Nel fine settimana appena concluso è rimbalzata sui principali organi d’informazione la notizia di un fondamentale ritrovamento per la storia della birra. Come riportato ad esempio da La Stampa, siamo al cospetto delle più antiche tracce della nostra bevanda – o meglio, di una sua versione primordiale – localizzate nei pressi di Haifa, in Israele, e risalenti a 13.000 anni fa. Annunci del genere non sono una rarità nel nostro mondo e si susseguono con una certa costanza, tanto che solo una ventina di giorni fa avevamo raccontato della scoperta di indizi della produzione di birra in un sito in Iraq, datati 2.500 a.C. Può quindi essere del tutto naturale accogliere certi aggiornamenti con distacco e scarso interesse, eppure le informazioni provenienti da Israele hanno una portata straordinaria, in grado di rivoluzionare il concetto stesso di evoluzione dell’uomo.
Come ben spiegato da Wired, il ritrovamento è avvenuto negli scavi di Raqefet, luogo conosciuto per le sepolture di un antica popolazione semi-nomade di cacciatori e raccoglitori, chiamati Netufiani. È un sito archeologico di estrema importanza, perché i resti (umani e meno) si sono conservati in maniera fenomenale permettendo di approfondire le conoscenze sul periodo pre-stanziale della civiltà umana. Insieme alle tracce di riti funebri, utensili e altri oggetti, gli studiosi hanno trovato indizi sulla produzione e consumo di bevande alcoliche. Nello specifico hanno rinvenuto tracce di amido e microscopiche particelle vegetali (fitoliti) che solitamente sono presenti quando si trasformano il grano e l’orzo in birra.
La prima scoperta sconvolgente è relativa alla datazione dei reperti, risalente a un periodo compreso tra 11.700 e 13.700 anni fa. È quindi opportuno spostare sensibilmente indietro la data di nascita della birra, che fino a oggi tutti i ritrovamenti (in Iran, Mesopotamia e Cina) fissavano non oltre il 3.400 a.C.: qui parliamo di quasi diecimila anni prima, in una fase dell’evoluzione umana completamente diversa. Questa novità, già di per sé clamorosa, impone anche di ripensare il ruolo della bevanda nella storia dell’uomo. Fino a oggi la teoria più diffusa era che il suo sviluppo avvenne in concomitanza con quello dell’agricoltura, quando cioè le popolazioni poterono disporre di abbondanza di cereali. Ecco come la professoressa Li Liu, a capo del team di ricerca, spiega questo importante passaggio:
Questa scoperta mostra che produrre l’alcol non era necessariamente il risultato di un surplus nella produzione agricola, ma che la birra veniva sviluppata, almeno in parte, per ragioni legate a rituali e necessità spirituali, prima dell’agricoltura.
Prendono quindi forza ipotesi formulate in tempi recenti, secondo le quali la birra non si diffuse nella civiltà umana dopo il passaggio allo stato sedentario, ma fu la bevanda stessa a favorire questa trasformazione nelle popolazioni, spinte a cercare un modo per disporre di cereali in maniera costante e controllata (tramite l’agricoltura). Di conseguenza la birra non sarebbe un sottoprodotto del pane, ma si sarebbe sviluppata quantomeno in contemporanea con questo altro fondamentale alimento.
Un altro aspetto davvero interessante riguarda il processo di produzione che i ricercatori hanno dedotto analizzando i reperti. Ebbene già al tempo sarebbe stata utilizzata una versione primordiale di maltazione, poiché i cereali (orzo, grano, avena) venivano messi in ammollo, lasciati germogliare e dunque essiccati. Successivamente venivano pestati nei mortai e ridotti in poltiglia, aggiunti ad acqua calda e quindi fermentati in maniera naturale (cioè come succede ancora oggi con il Lambic). Un procedimento concettualmente non così dissimile da quello utilizzato oggi dai birrifici di tutto il mondo. Anche l’idea che la maltazione dei cereali sia stata un’invenzioni delle popolazioni celte va drasticamente rivista: evidentemente era una pratica in uso già 15.000 anni fa.
La terza rivelazione dello studio è spiegata direttamente da Jiajing Wang, coautore della ricerca:
Produrre birra era una parte integrante dei rituali e delle feste, un meccanismo sociale legato a processi regolatori all’interno di civiltà gerarchiche
Quindi appare chiaro che sin dalle sue incarnazioni primordiali la birra svolgeva una funzione culturale, rivestendo un ruolo centrale in riti e celebrazioni. Nei secoli la bevanda è ovviamente cambiata, perdendo alcune sue qualità – ad esempio oggi non è più considerata un alimento come in passato. Eppure la sua anima principale è rimasta inalterata nel tempo: possedeva e possiede tuttora un’incredibile qualità socializzante, che rimane la sua più straordinaria prerogativa. Da un punto di vista antropologico esiste una forte analogia tra i riti dei Netufiani di 13.000 anni fa e i brindisi all’interno dei moderni pub. E tutto ciò è obiettivamente straordinario.
Qui non è da riscrivere la sola storia della birra, ma l’intera storia della razza umana.
Esattamente, ed è straordinario che sia la birra a obbligarci a compiere questa ridefinizione
Be dai non proprio, c’è la scoperta di Gobleki Tepe antecedente a questa. La cosa straordinaria è che non ci sia separazione tra la storia umana e quella della birra.