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Che 2025 è stato per la birra artigianale

Possiamo considerare il 2025 l’anno peggiore di sempre per la birra artigianale italiana? Se escludiamo il periodo pandemico per ovvi motivi, la risposta è probabilmente affermativa. I dodici mesi passati sono stati accompagnati da notizie spesso negative, a tratti funeste, che ci permettono di salutare con un sospiro di sollievo questo 2025 e prepararci a un nuovo anno. Con la consapevolezza che le date sono solo convenzioni sociali e che i problemi hanno cause ed effetti che non iniziano e terminano allo scoccare della mezzanotte. In altre parole il momento storico che stiamo vivendo non è una parentesi che si chiude da un giorno all’altro, ma il risultato di un processo lungo, che solo per alcune coincidenze – oltre che per scelte reali, naturalmente – ha manifestato ora molte delle proprie conseguenze.

E pensare che il 2024 si era chiuso con buone aspettative, grazie alla definizione strutturale della nuova disciplina delle accise, particolarmente vantaggiosa per i piccoli birrifici indipendenti. Poi a gettare nello sconforto il settore sono arrivate diverse notizie negative, concentratesi curiosamente proprio nei primi giorni del 2025: le vendite degli impianti di nomi storici come Loverbeer, Almond ’22 e Argo, nonché la chiusura del polo produttivo di Extraomnes e il suo downgrade a beer firm – con la conseguente e prevedibile uscita dall’azienda di Schigi, che qualche mese dopo ha lanciato il suo marchio personale (Schigibier). A questi colpi roboanti si sono aggiunte altre chiusure, di cui in qualche modo abbiamo tenuto traccia nella nostra sezione degli annunci.

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Il 2025 insomma è stato un anno di molte chiusure, ma questa non è una novità. Il periodo post-pandemico si è contraddistinto per un andamento simile, ma fino allo scorso anno aveva coinvolto quasi esclusivamente progetti minuscoli, poco conosciuti (a parte qualche eccezione) e di stampo poco più che hobbistico. Per onore di cronaca occorre però segnalare i tanti progetti che sono stati rilanciati nel corso degli ultimi dodici mesi: Metzger, Stradaregina, Elav, Birrificio Corzano e Birra Var, per citarne alcuni. Un processo di rinascita che dimostra quanto il 2025 non sia stato solo un anno di chiusure e come ci sia ancora voglia di investire nel nostro ambiente. A questo elemento va poi aggiunta la tendenza positiva di diversi birrifici italiani, più o meno consolidati, che quest’anno hanno continuato a crescere, ampliarsi ed evolvere.

Come spesso accade le notizie negative dunque fanno più rumore di quelle positive, ma è indubbio che il comparto sta vivendo un periodo di pesanti difficoltà, che non si limitano solo alla parte produttiva. Nulla di inaspettato, sia chiaro, perché è da diversi anni che il settore ha capito il cambio di paradigma in atto. Da questo punto di vista l’eccezione è stata rappresentata dal 2024, che è sembrato un anno meno negativo rispetto alle aspettative. Possiamo dunque affermare che il 2025 ha semplicemente confermato il processo ormai in atto da dopo la pandemia, con un mercato destinato a sfoltirsi e a ridefinirsi. E composto da attori sempre più attempati – purtroppo non si avverte un vero ricambio generazionale – che fisiologicamente concludono le loro avventure birrarie per stanchezza, nuove esigenze di vita o semplice raggiungimento dell’età pensionabile.

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Semmai il vero problema del 2025 è stata l’assenza di notizie “strutturali”, che possano lasciar intravedere quelle riforme di cui il settore ha estrema necessità. Come spiegheremo nelle prossime settimane, quando presenteremo Italian Craft Beer Trends 2025, i mesi passati sono stati caratterizzati da un tendenziale stallo, con i birrifici che comprensibilmente hanno preferito mantenere una posizione conservativa. L’unica novità sostanziale è stata l’esplosione di birre low-alcohol, assecondando la richiesta per una nicchia produttiva verso cui si stanno forse alimentando aspettative troppo elevate. Però a inizio gennaio scrivemmo questo e i mesi successivi non hanno mostrato quanto auspicato all’epoca:

La birra artigianale italiana vive un periodo di stallo, aggrappata a una struttura molto fragile. Sta ai suoi operatori rinforzarne le fondamenta o, al limite, cercare nuovi punti d’appoggio. Sarà questo l’obiettivo del 2025 per il settore.

Così gran parte delle manovre del settore si sono concentrate sull’aspetto legislativo, con l’abrogazione del DPR del 1970 e l’apertura di Unionbirrai alla pastorizzazione, ma solo per le analcoliche. E soprattutto con il nuovo codice della strada, entrato in vigore a fine 2024 ma che ha manifestato i suoi effetti soprattutto nel corso del 2025: una vicenda al limite del non-sense, che però ha avuto conseguenze molto concrete sulle abitudini di consumo degli italiani. L’ultima notizia in termini legislativi riguarda la Legge di Bilancio, che prevede un calo dell’accisa da 2,99 euro a 2,97 euro per ettolitro e per grado-Plato. È un intervento che farà felice soprattutto l’industria, con effetti pressoché irrilevanti per i birrifici artigianali. Tuttavia questi ultimi erano già stati premiati con la disciplina a scaglioni degli scorsi anni, quindi a posto così.

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Come quelli passati, anche quest’anno si è rivelato ricco e impegnativo per il sottoscritto e per Cronache di Birra. Abbiamo portato avanti le nostre iniziative con il solito impegno e la solita puntualità: gli aggiornamenti quotidiani del sito, ovviamente, ma anche la proposta didattica di Formazione Birra (arricchitasi con il format per i giovani birrifici), la festa della Italy Beer Week (con numeri un po’ in calo, come prevedibile), la collaborazione con il Brussels Beer Challenge (ancora complimenti a Baladin per la vittoria del Trofeo Cronache di Birra). Lo scorso febbraio abbiamo presentato la nostra novità più importante del 2025: il report annuale Italian Crat Beer Trends, che analizza le tendenze del settore della birra artigianale. Sarà presentato di nuovo nel corso di Beer&Food Attraction, quindi cominciate a tenervi pronti. Se tutto va bene, infine, sempre nello stesso periodo presenteremo una novità molto interessante.

All’estero più che in Italia la birra artigianale è in crisi, o comunque in una fase di assestamento. Il 2025 non ha regalato troppi sconti a una tendenza con la quale stiamo imparando a convivere. Nella migliore delle ipotesi occorre impegnarsi molto di più per ottenere gli stessi risultati del passato. Ma forse eravamo abituati troppo bene e ora semplicemente bisogna confrontarsi con dinamiche che per altri settori sono normali. Cosa ci riserverà il 2026? Proveremo a capirlo nei prossimi giorni, intanto salutiamo la fine di questo complicato 2025.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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