Venerdì scorso è apparsa su The Brussels Times una notizia destinata a stravolgere il mondo del Lambic per come lo abbiamo conosciuto fino a oggi. Secondo l’articolo, infatti, il birrificio 3 Fonteinen è pronto a lanciarsi in un mega investimento di 25 milioni di euro per ampliare la sua sede di Lot, in pieno Pajottenland. Parliamo chiaramente di un’operazione di grandissimo impatto per un microcosmo – quello dei produttori di fermentazioni spontanee – che in molti casi comprende aziende a conduzione familiare, nel senso più restrittivo del termine. La novità è destinata a modificare i connotati di un’azienda apprezzatissima dagli appassionati di tutto il mondo, che nel giro di pochissimi anni ha cambiato pelle almeno un paio di volte. Insomma sono ormai lontani i tempi in cui 3 Fonteinen rischiò di chiudere i battenti – ma poi fu veramente così? – a causa della perdita di 100.000 bottiglie per un termostato difettoso. Era il 2009 e sono passati dieci anni, ma per come è cambiato questo marchio nel frattempo pare che ne siano trascorsi un centinaio.
In effetti una prima grande trasformazione era avvenuta già nell’estate del 2016, quindi in tempi relativamente recenti. Fu allora che venne inaugurata la nuova sede di Lot, uno spazio da 5.500 mq che affiancò quella storica di Beersel, distante soli 4 km e mantenuta in attività per continuare a produrre lì il Lambic della casa. Nella nuova location furono collocate 30 foeder di provenienza italiana e predisposte zone per la sala da degustazione (Lambik-o-droom), lo svolgimento di eventi e congressi e la coltivazione di alberi da frutta. La novità attirò subito l’attenzione degli appassionati di mezzo mondo e le visite alla nuova sede furono da subito numerose. All’epoca quel cambiamento sembrò epocale per 3 Fonteinen, invece non era altro che l’antipasto di ciò che ci avrebbe atteso nell’immediato futuro.
L’attuale investimento riguarda la nuova sede e si sviluppa secondo due direttrici. Da una parte c’è l’intenzione di incrementare sensibilmente la produzione e raggiungere i 6.000 hl annui, aumentando anche il numero di dipendenti (alla fine saranno tra i 30 e i 40). Dall’altra c’è l’idea di offrire impulso al turismo birrario, visione già evidente ai tempi dell’apertura della sede di Lot. Il progetto prevede infatti la creazione di spazi per i visitatori e di un grande parcheggio. Molto interessanti anche gli obiettivi in termini di ingredienti, perché è prevista la piantumazione di centinaia di alberi di Schaerbeek – ciliege acide simili alle nostre griotte – lo sviluppo di collaborazioni con coltivatori di cereali della zona e la reintroduzione di un’antica varietà di luppolo autoctono. I lavori di costruzione dovrebbero cominciare nell’autunno del 2020 e durare circa due anni, alla loro conclusione 3 Fonteinen si svilupperà su una superficie di 12.000 mq.
Come si può leggere su De Tijd, l’intero progetto è inoltre finalizzato a ottimizzare i flussi lavorativi. Basti pensare che il trasporto del mosto da Beersel a Lot ha fatto perdere all’azienda circa 200 giorni-uomo all’anno. Sembra dunque che la produzione sia prima o poi destinata a spostarsi a Lot. In pratica l’obiettivo a lungo termine è proseguire nel processo di efficientamento già in atto da alcuni anni e che ha permesso di triplicare le vendite e di far salire l’utile operativo a quasi 1 milione di euro. L’investimento è pesante ed è stato possibile anche grazie alla partecipazione di Geert Duyck, gestore del colosso di private equity CVC, che dal 2016 possiede una quota di minoranza in 3 Fonteinen.
Di fronte a certe operazioni si rimane sempre piuttosto scettici sul futuro di un birrificio, tanto più se consideriamo che 3 Fonteinen appartiene alla ristretta cerchia dei tradizionali produttori di Lambic. La piccola dimensione familiare è ormai un ricordo lontano, ma è bene ricordare che 3 Fonteinen non ha venduto a qualche grande multinazionale del settore. Prima di strapparsi i capelli è dunque importante capire come evolverà il marchio nei prossimi anni e se potremmo continuare a bere i suoi splendidi prodotti oppure metterci una pietra sopra per sempre. Al momento la seconda opzione mi sembra la meno verosimile.
Chi fa lambic in questi anni ha imparato a raccontare bene le storie, e i prezzi a cui si vendono a quanto pare permettono dei margini decisamente elevati, viste le cifre in ballo. Sicuramente rispetto all'”artigianale” che fa birre meno di nicchia ci lucrano molto di più, secondo me.