Se ieri leggendo gli annunci di Cronache di Birra vi siete chiesti come può un birrificio artigianale vendere un sistema per la pastorizzazione flash, magari persino scandalizzandovi alla notizia, allora siete caduti in pieno nel pesce d’aprile che ho architettato quest’anno. Qualche ora prima avevo preparato il campo facendovi credere che non ci sarebbero più stati scherzi del genere dopo l’ultimo – per la verità solo in parte inventato – risalente al 2015, ma la verità era un’altra. La verità è che ho voluto aspettare il primo aprile per rinnovare, dopo un po’ di tempo, una tradizione che accompagna il sito sin dai suoi primi vagiti. Come sperare di cogliervi in fallo nonostante le attese e le aspettative? Semplice, lasciando il gioco sottotraccia e spostandolo sulle possibili reazioni all’annuncio, che sono puntualmente arrivate. Insomma, ho tratto in inganno molti di voi e quindi posso dichiararmi soddisfatto 🙂 . Ovviamente però non è stato l’unico pesce d’aprile partorito nell’ambiente, così oggi ne approfittiamo per ripercorrere le notizie più improbabili comparse nella giornata di ieri.
Per molti birrifici il primo del mese è l’occasione per annunciare birre a dir poco fantasiose. Il Birrificio Turbacci, ad esempio, se n’è uscito con la notizia del lancio della sua Sink Hole (6%), realizzata con materie prime provenienti dall’area del Pozzo del Merro, la cavità carsica allargata più profonda del mondo e non distante dall’azienda di Mentana (RM). In particolare la birra è stata fermentata con un lievito speciale isolato nello stomaco del Niphargus cornicolanus, un mollusco che vive nei fondali del pozzo. Dallo stesso luogo proviene poi una nuova specie di fiore appartenente alla famiglia dell’Echinodorus Tenellus, aggiunto alla ricetta per conferire peculiari note tropicali. Infine, nella cotta è stato utilizzato il Rose, un luppolo autoctono inedito così battezzato perché caratterizzato da sfumature rosacee.
Se la birra di Turbacci vi sembra fuori di testa, aspettate di vedere cosa si è inventato per l’occasione il birrificio Birranova. Ieri il produttore pugliese ha infatti annunciato la sua nuovissima Carba (6,5%), definita “la prima birra al gusto di carbonara”. Oltre ai classici quattro ingredienti birrari, infatti, la ricetta prevede anche l’impiego di uovo, guanciale, pepe e parmigiano – e qui gli amanti del piatto della tradizione romana storceranno il naso per l’assenza del pecorino 🙂 . Completamente non sense il resto delle informazioni: lo stile è incomprensibilmente identificato come “New Italian IPA”, sebbene poi la fermentazione sia da Lager. Per il prossimo anno ci aspettiamo una linea parallela dedicata ai piatti regionali d’Italia!
All’estero naturalmente non sono rimasti a guardare. Il sito Craftbeer.com ha annunciato l’inserimento delle Glitter Beer tra gli stili ufficiali previsti dalla Brewers Association – qualcosa che su queste pagine avevamo previsto qualche mese fa, in un pezzo tra il serio e il faceto. Il birrificio The Alchemist ha presentato la sua Holy Guacamole, una Double IPA prodotta con una quantità spropositata di avocado e aglio: bellissimo il video in cui dalla lattina escono orridi pezzettoni di frutta fangosa che finiscono nel bicchiere, per un risultato a dir poco tremendo. E poi ancora il profumo Estée Lager di Firestone Walker, il kit per bere sotto la doccia di Bent Paddle, il festival super esclusivo di Stone e altri ancora. Incredibile il numero di birrifici che per gioco hanno annunciato le loro birre in busta (Drake’s, Madtree, Perennial), segno che probabilmente in futuro questo contenitore non sarà così improbabile.
La febbre dei pesci d’aprile ha ovviamente colpito anche le multinazionali. Divertente quello proposto da Pilsner Urquell, che ieri mattina ha presentato le sue patatine al luppolo. La foto pubblicata sui canali social mostra una classica confezione di chips brandizzate col famoso marchio ceco, maturate con luppolo Saaz e prodotte con sole materie prime di casa. Inutile specificare che le patatine sono di colore verde, mentre i più attenti alla linea saranno contenti di sapere che questo innovativo prodotto contiene il 65% in meno di grassi. Il gioco è stato subito smascherato, ma è apprezzabile il tentativo di proporre qualcosa di diverso dal solito.
Fuori dal nostro mondo merita menzione il crossover emerso dal pesce d’aprile di Fini, per capirci quelli della pasta fresca. Ebbene l’azienda modenese ieri ha annunciato la sua La Granfrizzante, una birra al raviolo disponibile nei migliori supermercati d’Italia. A livello grafico poteva essere realizzata un po’ meglio (il bicchiere di birra è una delle cose più posticce mai viste), ma al di là dello scherzo è interessante notare il campo in cui Fini è sconfinato in questa occasione. È una presa in giro nei confronti dell’ambiente birrario? Oppure la moda per le birre con ingredienti assurdi è arrivata anche alle orecchie degli uffici marketing del marchio emiliano? A quanto pare anche il primo aprile può fornire interessanti spunti di riflessione…