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Cercasi birrificio artigianale in Veneto

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Vendesi Sala Cotte da 5 hL e attrezzatura specialistica

Birrificio vende sala cotte da 5 hL e attrezzature....

Il Birrificio BIRA vende impianto completo con sala cottura da 2,5/2,7 hL

Il Birrificio BIRA vende, preferibilmente in blocco, impianto completo...
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Ufficiale: il belga Achel non è più un birrificio trappista

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Il birrificio Achel non è più trappista. La notizia, che aleggiava da alcune settimane nell’ambiente birrario internazionale, ha ora trovato conferma: il più giovane tra i birrifici trappisti del Belgio non potrà più imprimere sulle sue etichette il famoso bollino esagonale Authentic Trappist Product. Come riportato da Jacopo Mazzeo sul suo sito, la conferma è arrivata direttamente da padre Nathanaël Koninkx, abate di Westmalle, che ha spiegato come nel monastero di San Benedetto di Hamont-Achel la locale comunità di monaci non sia più attiva da mesi. Per la precisione la produzione brassicola è ancora attiva all’interno dell’abbazia, ma non ci sono più frati che la possano quantomeno supervisionare. È dunque venuto meno uno dei tre criteri necessari a definire un birrificio trappista – gli altri due impongono la presenza dell’impianto all’interno della struttura religiosa e l’assenza di scopo di lucro.

Pub e ristoranti chiusi in tutta Europa: i problemi dell’Italia non sono le restrizioni

Nelle scorse settimane ci siamo messi alle spalle il 2020 tirando un sospiro di sollievo, ma il nuovo anno è cominciato sullo stesso tenore di quello precedente. Se vogliamo la situazione per il comparto brassicolo è persino peggiorata, perché le speranze dei mesi scorsi si sono trasformate in una deprimente rassegnazione, capace di inghiottire lentamente i pensieri più ottimistici. Le previsioni a breve e medio termine non lasciano intravedere alcun cambio di direzione e – ciò che è peggio – nell’aria si avverte una certa assuefazione alla situazione che stiamo vivendo. In altre parole ciò che prima era percepito come un’emergenza è ora diventato una mezza normalità, con pericolose ripercussioni per le categorie professionali che dall’inizio della pandemia stanno pagando il costo più alto. Tra queste ovviamente ci sono tutte quelle operanti nella filiera della birra artigianale. Ogni giorno che passa è un colpo in più all’umore dell’ambiente, che comincia a mostrare segni di seria preoccupazione, frustrazione e irrequietezza.

Birrificio vende serbatoio rimescolo

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Attenzione: l’annuncio non è più valido.

Birrificio vende serbatoio rimescolo 10hl coibentato, così composto:

  • Fornitore: Inoxtecnica Veronese, anno di costruzione 2016
  • Capacità: litri 1000
  • Tipo materiale: AISI 304
  • Dimensioni
    • ø interno mm 1100 c.a
    • Altezza cilindro interno mm 1500 c.a
    • altezza totale mm 2800 c.a
  • Fondo: conico
  • Tetto: conico
  • N.1 Scarico totale DN 40 DIN;
  • N.3 Gambe inox alte 500mm.piramidali scatolati con perno m.20 e piattello regolabile;
  • N.1 Chiusino superiore Ø 400;
  • N.1 Sfera di lavaggio;
  • N.1 Agitatore verticale con elica marina;
  • N.1 Coibentazione totale SP.80 mm in poliuretano a pannelli e ricoperta da lamiera inox saldata e sigillata.
  • Prezzo 2.500€

Contatti: Tel-Whatsapp. 333.8735143
Mail: [email protected].

