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Colpaccio Interbrau: la Thomas Hardy’s tornerà in vita grazie all’azienda italiana

Nello sconfinato panorama internazionale della birra artigianale, non sono molti i prodotti che possono vantare una fama leggendaria. Tra questi è impossibile non citare l’inglese Thomas Hardy’s Ale, un Barley Wine unico al mondo, per molti appassionati modello di riferimento per tutti i “vini d’orzo” di stampo anglosassone. Nonché una delle birre più ricercate in assoluto: prodotta in quantità limitate e disponibile solo in bottiglie millesimate da 25 cl, è in grado di sostenere lunghissimi invecchiamenti pur rimanendo eccellente. Su Ebay (e non solo) ogni tanto fa capolino qualche Thomas Hardy’s con decenni sulle spalle, che i beer geek più incalliti si aggiudicano a prezzi spaventosi. Ma è una delle poche birre per cui certi exploit sono comprensibilissimi.

Il mito della Thomas Hardy’s probabilmente deriva anche dalla sua travagliata storia, che ne ha visto interrotta la produzione in più occasioni. Nata nel 1968 per iniziativa del birrificio Eldridge Pope con l’intento di celebrare il grande scrittore e poeta britannico, ottenne in poco tempo una fama eccezionale, che la lanciò direttamente nell’olimpo dell’industria brassicola internazionale. A causa però degli elevati costi di produzione, nel 1999 il birrificio decise di interromperne la produzione, calando momentaneamente i titoli di coda su una birra già considerata leggendaria.

Il vuoto durò solo pochi anni, perché nel 2003 la Thomas Hardy’s tornò in vita grazie al birrificio O’Hanlon’s, che ne acquisì i diritti di produzione. Le caratteristiche della birra rimasero immutate, così come la ricetta: gli appassionati accolsero la notizia con entusiasmo e la Thomas Hardy’s tornò a riempire gli scaffali di mezzo mondo. Almeno fino a metà del 2009, quando anche O’Hanlon’s fu costretta a interromperne la produzione.

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A distanza di tre anni la storia si ripete e, per a gioia di molti, la Thomas Hardy’s tornerà ancora una volta in vita. Ma stavolta l’idea di riesumare questo storico brand non arriva dall’Inghilterra, bensì dalla nostra Italia. Ed è qui la notizia nella notizia: i diritti di produzione sono stati acquistati da Brew Invest, società nostrana che fa capo a Sandro e Michele Vecchiato. Due nomi che chi bazzica l’ambiente conoscerà di certo: sono i fratelli Interbrau, uno dei più importanti distributori di birre di qualità in Italia.

Il merito della rinascita della Thomas Hardy’s è quindi da ascrivere a un’azienda italiana. Il comunicato di oggi segue alcune voci di corridoio che si erano diffuse nell’ambiente e rappresenta una novità senza precedenti per il nostro paese. Che sia l’Italia a resuscitare uno storico marchio inglese non è un dettaglio da poco e dimostra la costante crescita della nostra nazione nel panorama birrario internazionale. In secondo luogo, si tratta di un’operazione strategica eccezionale: con questo accordo i Vecchiato si sono aggiudicati un brand di una solidità impressionante, che potrà garantire ritorni eccezionali in termini di mercato e di immagine.

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Purtroppo nel comunicato non si fa menzione del luogo in cui verrà prodotta la Thomas Hardy’s, ma la certezza è che rimarrà all’interno dei confini inglesi. Un dettaglio non da poco, che credo Brew Invest dovrà rivelare a breve. Saranno tutelate anche le caratteristiche organolettiche della birra, oltre al formato e alla tiratura limitata. A quanto pare sarà identica alla Thomas Hardy’s che abbiamo sempre apprezzato, ma con un pezzetto di cuore italiano in più.

In queste occasioni, il primo pensiero degli appassionati è sulla salvaguardia della ricetta originale, ma credo che i Vecchiato avranno tutto l’interesse a tutelarla al massimo. Sono invece curioso di vedere come sarà accolta la novità all’estero, soprattutto nel Regno Unito: non deve essere facile accettare che uno storico marchio di birra sia acquistato da un’azienda italiana. Staremo a vedere, nel frattempo voi che ne pensate di questa notizia?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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42 Commenti

  1. Ma gli è venuto il dubbio che se hanno sospeso più volte la produzione è perchè la birra non rende? Altrimenti perchè mai l’avrebbero interrotta?

    • e a te non viene il dubbio che con un un grimaldello come TH ti si spalancano nuovi mercato ovunque per piazzare poi il resto della scuderia marchiata triade?

