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La birra come soggetto dei grandi dipinti dei pittori fiamminghi

Parlando di piatti e abbinamenti brassicoli, in questa rubrica, di fatto, ci siamo sempre occupati della materia allargata della “tavola”. Ecco perché stavolta abbiamo pensato a una curiosa divagazione tematica, per guardare proprio questo “spazio sacro della convivialità” con gli occhi dell’arte pittorica. Che sia il bancone del pub o un ampio tavolo da banchetto, siamo infatti abituati a pensare i momenti che vi trascorriamo come estensioni temporali positive, dedicate al buon tempo del bere e del mangiare. La storia della pittura dà ampie testimonianze di attenzione verso questi intervalli di necessità e godimento, individuali e collettivi. Ma è un interesse relativamente recente: prima del XV secolo, la quotidianità, tra cui anche i momenti gastronomici, era considerata frivolezza da non rappresentare; inoltre, per essere sicuro della vendita del quadro, l’artista attendeva commissioni più che prendere iniziative personali e queste di solito arrivavano o dalle famiglie nobili o dal clero, per ritratti o scene del Vangelo. Nel nord Europa, però, vuoi per i più veloci cambiamenti politico-sociali, vuoi per la maggiore distanza, fisica e filosofica, dalla stringente morale del cattolicesimo romano, dal 1400 il tema raccolse un certo interesse.

Chi scrive non è uno storico dell’arte, ha una pura passione per la pittura e ama osservare come questa sia eccezionalmente in grado di rappresentare l’epoca di appartenenza. Perciò, l’idea di questo articolo è quella di condividere spunti di riflessione su un tema che ruota attorno alla nostra bevanda preferita e al mondo degli abbinamenti cibo-birra. Perché le testimonianze archeologiche, gli oggetti, gli scritti e le poesie sono importantissimi, ma la pittura produce immagini indelebili, ha una capacità inequivocabile e straordinaria di ricordare, evocare e testimoniare. E infatti le scene rappresentate hanno forgiato la nostra rappresentazione mentale di quelle epoche, delle modalità di fruizione dei pasti e delle bevute.

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Chi governa l’ha sempre saputo (anche se oggi si usano altre forme comunicative il concetto rimane), ma anche – e così entriamo in argomento “artistico” – chi ha voluto denunciare, facendo passare, tramite un’immagine semplice, concetti comprensibili a tutti. Pensiamo immediatamente all’opera di William Hogarth, che nel 1751 con il dittico Beer street/Gin lane denuncia pubblicamente le condizioni della Londra dell’epoca, con i governanti della città che nulla facevano per limitare il devastante consumo di superalcolici: la birra andava favorita, poiché è bevanda di morigeratezza e operosità.

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La birra come soggetto nell’arte

Su queste pagine ci siamo già dedicati alla connessione tra quadri e birra, passando in rassegna le opere più famose che la riguardano. In questo pezzo vogliamo invece occuparci di come è stata rappresentata la birra sia all’interno delle case che negli spazi pubblici del nord Europa, in particolare delle Fiandre “storiche” (attuali Belgio del nord e Olanda), essenziali ritrovi sociali e reali crocevia delle attività umane di quei tempi. Considerato il vasto materiale a disposizione, abbiamo selezionato quadri che fossero più coerenti possibile con il tema presentato. Aggiungiamo, a livello di informazione “organizzativo-culturale”, che la maggior parte delle opere citate è esposta nei musei di città da considerare come meta o base di potenziali tour brassicoli.

Jan Van Hemessen

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Cominciamo dal fiammingo Jan Van Hemessen (1504-1567), la cui vita gravitò attorno alla città di Anversa, dove fu soprattutto pittore di scene storiche e di genere, fortemente influenzato dall’arte italiana. Ne La parabola del figliol prodigo (1545) la scena è rappresentata all’interno di un postribolo, dove si nota la copiosa e importante presenza della birra. Colori, facce ed espressioni sono tipici della pittura fiamminga, il quadro trasmette una vitalità potente e ironica, sottolineata dal sorriso sardonico della donna in primo piano. Una “confusione organizzata” in cui la birra è una protagonista di sottofondo, come capita non di rado nelle nostre esistenze: è evidente che le persone con quelle espressioni abbiano bevuto abbastanza e alla fine questo fa sempre accadere qualcosa.