Nuove birre da Alder, Lambrate, Liquida, Birra OV, Pontino e Malcantone

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Quando Marco Valeriani fu in procinto di aprire il suo birrificio Alder (sito web), annunciò che non si sarebbe concentrato solo su stili luppolati – quelli con cui aveva raggiunto la fama come birraio – ma anche su basse fermentazioni di stampo classico. Una specializzazione che aveva già iniziato a sviluppare ai tempi di Hammer, ma che ora sembra aver deciso di imboccare con decisione, andando a indagare e riproporre le antiche tradizioni europee. La sua nuovissima Forelle (5,3%) è definita una Landbier, prendendo in prestito uno dei tanti nomi con cui i birrifici della Franconia chiamano le loro birre quotidiane. La ricetta si basa sull’impiego di malti Pils e Cara, luppolo Spalter Select e lievito tradizionale francone. Inoltre è prevista una lagerizzazione (maturazione a freddo) di 60 giorni, capace di rendere il profilo aromatico straordinariamente pulito e “completo”. Come nelle migliori interpretazioni della tipologia, la Forelle si presenta con una luppolatura delicata e austera allo stesso tempo e fragranti note di miele e cereale.

Quando rilanciare un marchio non basta: Peroni cancella (di nuovo) birra Dormisch

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Nonostante la birra artigianale in Italia esista da appena un quarto di secolo, nella storia del nostro paese esistono antichi marchi brassicoli che si svilupparono a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Tra questi Dormisch ha per lungo tempo rappresentato una realtà fondamentale per la città di Udine, raggiungendo – al pari di altri competitor dell’epoca – numeri di tutto rispetto dopo il primo dopoguerra (60.000 hl di produzione annuale). E al pari di altri birrifici di quel tempo, finì al centro delle acquisizioni effettuate da parte dei marchi più grandi: nel 1953 Dormisch passò sotto il controllo di Peroni, che continuò a produrre la birra friulana contribuendo a farle ottenere ulteriori successi. L’idillio però cominciò a scricchiolare durante gli anni ’80 e nel 1989 Peroni decise di chiudere la fabbrica di Udine, decretando la fine di un marchio storico. Nel 2017 però arrivò il colpo di scena: il colosso decise di riesumare il brand Dormisch e rilanciarlo sul mercato, offrendogli nuova vita. Una scelta che fu accolta con grandi aspettative, ma che a distanza di qualche anno si è dimostrata totalmente fallimentare. È notizia di questa ore, infatti, che Peroni ha deciso nuovamente di fermare la produzione, decretando – questa volta forse per sempre – la morte di Dormisch.

Addio Settimana della Birra Artigianale, benvenuta Italy Beer Week!

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Avete presenta la Settimana della Birra Artigianale, la grande manifestazione che Cronache di Birra organizza fin dal 2011? Bene, dimenticatela. Dopo dieci anni abbiamo deciso che era giunto il momento di ripensare l’iniziativa sotto molti punti di vista, a partire dal nome. Così oggi ho il piacere di presentarvi in anteprima l’edizione 2021 della Italy Beer Week, naturale evoluzione di un evento che sin dalla sua nascita ha coinvolto migliaia di birrifici, pub, ristoranti, beershop e associazioni su tutto il territorio nazionale – in realtà spingendosi persino oltre i confini italiani. La struttura di base rimarrà la stessa: la Italy Beer Week sarà un “contenitore” di iniziative che per sette giorni consecutivi animeranno il nostro settore, proponendosi come uno strumento organico di promozione per la birra artigianale e i suoi protagonisti. A cambiare sarà il modo in cui questa impostazione sarà realizzata nel corso della settimana, nonché alcuni elementi di contorno. La carne al fuoco è davvero tanta, quindi entriamo subito nel dettaglio. Ma prima segnatevi le date: la Italy Beer Week 2021 si terrà da lunedì 22 a domenica 28 marzo.

