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Il Birrificio Italiano vende fusti Polikeg da 30 litri

Il Birrificio Italiano, con sede a Limido Comasco (CO),...

Birra Carrù vende una riempitrice monoblocco a caduta per birra o vino

Per passaggio ad altra linea, Birra Carrù vende Monoblocco...

Il birrificio Isola vende etichettatrice, filtri e altre attrezzature

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5 banconi del cuore (italiani e stranieri) di cui sentiamo la mancanza

Come gli appassionati sanno, il bancone è l’elemento cardine della vita da pub: conviviale per eccellenza, aggregante per necessità, il bancone rappresenta per molti di noi un approdo sicuro, la cui sopravvivenza oggi è minacciata da ciò che stiamo vivendo. Il Covid-19 sta stravolgendo molti degli assiomi che hanno retto negli anni e ciò va ben oltre l’Italia, relativamente nuova nell’universo brassicolo. In un’epoca dove – non sappiamo ancora per quanto – saremo costretti a mantenere un distanziamento di almeno un metro, come sarà ancora concepibile vivere l’esperienza del pub al bancone? Si badi bene: non stiamo parlando del fatto che, come sta avvenendo già da anni in Inghilterra, molti locali rischieranno di scomparire per sempre per cause principalmente economiche. Parliamo invece di uno stile di vita, di un modo impareggiabile di passare una serata, di un elemento sociale fortissimo (si pensi ai Village pub) che non potrà mai essere rimpiazzato dal servizio al tavolo, per quanto competente e accurato possa essere.

Dalla fase 1 alla fase 2: quale futuro per la birra artigianale italiana?

Ieri è cominciata per l’Italia la tanto attesa fase 2 dell’emergenza coronavirus, che ci ha permesso di riappropriarci di un pezzetto di normalità. La percezione è che l’allentamento delle restrizioni abbia permesso di scaricare un po’ di tensione tra la popolazione, tensione che fisiologicamente era cresciuta con il prolungarsi del lockdown. Per il comparto della birra artigianale, tuttavia, il passaggio alla fase 2 non ha apportato grandissimi cambiamenti: il settore rimane pressoché fermo, le problematiche economiche sembrano lontane da una soluzione efficace e le speranze di chi auspicava veloci riaperture sono state completamente disattese. Nel pezzo di oggi cerchiamo di fare il punto della situazione, tracciando un bilancio della fase 1 e una previsione di come potrebbe evolvere la fase 2.

Il Lambic, o delle virtù dell’acidità

Dobbiamo ammetterlo. Di fronte a questa tipologia di birre i commenti e gli aggettivi sono sempre i più disparati e contraddittori. Perché il Lambic divide, estasia o schifa, generando confusione nei neofiti: ostico, affascinante, ardito, complesso, ricco, “ma è aceto?”, “lasciatemi la bottiglia, è fantastico!”, “ma chi c…o se la beve ‘sta roba?!”. Quest’ultima colorita affermazione, accompagnata da faccia sbigottita d’ordinanza e, a volte, espulsione tramite sputo dell’esiguo contenuto assaggiato con atteggiamento timoroso, è tipica quando si chiede a un bevitore medio (dunque inesperto) di approcciare queste birre. Una tale reazione è infatti generata da odori pungenti, poco consueti e dall’acidità, che l’istinto umano associa a cibi e bevande guasti o pericolosi. Ma questo è uno dei tanti elementi di straordinarietà del Lambic: far trionfare la cultura (l’apprendimento di sapori e gusti) sulla natura (la predilezione istintiva solo per alcuni di essi).

Giovanni Campari lascia il Birrificio del Ducato

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Con un comunicato informale apparso sul proprio sito web, il Birrificio del Ducato ha annunciato la definitiva uscita dalla società di Giovanni Campari e Manuel Piccoli, i due fondatori che nel 2007 diedero vita al marchio emiliano insieme a Emanuele Aimi. Dopo appena tre anni dall’annuncio delle vendita al colosso Duvel, il Birrificio del Ducato saluta dunque il suo management storico e passa operativamente sotto il controllo dell’industria belga, sebbene nel concreto questa situazione fosse ormai consolidata da tempo. Da notare che nel volgere di pochissimi anni, tre dei quattro birrifici artigianali italiani acquistati dalle multinazionali – Birra del Borgo, Birradamare e Birrificio del Ducato – hanno perso i propri fondatori storici. Alla faccia di dichiarazioni come “nulla cambierà per la nostra azienda”.

Nuovi birrifici: Booty Bay, Birra Rebvs, Accussì e Birra Indipendente Gemonese

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Sarcasticamente potremmo affermare che il momento peggiore per aprire un birrificio negli ultimi 25 anni è stato proprio a ridosso dell’emergenza coronavirus: chi ha compiuto investimenti importanti nei mesi passati si ritrova ora a gestire un’attività che praticamente non può operare. Ma al netto dell’amara ironia è chiaro che nessuno poteva immaginare ciò che sarebbe accaduto in così poco tempo, compresi coloro che avevano da poco lanciato il proprio marchio brassicolo. Così le aperture nel nostro settore sono continuate con regolarità almeno fino all’inizio marzo ed è proprio di alcune di esse che ci occupiamo nell’articolo di oggi: quattro progetti partiti come sempre con grande entusiasmo, ma subito costretti ad affrontare enormi difficoltà. Per questo il nostro in bocca al lupo a loro è ancora più grande che in passato.

