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I prodotti premium e crafty trainano il successo della birra in Italia

È di alcuni giorni fa la pubblicazione da parte di IRI di alcuni dati riguardanti il mercato della birra in Italia, ripresi, tra gli altri, da un articolo di Repubblica. Sono statistiche apparentemente positive, che mostrano un rinnovato interesse degli italiani nei confronti della birra e che sembrano comprovare una certa inversione di tendenza da parte dei consumatori. In mancanza di un documento ufficiale, tuttavia, alcune tendenze sembrano poco coerenti con le ultime cifre a nostra disposizione, che risalgono all’Annual Report 2014 di Assobirra. Quindi o c’è alla base una metodologia di lavoro differente, oppure in due anni il mercato della birra italiano è cambiato sensibilmente. E le evoluzioni di cui siamo stati testimoni nel frattempo non rendono questa seconda possibilità completamente infondata.

Il 2014 fu un anno interlocutorio per la birra italiana, con un leggero aumento sia nella produzione che nei consumi. Una situazione tutto sommato confortante, soprattutto alla luce dell’aumento delle accise, di un’estate meteorologicamente disastrosa e della crisi economica. Un andamento tutto sommato positivo, dunque, che secondo Repubblica si trasformò l’anno successivo in un boom di consumi e acquisti e che è continuato in questa prima parte del 2016.

I dati parlano chiaro specialmente in riferimento alle vendite nella grande distribuzione, che sono cresciute del 4% a volume e del 6,9% a valore. Risultati a tratti entusiasmanti, ma che offrono una lettura molto più profonda se confrontati tra loro. Poiché la percentuale di incremento a valore è maggiore di quella a volume, significa che la crescita ha riguardato soprattutto le birre più costose. E l’ipotesi è confermata dallo studio stesso, che precisa come l’impennata delle vendite abbia riguardato la categoria delle birre speciali, capaci in questo modo di trainare l’intero settore.

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Analizzando infatti la variazione per singola categoria, scopriamo che le chiare light sono cresciute di “appena” il 4,3%, mentre è altrove che si sono registrati veri e propri exploit. Il più evidente è rappresentato dalle “aromatizzate”, che in termini di vendite sono salite di un clamoroso 36%. Successivamente si incontra un +14% per le rosse e le chiare sopra i 6 gradi alcolici, quindi compaiono le Weiss con un incremento dell’8%.

Il punto però è che stiamo parlando di grande distribuzione, quindi tutte questa statistiche riguardano quasi esclusivamente la birra industriale. Birra industriale che in questi anni è riuscita a reinventarsi, lanciando sul mercato una serie di prodotti pseudo artigianali che evidentemente stanno risultando vincenti. L’acquirente del supermercato appare dunque sempre più interessato a birre particolari, che non si riducano alla solita Lager commerciale per proporre qualcosa di diverso e stuzzicante.

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Ancora una volta in Italia abbiamo la controprova di quale profonda trasformazione abbia innestato la birra artigianale tra i consumatori. Non solo è cambiata la percezione della bevanda e le aspettative dei bevitori nei suoi confronti, ma anche il linguaggio. Non è un caso che, nell’articolo in questione, Alberto Frausin di Carlsberg Italia parli espressamente di “cultura birraria” e che tutti i report del genere citino la birra artigianale come vettore fondamentale per l’intero mercato.

E a proposito di birra artigianale, è interessante rilevare che per Coldiretti rappresenta un segmento con una forte spinta all’occupazione, soprattutto per i giovani under 35. Il motore di questa tendenza positiva è da ricercarsi in progetti innovativi, che vanno dalle certificazioni ai legami diretti con le aziende agricole, dalle coltivazione di materie prime a forme distributive più proprie del settore brassicolo, come i brewpub.

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Le statistiche prodotte da IRI raccontano un momento di grande successo della birra in Italia. La speranza è di poterle confrontare con altri report – che fine ha fatto l’Annual Report 2015 di Assobirra? – così da avere una visione più chiara e completa.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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