      • ma siamo sicuri che sia poi così apprezzata o mitizzata in patria?
        Suppongo che il marchio non gli sia poi costato tanto e la birra verrà prodotta (non si sa con quale risultato) da qualche loro partner in UK.
        Forse come ritorno commerciale sarà più fruttuoso in italia e in usa che oltremanica.

        P.S.
        Bevuta una 2006 una settimana fa ed era da applausi.

        • secondo me sei molto ottimista in una delle tue supposizioni… in altre invece ti vedo un po’ disfattista. non credo peraltro la strategia di IB si limiti ad acquistare il marchio e tanti saluti. avranno in mente come metterlo a frutto, e a mio parere se c’è una birra che rappresenta un mito, in termini di qualità ma anche di immagine, quella è la TH, insieme alla WV (peraltro distribuita da IB mi pare), che però stappata non stupisce un non addetto come una TH (prova a prende un sommelier e stappale e vedi quale delle due lo fa rotolare)

          sul risultato, prima assaggiare, poi parlare, se vogliono farla buona, ci riescono… il problema al limite sarà il prezzo

          dici che forse il ritorno sarà più fruttuoso in USA e Italia… e ti pare poco? rammento che poi al mondo ci sono tanti altri paesi, tipo Brasile, Australia, Giappone, Russia, ecc.

          • In realtà mica criticavo l’acquisizione. E probabilmente il prodotto non sarà malvagio.
            Ho giusto dei dubbi che l’operazione possa avere chissà quale ritorno in UK rispetto ad altri mercati

          • su quali basi dici che “non sarà malvagio”. e perché invece non può essere ottimo? perché l’ha acquistato IB invece di Mikkeller? non credo proprio abbiano problemi a trovare un birraio/birrificio competente per realizzare la ricetta, ci sono riusciti O’Hanlons, non vedo le ragioni per un pessimismo preventivo

            secondo a me del ritorno in UK gliene importata poco se non nulla. i mercati per la birra sono tanti, le aste ebay le fanno da qualche altra parte, ergo… tu pensa solo se dovessero fare (e secondo me non lo fanno) come fanno le cantine di vino di grido: vuoi il mio barolo? allora ti pigli anche il barbera e il dolcetto. con la birra basta meno: saranno gli altri a cercare IB, non IB a correre dietro a certi clienti. e una volta messo il piede dentro, hai voglia… ma non ci pensi ad esempio quando un distro americano, brasiliano, giapponese, ecc. busserà alla porta di IB per averla? secondo te non ci infilano dentro anche qualche bancalone di altra roba? suvvia, un po’ di fantasia su come funziona il mondo degli affari…

          • mah, è probabile che sia anche quasi impossibile riprodurre una birra di quel genere, con quel processo produttivo, in maniera IDENTICA, su due impianti diversi in due posti diversi

            ricordo del polemichine dell’epoca su O’Hanlons. non so dire se e quanto fosse diversa dalla precedente (che era già fuori mercato da un pezzo peraltro), so solo che quando la stappai la trovai eccellente e fedele a sé stessa e tanto mi bastò. esattamente quanto mi aspetto da questa nuova rinascita

          • Una domanda: ma se non sai dire quanto fosse diversa, come hai fatto a trovarla fedele a se stessa? 😛

          • per carità, volevo solo sottolineare che va benissimo criticare IB quando va criticata, però se mi ripesca una TH, birra di cui sento la mancanza, io sono contento di principio

            poi è un’azienda che macina business e utili da paura, non fanno i poeti, è ovvio che hanno il soldo al centro dei loro pensieri prima ancora della birra, forse ancor più di altri operatori del settore, e di lavoro fanno i commerciali. però se spacciano un po’ di TH insieme e non solo autotreni di Amarcord io son contento

          • Anche io spero caldamente che ne uscirà un ottimo prodotto, perchè a mia volta ne sento la mancanza. La principale incertezza è, credo, legata a quanto il nuovo prodotto sarà vicino ai suoi predecessori. La stessa birra di O’Hanlons mi era sembrata, all’epoca, abbastanza diversa da quella di E&P bevuta “fresca” (naturalmente tale affermazione va presa con le supermolle, visti gli anni di distanza tra i due assaggi, però l’impressione all’epoca era stata nettissima), malgrado fosse comunque una birra a mio parere eccellente.