Chiude Una birra al giorno, uno dei più importanti siti di divulgazione birraria

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Il nome Davide Salsi forse dirà poco agli appassionati di birra artigianale. Qualche lampadina in più dovrebbe accendersi citando il titolo del suo sito, Una birra al giorno, che per anni ha rappresentato una vera miniera di informazioni sulla birra italiana e straniera. L’uso del tempo passato non è casuale, perché proprio oggi Davide ha deciso di chiudere definitivamente il suo blog: una scelta annunciata con un lungo post, nel quale ha ripercorso le tappe significative della sua evoluzione come appassionato e blogger. Il triste epilogo era nell’aria da mesi, per l’esattezza da quando Una birra al giorno aveva lanciato un sondaggio tra i suoi lettori per capire quale direzione avrebbe dovuto assumere il sito, sempre più penalizzato dalla mancanza di tempo a disposizione del suo autore. La soluzione individuata all’epoca non è però servita a invertire la rotta degli eventi e così oggi dobbiamo incassare un addio pesante per il nostro mondo, che lascerà la birra artigianale italiana senza un prezioso divulgatore “vecchio stampo”.

Nuove birre da Altotevere, Rattabrew, Edit, La Villana e Bossum

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La prima panoramica del 2021 sulle nuove birre italiane parte dall’Umbria, e più precisamente dal comune di San Giustino (PG) dove ha sede il birrificio Altotevere. Come molti altri produttori, anche Altotevere recentemente ha deciso di lanciare una gamma di birre one shot e sperimentali, destinate nel corso dell’anno ad affiancare le creazioni standard denominate “core”. La primogenita della nuova linea Studio si chiama Nami (5,5%) ed è una New England IPA realizzata con luppoli Galaxy, Mosaic e Centennial per i quali è stato fatto ricorso alla tecnica del double dry hopping. La Nami è confezionata in lattina da 33 cl, contenitore che il birrificio umbro ha recentemente adottato in maniera estensiva. Aspettiamoci una bomba di frutta tropicale, con un corpo morbido e una chiusura piuttosto rinfrescante. Da notare che la grafica delle birre Studio è in “negativo” rispetto a quelle base: il colore di sfondo è il nero invece del consueto bianco.

Uno sguardo all’Europa in tempi di pandemia: Pentrich Brewing e Metaphore

Quando tra appassionati si parla delle scene estere più importanti, uno dei primi argomenti che si affrontano è relativo ai birrifici ancora poco conosciuti in Italia, ma che stanno facendo parlare di sé nel proprio paese di origine e non solo. In altri termini, produttori stranieri che nel breve e medio termine potrebbero diventare molto ricercati e in grado di salire sulla “cresta dell’onda” della scena europea, in virtù di diverse ragioni e variabili. Tra queste ha acquistato crescente importanza la reperibilità on line presso beershop internazionali, stanti le attuali nonché ovvie difficoltà a recarsi all’estero e l’altrettanto ovvia assenza di eventi birrari. In tal senso attualmente ci appaiono degne di nota due realtà che per certi versi risultano quasi antitetiche, a cominciare dal punto di vista geografico; Pentrich Brewing, situato nell’omonima cittadina del Derbyshire, in Inghilterra, e Metaphore Artisanal Brewing, di base a Praga.

Il futuro della birra italiana? Blockchain, sostenibilità ed economia circolare

Nel settembre del 2010 il settore birrario italiano fu investito da un’importante novità: il decreto ministeriale 212, infatti, elevò la nostra bevanda a prodotto agricolo. Fu la scintilla che fece scoppiare la febbre per la cosiddetta birra agricola, quella cioè realizzata con almeno il 51% di orzo coltivato dal birrificio e capace di fornire una serie di vantaggi (fiscali, economici, ecc.) alle aziende produttrici. Nonostante alcune criticità intrinseche, in pochi anni il fenomeno crebbe vistosamente: molti birrifici si trasformarono in aziende agricole e si susseguirono diverse iniziative, come la registrazione di marchi e l’organizzazione di manifestazioni a tema. Poi, con la stessa velocità, la tendenza apparve scemare e per alcuni anni il dibattito sulla birra agricola passò in secondo piano. Oggi stiamo assistendo a un ritorno di fiamma per alcuni concetti legati a quella stagione, destinati a diventare uno dei trend birrari più importanti degli prossimi anni. Il discorso si è evoluto, è diventato più complesso e ha assunto diverse sfaccettature. Ma l’idea di base – quella cioè di una birra profondamente legata al suo territorio – è rimasta centrale e ha trovato nuova linfa in un contesto profondamente cambiato.

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