Negli ultimi anni in Italia il concetto di “filiera della birra” si è sviluppato enormemente, seguendo il crescente successo della nostra bevanda e in particolare della sua incarnazione artigianale. In tempi recenti sono nate iniziative, realtà e associazioni finalizzate alla valorizzazione della filiera, che per ovvi motivi possiede ancora tante potenzialità inespresse. Ora un deciso impulso alla crescita potrebbe arrivare da Loreo, in provincia di Rovigo, dove sorgerà la più grande malteria italiana. Il polo dovrebbe entrare in attività nel corso del 2023 e rappresenterà non solo il punto di riferimento per la produzione di malto in tutto il Nordest d’Italia, ma anche uno strumento per spingere la filiera italiana verso nuovi obiettivi. Dietro il progetto c’è Italmalt di K-Adriatica, azienda che forse qualcuno di voi conoscerà meglio con il vecchio nome del marchio assorbito nel 2009: Agroalimentare Sud. Parliamo della storica malteria di Melfi, in Basilicata, la cui società controllante ha ora deciso di lanciarsi in un importante investimento per creare una nuova struttura produttiva nel Polesine, in Veneto.
Come riportato da Barbara Ganz su Il Sole 24 Ore, la nuova malteria di K-Adriatica nascerà grazie a un investimento di circa 25 milioni di euro, di cui la gran parte destinata agli impianti tecnologici e 2,4 milioni per lo stabilimento produttivo. Il polo punterà alla sostenibilità (per quanto possibile) e alla riduzione dell’impatto ambientale: sarà utilizzata solo energia da cogenerazione con uso del 100% del calore e una riduzione del consumo di acqua pari al 35%. La produzione sarà ampiamente automatizzata, collegata a un sistema integrato di stoccaggio e in grado di occupare 100 persone, tra addetti diretti e indiretti. Grazie a contratti stipulati con circa 800 aziende e imprese agricole, K-Adriatica conta di produrre a Loreo 50 mila tonnellate di orzo, che si aggiungeranno alle 42 mila tonnellate di Melfi.
Sono numeri enormi, ma i più importanti riguardano gli effetti di questa operazione. Grazie al nuovo impianto, infatti, il nostro paese potrà coprire il 60% del fabbisogno nazionale di malto, che oggi è fermo a poco meno del 40%. Questo passaggio ha implicazioni fondamentali, perché non solo favorirà l’emancipazione del settore dall’acquisto di materie prime straniere, ma fornirà ulteriore supporto all’idea di birre 100% made in Italy, altro concetto in forte ascesa nell’ultimo periodo. Chiaramente la nuova malteria avrà come primi clienti i grandi birrifici industriali operanti sul nostro territorio, ma le implicazioni dell’intera iniziativa si rifletteranno anche sul segmento artigianale.
Non è un caso che all’evento di presentazione fosse presente, insieme all’amministratore delegato di K-Adriatica e agli esponenti della politica locale, anche Teo Musso di Baladin, che ricopre anche il ruolo di presidente del Consorzio Birra Italiana. Queste le sue dichiarazioni:
Abbiamo fatto capire che dietro alle birre c’è un mondo fatto di aziende con una loro identità. Con il Consorzio della birra italiana stiamo lavorando in questa direzione e abbiamo inoltre costituito un marchio per garantire e tracciare la prevalenza di materia prima da filiera agricola italiana, utilizzata nella produzione di birra artigianale affinché il consumatore finale beva sempre di più un prodotto italiano non solo di brand, ma di materia prima.
Il segnale è molto interessante, perché la decisione di sostenere un simile investimento per la creazione di una grande malteria non è trascurabile. Significa che ci sono imprenditori che guardano con ottimismo al futuro della birra in Italia – senza dimenticare che non sono certo neofiti nell’ambiente – e soprattutto che l’idea di un prodotto 100% italiano troverà risorse decisive per diventare un fattore sempre più preminente. Vale la pena allora riportare anche le parole di Giovanni Toffoli, amministratore delegato di K-Adriatica:
Il nostro obiettivo è essere pronti per il raccolto dell’orzo a giugno 2023. Con il nuovo progetto – spiega Giovanni Toffoli – contiamo di sviluppare ulteriormente il mercato della birra 100% Made in Italy, aumentando la produzione del malto per birra per arrivare a coprire il 60% del mercato nazionale riducendo le importazioni che oggi sono pari a circa 125mila tonnellate. […] La produzione di orzo italiano per la filiera della birra è un’opportunità per l’agricoltura anche con il recupero e la riqualificazione produttiva ed economica di aree agricole in fasce marginali. L’impianto di Loreo rappresenterà un polo di sviluppo per il Polesine e vedrà il Veneto come Regione di riferimento per il polo della birra del Nordest.
Quello della birra italiana si conferma dunque un settore in discreta salute e con prospettive entusiasmanti, nonostante sia reduce da mesi di difficoltà impressionanti. La notizia del progetto di K-Adriatica rappresenta un’ulteriore iniezione di ottimismo in un momento in cui dominano ancora incertezza e cautela. Ma è un’ulteriore dimostrazione che, quando torneremo alla normalità, il settore brassicolo potrà tornare velocemente sui ritmi impressionanti che ne hanno contraddistinto l’evoluzione negli ultimi anni.