        • (cmq volevo rispondere a Ankh e ho cannato come al solito)

          beh, non mi pare così difficile da capire, se non vogliamo farne una questione semantica. premesso che quando uscì la O’Hanlons per ovvie ragioni non esisteva una TH prima versione di pari età da paragonare, ergo non sono il solo ad essere stato impossibilitato al confronto alla pari. premesso che, tolto qualche guru totale della birra britannica/mondiale del quale non ho mai sentito l’opinione, diffidavo fortemente del solito parere “eh ma una volta era meglio!”. premesso che per oscure e inspiegabili ragioni nella mia giovinezza birraria avevo assaggiato pochissime volte la TH prima versione (ma ho poi recuperato in seguito con entrambe, di differenti età). le prime che stappai mi parvero non solo eccellenti, ma del tutto in linea con la ricetta e ciò che quella birra era sempre stata, per ciò che rappresentava (l’eccellenza nell’ambito delle Old Ale freestyle – sì, non è un BW…). non mi ero manco posto il problema se fosse una fotocopia, ma se fosse fedele al suo lignaggio, ergo a sé stessa. e per me lo era eccome

          ma poi, secondo te/voi la TH è sempre stata identica da un anno all’altro, da una decade all’altra?

          • Rispondo qui, tanto ormai l’ordine è andato del tutto perso (anche per colpa mia, devo aggiungere)… 😉

            In effetti mi trovi decisamente d’accordo, è per questo che parlavo di prendere l’affermazione con le molle: nella mia testa il ricordo è netto, ma vale come il due di coppe!

            Di certo se la nuova incarnazione dovesse essere sul livello delle due precedenti, ci sarà da festeggiare!

          • io metterei anche un complemento al titolo : “yes I know my way” così la rendiamo ancora un po + italiana.
            comunque sul prezzo io penso 5 euro una 25 cl.

        • se devo dirti la verità manco mi ricordo i vertici della piramide, bisogna sentire il Bottoni che (mi pare) ha coniato il termine

          che IB, Farinetti, Baladin, Borgo, Amarcord, Olmaia, ecc. siamo una grande famiglia, in termini di azionariato condiviso e accordi distributivi, non mi pare un segreto. basta guardare la selezione presente al GBBF per avere le idee più chiare

    • TH è un marchio che è rimasto tranquillamente in vita per 30 anni.
      Se non sei bravo, anche un marchio come Coca Cola non rende. E viceversa.

  2. Interbrau vuole farsi voler bene dal mondo craft e per non rischiare di non riuscirci si è assicurata questo colpo. Intendiamoci…meglio questo classico che nuovi colpi ad effetto, ovviamente.
    Credo dovremo attenerci semplicemente a giudicarne il risultato in termini di qualità, altrimenti rischiamo noi consumatori, più che la Thomas Hardy’s, di essere il vero obiettivo dell’operazione.

  3. In realtà credo che il formato da 25 cl sia stato introdotto relativamente tardi (primi anni ’80) e poco dopo abbiano iniziato a imbottigliare anche le 33 cl; a parte le primissime produzioni, credo che il formato “classico” fisse quello da 18 cl (poco più di un “nip”): quelle del ’91 che ho in cantina hanno questo formato, mentre quella celebrativa del 25° anniversario è da 33 cl. E, visto che me ne hai fatto venire voglia, mi sa che stasera ne berrò una per festeggiare la resurrezione…

  4. Tra gli addetti ai lavori circolavano cifre con tanti zeri… temevo che non se ne facesse di niente. Complimenti dunque ai fratelli Vecchiato che, da imprenditori appassionati sono sempre più i protagonisti del panorama italiano della birra artigianale e non.
    Io ho sempre adorato questa birra ed il fatto che venga salvata da una cordata di italiani non può che farmi felice. Poi se gli standard qualitativi resteranno immutati, molti beershop dovranno averla, a patto di dover comprare obbligatoriamente anche altre birre nella promozione del momento. Quindi dal punto di vista commerciale, i conti potrebbero anche tornare

  5. Hanno aperto anche un beershop a Padova, e dalle voci che girano sembra che ne vogliono aprire una quarantina in tutta Italia.
    I ragazzi si danno da fare! Complimenti a Vecchiato e all’amico Baldan.Comunque per chi ha timore di Interbrau dico questo:
    Chi lavora con professionalità e chi punta alla qualità non deve temere nessuno!!!!

  6. Anche secondo me non va forte in UK.
    Sicuramente poi un prodotto che puo funzionare non viene facilmente discontinuato e messo in un cassetto.
    Personalmente non ne sono mai stato un fan, ma sara interessante vedere i risultati. =)

  7. Grazie a Interbrau berremo anche altro…tennest scotch ale e tennets extra…per la cronaca, visto che anche questa è una notizia recente. Comunque noi gli compreremo solo la TH
    c’è chi rifiuta le tennets e chi le accoglie 😉
    notte!

  8. .un marchio come th non poteva andare perduto, era solo questione di tempo,mi stupisce che non si capisca che ,per un italiano, il fatto che sia stato acquisito da ib sia l’opzione meno conveniente.

  9. F: papà papà, quando sarò grande voglio fare il birraio!
    P: figlio mio, ti consiglio di prendere la patente C. O studiare economia e commercio.

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