Tra le tante sfaccettature che offre la birra artigianale, una delle più meritevoli ma anche meno conosciute è la sua dimensione sociale. La produzione brassicola infatti si presta molto bene a progetti di inclusione sociale, indipendentemente dai destinatari a cui si rivolge. In Italia gli esempi non mancano, come dimostrano i casi di Vecchia Orsa, Pausa Cafè, Birrificio Sociale di Malnate, Birrificio Sociale Bagolò e altri ancora. Nel cuore della Valtellina, precisamente a Chiuro (SO), è attivo dal 2014 il birrificio Pintalpina: non solo un luogo di produzione di birra di qualità, ma anche una cooperativa sociale di tipo B, il cui scopo principale è l’inserimento lavorativo di giovani tra i sedici e i trent’anni con disabilità cognitiva.
Tutto ha inizio con Elianto, una cooperativa sociale che opera sul territorio e che ha saputo intercettare un’esigenza urgente: la mancanza di opportunità formative e lavorative per i giovani con disabilità dopo la fine della scuola. Come spiega Simone Pancotti, uno dei fondatori di Pintalpina:
Nel nostro territorio c’è un enorme buco in termini di offerta educativa e lavorativa nella fase post-scolastica. Per provare a rispondere a quel bisogno abbiamo scelto di dar vita a una vera realtà aziendale che potesse, attraverso attività concrete, rispondere ai bisogni specifici delle persone con disabilità. L’obiettivo è di restituire loro dei percorsi crescita dal punto di vista dell’autostima, del benessere e delle competenze, all’interno però di un contesto aziendale vero.
Ma perché proprio un birrificio? La scelta è frutto di un’attenta analisi del territorio e di diverse valutazioni. Inizialmente, la cooperativa aveva considerato altre attività, come la coltivazione di frutteti e l’apicoltura, ma alla fine ha optato per la produzione di birra, un’attività che si è rivelata particolarmente adatta a rispondere alle esigenze dei ragazzi. Il processo produttivo, infatti, offre una varietà di mansioni che possono essere adattate alle diverse capacità e competenze.
Il modello Pintalpina
Una delle peculiarità di Pintalpina è la presenza costante in birrificio di un educatore professionale. Questa figura, sostenuta economicamente dal birrificio, affianca i ragazzi in ogni momento, offrendo loro un supporto personalizzato e aiutandoli a superare le difficoltà. La presenza continua dell’educatore permette di sviluppare per ogni ragazzo un percorso educativo individualizzato. L’educatore non si limita a fornire istruzioni, ma svolge un ruolo di mediazione, aiutando i ragazzi a comprendere il significato delle attività e a relazionarsi con i colleghi.
I ragazzi di Pintalpina sono coinvolti in diverse fasi del processo produttivo, dalla macinazione all’imbottigliamento, dal confezionamento all’etichettatura. Alcuni si occupano della gestione dei cartoni, altri danno una mano in amministrazione o si dedicano alla pulizia. Durante l’estate, alcuni ragazzi partecipano anche al servizio nella tap room, mentre altri si occupano delle consegne o supportano lo staff durante sagre ed eventi. Ovviamente la sala cotte è affidata al mastro birraio, ma per il resto i ragazzi hanno la possibilità di confrontarsi con diverse mansioni, acquisendo competenze e aumentando la propria autostima.
Non solo birra: un impegno per il territorio
Pintalpina non è solo un birrificio, ma un motore di sviluppo sociale per l’intera comunità. Negli anni, la cooperativa ha avviato diverse iniziative, come la coltivazione di piccoli frutti e il rilevamento di un negozio di vendita di mele, con l’obiettivo di creare nuove opportunità di lavoro per i ragazzi. L’attenzione all’ambiente è un altro valore fondamentale per Pintalpina, che investe in tecnologie e soluzioni per ridurre l’impatto ambientale della propria attività.
Non è tanto importante che cosa fai, ma è fondamentale che quello che fai ti porti a stare un po’ meglio.
Questa frase di Simone Pancotti racchiude la filosofia di Pintalpina, un luogo dove il benessere dei ragazzi è al primo posto. L’azienda adatta i tempi e le modalità di lavoro alle esigenze individuali, creando un ambiente sereno e stimolante. L’obiettivo principale è che ogni persona si senta accolta, valorizzata e possa crescere.
Un birrificio in crescita
Nonostante il suo approccio “slow”, in dieci anni di attività Pintalpina ha fatto molta strada. Il birrificio ha coinvolto circa 70 ragazzi e ragazze con disabilità, alcuni dei quali sono stati assunti a tempo indeterminato. Attualmente, Pintalpina ha due dipendenti con disabilità e prevede di assumerne un terzo nel 2025. Il birrificio si rivolge principalmente al mercato locale della provincia di Sondrio (70%), ma i suoi prodotti sono apprezzati anche fuori dalla provincia (30%).
Una delle scelte fondamentali di Pintalpina è stata quella di non dipendere da finanziamenti pubblici. Questo permette alla cooperativa di mantenere la propria autonomia e di definire autonomamente gli obiettivi e le modalità di intervento. Il progetto si autofinanzia con la vendita della birra e per questa ragione ha la necessità di affrontare la produzione brassicola con un taglio altamente qualitativo. In altre parole produrre birre di qualità è indispensabile per trovare uno spazio nel mercato nazionale e di conseguenza sostenere l’intero progetto sociale.
I progetti e le sfide per il futuro
Pintalpina guarda al futuro con ottimismo, con l’obiettivo di consolidare il proprio modello di inclusione sociale e ampliare le proprie attività. La ristrutturazione degli spazi produttivi e laboratoriali, l’attenzione alla sostenibilità ambientale e la ricerca di nuove opportunità di lavoro sono le priorità per i prossimi anni. Pintalpina è molto più di un birrificio artigianale: è un laboratorio di inclusione sociale, un luogo dove i sogni diventano realtà e dove ogni sorso di birra ha il sapore della speranza. Un esempio virtuoso di come si possa fare impresa creando valore sociale e offrendo opportunità concrete a persone con disabilità.