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Quattro stili birrari insoliti, ma perfetti per l’estate

Essendo la birra una bevanda, il suo consumo cambia notevolmente in base alla stagione. Non solo dal punto di vista dei volumi consumati, ma anche delle tipologie di produzione nei confronti delle quali ci si indirizza. È chiaro infatti che con l’arrivo della bella stagione le scelte dei consumatori si allontaneranno da birre alcoliche e strutturate, puntando piuttosto a stili più dissetanti e rinfrescanti. Tra questi tutti conosceranno le Weizen – per quanto il loro consumo sia stabile tutto l’anno – e molti di voi avranno bevuto Blanche, Pils, Saison, Golden Ale e via dicendo. Insomma, non è una semplificazione ritenere che esistono tipologie birrarie adatte all’inverno, così come altre più indicate per l’estate. Se però siete alla ricerca di qualcosa di diverso, sappiate che esistono stili meno diffusi che sono perfetti per le calde giornate di questo periodo. Eccone alcuni…

Kölsch

Impossibile non citare in questa rassegna le Kölsch, le tipiche birre di Colonia. Sono tra i pochissimi stili ad alta fermentazione rimasti in vita in Germania, sebbene facciano ricorso ad alcuni accorgimenti produttivi tipici delle Lager. Sono birre leggere, dissetanti ed equilibrate, con un finale secco e freschi aromi fruttati. In passato ne ho parlato in diverse occasioni, citando anche il tipico bicchiere da 20 cl con cui vengono servite a Colonia.

Negli ultimi anni alcune interpretazioni – il nome Kölsch è protetto dal marchio IGP – stanno ottenendo grande fama all’estero. Anche molti birrai italiani hanno ormai inserito questo stile nelle loro produzioni: la prima a ottenere successo è stata la Rodersch di Bi-Du, che ha in qualche modo aperto la strada ad altri birrifici. Le Koelsch italiane oggi sono tante, tra cui segnalo la Pecan di San Paolo, l’OG 1045 di Carrobiolo, la Tscho! di Maltovivo, la Linfa di Birranova e la Alaaf del Pontino.

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Cream Ale

Quello delle Cream Ale è uno dei pochissimi stili nati negli Stati Uniti e forse quello più direttamente legato all’evoluzione della cultura birraria del paese. Nel loro nome c’è il chiaro richiamo all’uso di lieviti ad alta fermentazione (Ale), tuttavia sono considerate birre ibride. Il motivo di questa particolarità deriva del pretesto per cui nacquero, quello cioè di contrastare il crescente successo dei prodotti a bassa fermentazione, sui quali avevano iniziato a puntare alcuni birrifici. Quelli che invece rimasero legate alle Ale cercarono di restare al passo con i tempi proponendo qualcosa di simile, ma ad alta fermentazione. La soluzione fu nell’adottare tecniche produttive tipiche delle Lager (lagerizzazione, krausening, ecc.), nonostante non fossero Lager.

Le Cream Ale sono dunque birre leggere e fresche, simili organoletticamente alla Koelsch tedesche, che però possono prevedere anche l’impiego di riso e mais. In Italia ne esistono pochissimi esempi (secondo Microbirrifici.org addirittura solo quattro), tra cui la Karibu di Decimoprimo di cui ho scritto recentemente. A queste possiamo aggiungere anche la Cream Ale nata dalla collaborazione tra Revelation Cat e Mikkeller.

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Lambic e suoi derivati

Molti stili “estivi” fanno dell’amaro il loro punto di forza per risultare dissetanti, tuttavia anche l’acido può avere un potere analogo. E se parliamo di birre acide, chiaramente non possiamo esimerci da citare Lambic, Gueuze, Kriek e via dicendo. Si tratta di produzioni a fermentazione spontanea tipiche del Pajottenland, regione belga conosciuta quasi esclusivamente per questo motivo. Se conoscete e apprezzate le birre acide – cosa non affatto scontata – converrete con me che questi stili sono la cosa più dissetante e appagante nelle calde giornate estive. Se avete dubbi chiedete al Ma che siete, che negli ultimi quattro giorni ha visto finire la bellezza di tre fusti di Cantillon, tra Fou Founne, Gueuze e quant’altro.

Chiaramente in Italia non abbiamo Lambic, ma esistono alcune produzioni che vi si avvicinano organoletticamente, almeno in termini di predisposizione all’estate. Non posso allora non citare la Mummia di Montegioco, ma anche Birra Madre di Menaresta, oltre alla storica Panil Barriquée Sour di Torrechiara. Ci sono poi alcuni validissimi blend con Lambic e derivati, come la Duchessic di Birra del Borgo o la Beersel Morning del Ducato.