Una storia di successo lunga 10 anni: Maine Beer Company

In questo periodo a dir poco difficile, a volte mi trovo a ragionare sui birrifici o semplicemente sulle singole birre che vorrei ritrovare da qui a un paio d’anni. In sostanza, penso a quei birrifici italiani, europei e americani che spero vivamente superino la contingenza del periodo, che attualmente comporta un’enorme contrazione dei consumi, la chiusura, speriamo temporanea, delle relative taproom e de plano gravissime difficoltà economiche e di liquidità. Volgendo la mente oltreoceano, i nomi che in tal senso occupano la mia mente possono essere contati su due mani e tra questi c’è sicuramente Maine Beer Company, fondato dai fratelli David e Daniel Kleban a fine 2008 e operativo inizialmente a Portland, Maine, e in seguito a Freeport (2013) dove si trova l’attuale sede con uffici e taproom, peraltro oggetto di un importante ampliamento nel corso del 2018.

I beershop di Bruxelles: l’antidoto della capitale belga alla sete da lockdown

Come ormai quasi tutti i paesi al mondo anche il Belgio è in piena emergenza Covid-19. Dal 13 marzo bar e ristoranti hanno le serrande serrate e non potranno riaprire almeno fino a lunedì 8 giugno. Gli eventi pubblici sono stati annullati fino al 31 agosto. A farne le spese, oltre allo storico Zythos Beer Festival di Lovanio, anche molti festival che negli ultimi anni avevano preso la ribalta della scena belga, come il Leuven Innovation Beer Festival, il Tilquin English Beer Festival, e i brussellesi BXL Beer Fest e Swafff, senza considerare le tante manifestazioni minori. Gli amanti delle Gueuze tengono le dita incrociate per la Notte della Grande Sete (il festival internazionale delle Gueuze e delle Kriek), appuntamento biennale che si tiene nella località di Itterbeek a pochi chilometri da Bruxelles, rinviato a settembre, mentre è ancora nell’incertezza lo storico Belgian Beer Weekend (che solitamente si tiene il primo week end di settembre nella splendida cornice della Grand Place).

Nuove birre da Eastside, Extraomnes, Alder, Cascina Motta e Balabiott

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Oggi comincia l’ultima settimana di Fase 1 dell’emergenza Coronavirus e nell’ambiente non si respira un’atmosfera piacevole: la riapertura di pub a condizioni ragionevoli è rimandata a chissà quando e comprensibilmente l’insofferenza cresce di giorno in giorno. Per cercare di alleggerire un po’ il peso di questo momento non facile torniamo a occuparci di una delle poche cose che è rimasta quasi inalterata rispetto a prima: l’annuncio di birre inedite da parte dei birrifici italiani. E cominciamo da Eastside, che ha in rampa di lancio una Irish Red Ale battezzata Dear Mama (4,7%). Il nome non è casuale, infatti nelle intenzioni sarebbe dovuta uscire in concomitanza con la Festa della mamma (10 maggio) ed essere attaccata in un centinaio di pub italiani con spillatura in carboazoto, come omaggio alla celeberrima Kilkenny Cream (che il birraio Luciano Landolfi beveva da giovane). Poi le cose sono andate come sappiamo, quindi l’evento è saltato ma non il rilascio della Dear Mama, regolarmente previsto in questi giorni in lattine da 44 cl – un formato che personalmente adoro.

I vantaggi nascosti del delivery per i birrifici artigianali italiani

Da quando è cominciata l’emergenza coronavirus una delle parole che si sentono ripetere più spesso è “delivery”. Oltre che nel settore della ristorazione, il termine è diventato estremamente diffuso nel segmento della birra artigianale. Non è difficile capire il motivo: dovendo restare chiusi, pub e locali hanno nelle consegne a domicilio l’unico strumento per ottenere un minimo di ossigeno. In pochi, tra i non addetti ai lavori, avrebbero però immaginato che una simile soluzione sarebbe stata adottata anche da quasi tutti i birrifici artigianali, trovatisi anche loro senza molte alternative a causa dei meccanismi distributivi consolidati nel mercato – in breve, i produttori sono legati quasi esclusivamente al canale horeca. Così negli scorsi giorni molti microbirrifici hanno annunciato con entusiasmo l’attivazione del proprio servizio di delivery, riscontrando in generale un buon interesse da parte del pubblico. Ciò ha diffuso l’idea tra gli appassionati che le consegne a domicilio possano rappresentare un’alternativa valida per queste aziende. Niente di più sbagliato: anche per loro questa modalità di vendita non è che un palliativo in un momento di estrema urgenza.

Nuovi libri: Birra e Barbecue, La botanica della birra, Birre in cucina e altri

Come ben sappiamo il segmento editoriale italiano relativo alla birra non è mai stato troppo prolifico: i testi disponibili in libreria o su Internet sono pochi e dalla qualità altalenante. Negli ultimi tempi però la musica è leggermente cambiata e le pubblicazioni a tema sono aumentate, andando a rimpolpare gli scaffali (reali o virtuali) destinati a noi appassionati. In particolare nell’ultimo periodo si è verificata una curiosa impennata di novità editoriali di stampo birrario, aspetto che rappresenta una fortunata coincidenza in un momento in cui siamo costretti a rimanere a casa e trovare modi efficaci per occupare il tempo libero. Dunque andiamo a scoprire le ultime pubblicazioni italiane in ambito birrario.

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