta mondiale come una delle quattro “tigri asiatiche” (insieme a Hong Kong, Singapore e Corea del Sud) protagoniste di una vertiginosa crescita economica negli anni ’90.
Taiwan non è mai stato riconosciuto come stato indipendente dalla Cina ma oggi i rapporti con la ex madre-patria, almeno dal punto di vista economico, sono molto migliorati e l’ingombrante presenza del gigante cinese è sempre più evidente. Allo stesso tempo il legame con gli USA rimane forte: l’inglese parlato è l’inglese americano e americani sono la stragrande maggioranza dei turisti che visitano l’isola. Tramite treni e bus ho viaggiato zaino in spalla lungo tutta la costa orientale. Dal punto di vista birraio ho trovato interessante la zona nord-ovest dell’isola, in particolare la capitale Taipei e la città di Hsinchu. Quasi nulla nel sud.
Taipei è una città vibrante come lo sanno essere le metropoli di questa parte del mondo. Le luci dei grattacieli fanno pensare a Manhattan, i templi e i mercati diffondono un fascino molto più cinese. L’inglese è abbastanza diffuso e la rete dei trasporti molto capillare ed efficiente.
A Taipei sono stato in due posti. Il migliore è senza dubbio il The 58 (sito web), un autentico gioiellino situato nella zona di Ximending, la “Little Tokyo” di Taipei e una delle zone più trendy della città. Il locale è un beer shop, piccolo, ma fornitissimo di birre artigianali taiwanesi e di liquori locali. Una lavagna, con disegnata l’isola di Taiwan, mostra la dislocazione dei birrifici nell’isola, mentre il dettagliatissimo menu offre l’imbarazzo della scelta. Clientela quasi esclusivamente locale con un’alta percentuale di beer geeks.
Qui ho degustato una Stout della Jolly Brewery, la Crop Circle Mania Pangu Ale del microbirrificio Crop Circle Mania e una Abbey Triple (10%) del North Taiwan Brewing. Tutte di buon livello e molto conformi allo stile a cui si richiamano. La tipologia di birra che mi ha colpito di più, e che non conoscevo, è stata quella della Tea Ale che sembrano essere molto in voga a Taiwan. Ho assaggiato la Guyu (6%) del birrificio Taiwan Head Brewers, una ale ambrata dal distinto sapore di tè (le cui foglie fanno parte della ricetta) e con un finale dolciastro e piuttosto complesso.
Il secondo locale dove sono stato a Taipei è The Tasting Room (pagina Facebook), tap room situata nel distretto di Daan, nella zona centrale della città. Si tratta di un locale piuttosto piccolo con un lungo bancone in legno e tavoli, sia interni sia esterni, anch’essi in legno. La zona fa si che sia frequentato sia da locali, assetati dopo una giornata di lavoro, sia da turisti. Presenta una ventina di birre alla spina, quasi tutte europee (inglesi e norvegesi) e americane con le sole birre del birrificio Taihu a rappresentare Taiwan. Qui ho provato una Porter (7%) e una Brown Ale (5%), ambedue del birrificio Taihu ed entrambe di livello medio.
La seconda città di interesse birraio che ho trovato a Taiwan è la già citata Hsinchu, definita dai locali la “città ventosa” per la brezza che la caratterizza ma che, sfortunatamente, si è presa una pausa durante la mia pur breve permanenza lasciandomi con un caldo umido tropicale. La città, a parte la zona sul mare che è molto carina, non presenta particolari attrazioni.
A Hsinchu segnalo l’interessante Ibeer (pagina Facebook), beer shop con un’ampia scelta di birre taiwanesi, americane e europee. Sono capitato in una serata dedicata al birrificio americano Stone ma ho degustato due birre locali: una Chocolate Stout (7,5%) del birrificio Taiwan Head Brewers e una Session IPA (4,5%) del 55th Street Craft Brewery.
Un’interessante scoperta è stato Boboli (pagina Facebook), wine bar gestito da due ragazzi italiani di Bergamo, la mia città, situato a una ventina di metri di distanza da Ibeer in cui, con mio grande piacere, ho scoperto che oltre ai vini importano anche birre artigianali italiane dei birrifici Lambrate e Montelupo.
Traendo un bilancio sono rimasto piacevolmente sorpreso dal movimento craft taiwanese: tante birre di buona qualità e tanti esperimenti. L’influenza americana, piuttosto presente nella società locale, si sente anche nel movimento birraio. Essendo stato anche in Cina devo dire che i cugini taiwanesi sono una spanna avanti. Giudizio negativo invece su Singapore, da cui, vista l’alta presenza europea e australiana, mi aspettavo qualcosa di più.
Al via una nuova stagione birraria: un riassunto di quanto accaduto recentemente
Bene, ora che dovreste essere tutti tornati dalle vacanze possiamo ufficialmente aprire una nuova stagione birraria. Riprendere il ritmo quotidiano non è mai un gioco da ragazzi, così per ripartire in maniera soft e fare il punto della situazione il post di oggi ricapitolerà quanto accaduto recentemente nel nostro ambiente. In realtà il sito ha ripreso i consueti aggiornamenti giornalieri già dalla scorsa settimana, ma chiaramente non è stato possibile toccare tutte le notizie che si sono avvicendate ultimamente. E poi era giusto aspettare che tutti (o quasi) tornassero operativi. Giunti a questo punto è il momento di lasciare spazio al riassunto birrario di fine agosto. E se anche voi siete tornati a lavoro da giorni, non disperate: in questa panoramica troverete sicuramente notizie interessanti.
Bere e mangiare: suggerimenti per un beer hunter all’estero – Praga e Bamberga
Dopo aver affrontato due tappe come Bruxelles e Londra, simboli birrari dell’area nord del nostro continente, ci spostiamo con grande piacere in Mitteleuropa. Racconteremo cosa mangiare e cosa abbinare seduti nelle gasthaus e nelle pivnice rispettivamente di Bamberga e Praga, immerse in aree geografiche dove si sono sviluppati i principali stili di bassa fermentazione, quelli che oggi sul mercato vantano la più larga attenzione dei bevitori mondiali, quelle che vengono percepite dal consumatore medio come “le” birre. A livello di produzioni c’è molto di più di quello che si vede in superficie; e anche a livello culinario, muovendosi giusto con un pizzico di attenzione, il palato potrà togliersi delle appaganti soddisfazioni.