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Gose

Se le Weizen vi piacciono e vi hanno stancato, perché non virare su questa variazione sul tema, tipica della città di Lipsia? Occhio però, perché le Gose non sono certo birre di facile approccio: oltre a una percentuale di frumento (come per le Weizen), esse prevedono l’uso di sale, coriandolo e lattobacilli. Sono quindi birre acidule, leggermente salate e assai speziate, che ai palati meno allenati sembrano uscite dalla malvagia idea di qualche burlone. In realtà sono una tipologia tanto rara quanto intrigante, capace come poche altre di sposarsi con le alte temperature delle giornate estive.

Negli ultimi anni alcuni birrifici italiani hanno iniziato a confrontarsi con birre salate – non necessariamente prodotte con frumento. Anche in questo caso uno dei pionieri è stato Beppe Vento del Bi-Du con la sua Saltinmalto, a cui poi sono seguite la Marsilia di Amiata (forse la migliore in Italia), la Salinae de La Cotta e recentemente la Salada di Lariano.

E voi se cercate uno stile estivo ma insolito cosa puntate?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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32 Commenti

  1. beh onestamente anche ad una Berliner Weisse non direi di no.. ne ho bevuta una al The Drunken Duck in occasione dello Zwanze day 2012 fatta dal birrificio Mastino

  2. La Salada a me non ha convinto in pieno. All’inizio in effetti è fresca, con buona presenza di sapidità e leggerissima acidità, ma poi esce un po’ troppo (per me) il coriandolo e l’acidità diventa sgradevole appena si scalda leggermente.

    Tra le Cream ale italiane segnalo anche la Rosco di Geco, che ho in frigo ma non ho ancora bevuto.

    • Io sono abbastanza d’accordo con Celo: secondo me manca di equilibrio tra le componenti, da un lato c’è troppo sale, dall’altro l’acidità è troppo marcata. Poco armonica insomma, ma sono ancora le prime cotte.

    • Salada bevuta al compleanno del lariano qualche mese fa.
      Mi è sembrata troppo salata per i miei gusti, quasi a livello acqua di mare.
      Per il resto invece non mi è dispiaciuta il coriandolo e l’acidità erao adeguati per me.

      Recentemente anche Lambrate ha tirato fuori la sua gose “Su de doss” definendola “blanche salata”.

    • … finisce molto rapidamente che non fa a tempo a scaldarsi, neanche leggermente 🙂 ! La ROSCO concordo: ottima !

      blanche salata lambratese 🙂

  3. La Gose di Lipsia è inarrivabile e incopiabile, neanche minimamente avvicinabile.
    Nostrane Saltinmalto tutta la vita, la Marsilia mi da fastidio l’ acidità finale, la Salada se la pensiamo come Blanche al sale allora è una blanche diversa, può non piacere per il troppo coriandolo o il troppo sale all’ imbocco, ma rimane una variazione sul tema interessante.
    Lambrate non pervenuta (purtroppo… 🙁 )
    Io personalmente per l’ estate promuovo Golden Ale e Weiss in tutte le loro declinazioni, per un inizio serata o aperitivo anche un acidella tipo Rubus di BdB non ci sta male.

    • si ma la gose è comunque una birra acida….detto ciò di quelle ho assaggiato solo la marsilia e non mi ha convinto in pieno 🙂

  4. bevuta qualche giorno fa la Tscho! di Maltovivo. Mi è piaciuta moltissimo. Perfetta per una serata estiva. ad inizio giugno ho provato una sorta di blanche salata di Lambrate (su de doss) e non mi ha fatto impazzire…ammetto però di non aver mai provato una gose di lipsia.
    le classiche blanche proprio non riesco a farmele piacere invece.
    In ogni caso a parte questi stili insoliti come dicevate nell’articolo io trovo perfette per tutta la stagione estiva Taras Boulba e Zinnebir di De La Senne

  5. Anche uno stile “normale” come la Blanche, d’estate è un toccasana.

    D’inverno normalmente non ne bevo, d’estate invece la si apprezza vieppiu’..

    Mai provata la gose, ho pero’ provato la saltinmalto, che suppongo sia piu’ che altro ispirata a questo stile.

    • Se non ricordo male la Saltinmalto non prevede frumento e questo “dettaglio” non ha poche ripercussioni a livello organolettico

  6. Recentemente bevuta la Cinquedea (ticinum ryebeer) del Birrificio Pavese, con il 50% di malto di segale. Perfetta per l’estate.
    Poi concordo sulla Bender Ale. Ed anche la Utopia (saison), sempre del Vecchia Orsa, va giù che è uno spettacolo!

  7. so che non è uno stile di per se ma un appunto sulle session beer ( ipa e saison su tutte) ? sono un toccasana contro la calura estiva 🙂 comunque d’estate saison, blanche, weizen, al massimo qualche ipa/apa non esagerata di alcohol e bitter a go go 🙂

  8. Vallo a dire a quelli che in negozio ordinano St.Bernardus 12, Rochefort 10, HY Super e Hy Cuvée, Samichlaus, etc etc …

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