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Nuove birre da Rurale, Birrificio Italiano, Casa di Cura, PBC e altri

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Correva l’autunno del 2018 quando il Birrificio Rurale lanciò la prima incarnazione della sua nuova linea IPA is Back, dedicata a celebrare uno stile, quello delle American IPA, capace di sopravvivere alle mode passeggere e di trasformarsi negli anni. Le prime otto birre della gamma furono tutte single hop, cioè prodotte ricorrendo a una sola varietà di luppolo, sempre diversa. Ora l’azienda di Desio (MB) ha deciso di rilanciare il progetto in una veste rinnovata, focalizzando ogni ricetta su un blend “tematico” di luppoli, ma mantenendo inalterata la base dei malti e le altre caratteristiche, compresa la facilità di bevuta. Le due nuove IPA is Back si chiamano Dank Blend (6,3%) e Tropical Passion Blend (6,3%): la prima si contraddistingue per note resinose e tropicali, derivanti dai luppoli Idaho7, Amarillo e Simcoe; la seconda ostenta aromi tropicali, di frutta bianca e leggermente agrumati grazie all’impiego dei luppoli Hallertau Blanc, Nelson Sauvin e Mosaic. Meritano menzione le nuove grafiche di Rurale, studiate appositamente per le lattine su cui il birrificio sta puntando molto ultimamente.

Abbinamenti per l’estate: 5 insalate da accompagnare con la birra

Elemento centrale delle diete, pietanza rinfrescante, salvezza del pasto quando solo a guardare i fornelli si comincia a sudare, l’insalata è la vera protagonista della stagione calda, con i suoi colori e le generose possibilità di assemblaggio. Oggi, pronunciando la parola “insalata”, viene in mente l’immagine di un contorno di foglie verdi condite, addirittura con un suo rituale, ma in realtà deve essere intesa in senso generico, cioè come una preparazione più che un piatto specifico: il vocabolario definisce insalata qualsiasi pietanza a base d’ingredienti vari, crudi o cotti, che venga condita con olio, aceto o limone. È dunque possibile far rientrare in tale descrizione una moltitudine di ricette, che spesso identificano vere e proprie specialità delle cucine locali, italiane e straniere.

A settembre nuove date per il corso online di Cronache di Birra

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Iscriviti al corso

Con lo svolgimento della prova orale degli esami finali, nelle scorse ore si sono conclusi i due corsi di degustazione online firmati Cronache di Birra e cominciati a inizio giugno. È stata un’esperienza nuova ma davvero ben riuscita, che ha incontrato ampi favori da parte di tutti i partecipanti. Molti corsisti hanno espresso interesse nel seguire un eventuale modulo avanzato dedicato alla degustazione della birra e sicuramente nelle prossime settimane cercherò di capire i margini di fattibilità di un’iniziativa del genere. Oggi invece mi concentro sulle prossime edizioni del corso di introduzione alla birra e alla degustazione, che partiranno da metà settembre. La formula è esattamente la stessa delle prime due riuscitissime edizioni: un percorso didattico composto di 7 lezioni in aula virtuale, condotte da docenti di primo livello e rivolto a chi vuole avvicinarsi allo straordinario mondo della birra e della sua degustazione.

Fenomeno Ritual Lab: le recenti novità e le future evoluzioni di un grande birrificio

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Nei miei tanti anni di militanza nel mondo della birra artigianale ho avuto la fortuna di seguire da vicino la nascita e la crescita di diversi birrifici. Era il 2013 quando, nel pieno dei preparativi della prima edizione di Fermentazioni, fui contattato da Roberto Faenza con l’obiettivo di farmi conoscere il progetto Ritual Lab, una scuola di formazione per futuri birrai. L’idea attirò la mia attenzione ed ebbi occasione di approfondire il discorso con Roberto e il figlio Giovanni, dato che entrambi parteciparono con passione ai laboratori di degustazione proposti durante il festival capitolino. Nonostante siano passati pochi anni, tante cose sono cambiate da quell’incontro: Fermentazioni è andato in archivio dopo altre quattro splendide edizioni, ma soprattutto Ritual Lab non solo ha assunto le caratteristiche di un birrificio a tutti gli effetti, ma è anche diventato uno dei produttori più importanti di tutto il panorama nazionale. In effetti la crescita dell’azienda di Formello (RM) è stata impressionante: in poco tempo ha bruciato le tappe, ottenendo un successo tale da rendere imprescindibili ulteriori investimenti. Ritual Lab è un marchio che, pur restando sempre fedele alla sua visione iniziale, è mutato tanto nei suoi pochi anni di vita e continuerà a farlo nei prossimi mesi. Per questa ragione negli scorsi giorni sono passato da Giovanni Faenza per capire le novità del recente passato e del prossimo futuro.

Nuove birre da Alder, Liquida, Crak, Birra Pasturana e War

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La cosa più incredibile accaduta negli ultimi mesi è la frequenza con cui i birrifici italiani hanno continuato a rilasciare birre inedite, anche nelle settimane più dure di lockdown. Era quasi scontato che, una volta tornati a una parvenza di normalità, il ritmo delle novità avrebbe fatto registrare un’ulteriore impennata, che è esattamente ciò che sta accadendo ora. Al punto che oggi, per la prima volta nella storia delle nostre consuete panoramiche, possiamo toglierci lo sfizio di segnalare ben due novità per ogni birrificio, cominciando da Alder (sito web). Il birrificio lombardo ha recentemente lanciato una coppia di primizie assolute: la Karpfen (4,8%) è una Zwickel Pils super classica, poiché la ricetta prevede 100% malto Pils bavarese, fermentazione tramite un ceppo di lievito tradizionale francone e luppolatura ottenuta con la sola varietà Rottenburger dell’azienda Locher-Hopfen di Tettnang; la Together on the sand (4%) è un’American Blonde Ale brassata con una percentuale di avena e frumento, luppolata con Simcoe e Mosaic e fermentata con un lievito sperimentale di origine anglosassone. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito di Alder.