Jan Steen

Jan Steen (1626-1679) è un importante pittore olandese il cui tema favorito era rappresentato dai momenti di vita delle classi lavoratrici, della quotidianità o di festa. Nato in una famiglia benestante, era profondamente legato alla birra: il padre infatti era proprietario di una locanda storica della città di Leida, L’alabarda rossa, ed egli stesso, quando si trasferì a Delft, nel 1654, aprì (con poco successo) una fabbrica di birra, De roscam. Infine quando tornò a Leida, qualche anno più tardi, ottenne la licenza per aprire un’osteria. Nella lussuria, fa’ attenzione (1660) viene rappresentata una casa in cui non c’è il minimo ordine. L’iscrizione sulla tavoletta di ardesia, in basso a destra, mette in guardia dai rischi del solo godimento – tradotto dall’olandese suona più o meno: “stai attento a vivere la bella vita e temi la verga” – mentre umoristicamente e minacciosamente una spada e una stampella pendono dal soffitto.

Rispetto alla birra, questo dipinto rappresenta in qualche modo l’alter ego de La famiglia felice (1658), in cui invece il bicchiere di birra sollevato dal pater familias suggella un momento di unità familiare e di gioia: un elemento di convivialità immancabile nei ceti medi dell’Olanda, all’epoca la principale potenza commerciale europea.

Frans Hals

Frans Hals (1580-1666) è stato un ritrattista fondamentale nell’arte olandese ed europea, vista la sua capacità di cogliere i dettagli e mostrare splendidamente le espressioni umane, grazie all’originalità con cui interpretava la luce e i colori. In Malle babbe (La strega di Harleem) (1640 ca) viene rappresentata col bicchiere da birra in mano la famosa (all’epoca) “Barbara la pazza di Harleem”, anche se non è certo se fosse realmente pazza o semplicemente alcolizzata.

Totalmente diverso il soggetto di Due ragazzi sorridenti con un boccale di birra (1626), in cui la bevanda è fonte di gioia semplice, perfettamente in grado di accompagnare i momenti felici.

Gerard Ter Borch

Gerard Ter Borch, conosciuto anche come Gerard Terburg (1617-1681), è stato un importante pittore olandese di genere, capace di scorgere e rappresentare faccende casalinghe e scene intime della quotidianità, le cui opere hanno influenzato molti pittori, tra cui anche Johannes Vermeer. Soldati che bevono, fumano e suonano in una casa (1652 ca) si distingue per un chiaroscuro che mette l’accento sui tre soldati, testimoniando ancora una volta come la birra sia legata ai momenti di gioia e rilassamento: da notare il bicchiere in vetro trasparente, allora merce rara, perfetta dimostrazione di come l’Olanda dell’epoca fosse un Paese molto florido.

Adriaen Van Ostade

Chiudiamo con Adriaen Van Ostade (1610-1685), prolifico artista olandese, probabilmente allievo di Franz Hals, che ha prediletto soggetti contadini, artigiani, bottegai e interni di case popolari. Matrimonio in una locanda (1674) raffigura un ambiente semplice, la felicità della festa del matrimonio, la grande voglia di divertimento e di ballo, tanta birra da bere: quanto ci ricorda il famoso quadro di Bruegel il vecchio legato al mondo del Lambic?

Anche ne Il violinista (1673) troviamo una scena di quotidianità, in cui basta un po’ di musica per portare aggregazione e sorrisi: bellissima l’espressione beata del signore seduto col boccale in mano.

In Contadini felici (1648) il titolo dice già tutto: la nostra bevanda preferita è protagonista, con un tipo davanti alla porta che innalza il boccale.

In una taverna (1677) e Contadini in una taverna (1635) sono rappresentate due situazioni quasi identiche, semplicemente disegnate da una prospettiva differente (o forse, semplicemente, a orari differenti), sono entrambi ambientate in una taverna: luogo di amicizia, ritrovo, allegria e di stimolo per il consumo di birra. Del resto, soprattutto nel nord Europa, per il tempo libero non è che ci fossero molte alternative: viste anche le condizioni climatiche spesso avverse, che fosse bar, pub, osteria, locanda o taverna, questi locali “laici” rappresentavano alcuni tra i pochi luoghi di aggregazione, con in più l’attirante presenza dell’alcol. Un compagno essenziale, un alimento e un veicolo di ebbrezza perfetto per sfuggire fugacemente dalla ripetitività e dalla fatica della quotidianità contadina.

Roberto Muzi
Roberto Muzi
Docente, degustatore e consulente di settore. Classe 1980, appassionato di fermentazioni e di tutto ciò che riguardo quello straordinario micromondo abitato da lieviti e batteri, è sommelier, scrittore, divulgatore birro-gastronomico e giurato in alcuni concorsi nazionali. Ama leggere e bere birra mentre segue il calcio: una semplice scusa, sciocca e inossidabile, per foraggiare il consumo pro-capite italiano.

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