Tendenze, rischi e opportunità della birra craft americana secondo Nielsen

Come riportano da Brewbound, negli scorsi giorni la società Nielsen ha pubblicato i risultati dell’annuale Craft Beer Insights Poll, la consueta ricerca di mercato creata in collaborazione con la Brewers Association. Lo studio si concentra dunque sul segmento della birra craft americana, indagando in particolare le abitudini dei consumatori locali. Nonostante il settore negli Stati Uniti continui a mandare segnali contrastanti, la tendenza generale conferma una crescita costante, sebbene lontana dal boom del passato. L’impressione è che ci sia ancora spazio per ampliare la fetta di utenti, ma rispetto al passato i birrifici artigianali oggi devono trovare il giusto grimaldello per incuriosire i bevitori. Ciò che emerge dall’analisi di Nielsen è che la birra negli USA non è più la regina incontrastata del mercato delle bevande alcoliche, dovendosi piuttosto guardare le spalle dal crescente interesse per altri prodotti. I dati elaborati sono tanti, perciò in questa sede mi soffermerò solo su quelli più interessanti.

Prossimi eventi birrari (dal vivo): Brianza Beer Festival e Acido Acida

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Nel penultimo martedì di un luglio assolutamente strano (almeno quanto i mesi che lo hanno preceduto) torniamo a occuparci dei prossimi eventi birrari. Per ovvie ragioni l’elenco è molto ristretto, anzi limitato a due soli eventi. Tuttavia ha un valore simbolico non indifferente, poiché entrambe le manifestazioni citate si terranno dal vivo: niente dirette Facebook, niente degustazioni online, ma festival in “carne e ossa”, con qualche ovvio accorgimento rispetto al passato. A inizio agosto si terrà a Desio (MB) la versione estiva del Brianza Beer Festival, con 30 birre nazionali che si “sfideranno” nel confronto tra produzioni brianzole e del resto d’Italia; a inizio settembre, invece, andrà in scena a Ferrara l’edizione 2020 di Acido Acida, con una validissima selezione di birre britanniche, americane e italiane. Sprazzi di normalità anche per quanta riguarda gli appuntamenti birrari, che rappresentano l’ultimo passo per tornare a una (quasi) completa normalità. Con la speranza che sia duratura. Buon fine settimana a tutti.

Il Birrificio Birdò (Padova) cerca un socio per la gestione della sua tap room

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Cercasi socio con esperienza per collaborazione alla gestione della tap room del birrificio Birdò Brewery a Padova.

Chiamare il 3929542300 o scrivere a [email protected].

Nuovi locali birrari a Verona, Bergamo, Viareggio, San Benedetto e Marcianise

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Per introdurre la panoramica di oggi sui nuovi locali italiani potrei lanciarmi nello scontato pippone sulla difficoltà del momento, sulla sfortuna di aver programmato l’inaugurazione in concomitanza con l’emergenza sanitaria e sulla necessità di sostenere queste attività. Tutti argomenti validissimi, sia chiaro, ma che forse è il momento di superare per non cadere in una retorica ormai inflazionata e – speriamo! – probabilmente anacronistica. Dopo aver dato un’occhiata alle tap room e ai locali dei birrifici aperti recentemente in Italia, oggi presentiamo cinque nuove realtà “indipendenti”: classici pub e bistrot, che mettono la birra artigianale al centro della loro offerta. Come vedrete è coperta un po’ tutta l’Italia da nord a sud, segno che il fenomeno nel nostro paese è ancora in ottima salute sebbene lontano dal boom del passato.

Da beer firm a birrificio: cambiare nome per ripartire da zero (o quasi)

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Vi ricordate il fenomeno delle beer firm? In Italia i marchi brassicoli senza impianto di proprietà mostrarono una crescita impressionante a partire dal 2012: secondo i dati di Microbirrifici.org, questo modello di business quintuplicò la sua presenza sul mercato in poco più di un lustro, raggiungendo nel 2017 le quasi 500 unità. Poi, come spesso accade nel nostro mondo, l’entusiasmo scemò con la stessa velocità con la quale si era creato, fondamentalmente perché le beer firm non si rivelarono quell’uovo di Colombo che erano sembrate inizialmente. L’idea di lanciare un proprio brand birrario senza sostenere un ingente investimento iniziale è infatti molto attraente, ma nasconde diverse insidie. A causa delle marginalità ridotte, delle difficoltà nel trovare il giusto fornitore, nell’impossibilità di seguire tutto il processo produttivo, le beer firm nel medio e lungo termine si rivelano insostenibili, a parte qualche rarissima eccezione. Rappresentano oggi una soluzione percorribile solo per chi ha intenzione di acquistare un impianto di proprietà a stretto giro, trasformando l’azienda in un birrificio a tutti gli effetti. Questo passaggio apre una fase di così netta discontinuità col passato che molte aziende decidono addirittura di cambiar nome al proprio marchio. Una scelta che negli ultimi anni abbiamo visto compiere diverse volte in Italia.

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