Dopo il resoconto di ieri su Pechino è ora il momento di concentrarsi sulla parte finale del mio viaggio in Cina, che ho passato nella città di Shanghai. Come ho ampiamente spiegato, nel paese asiatico è in atto un certo fermento birrario, che ha portato negli ultimi anni alla nascita di alcuni birrifici artigianali. Si tratta tuttavia di casi isolati che non permettono di parlare di un vero e proprio boom: possono essere considerate le prime fiammelle di un grande incendio che – data l’inarrestabile ascesa economica della nazione – potrebbe concretizzarsi in tempi relativamente brevi. Per questa ragione la Cina non può ancora ritenersi una destinazione birraria di prima fascia (e neanche di seconda, a essere sinceri), tuttavia se doveste capitare da quelle parti per lavoro o per piacere, sappiate che che potrete contare su qualche indirizzo interessante.
Dicevamo di Shanghai. Dopo una decina di giorni passati tra Pechino e Xi’an, arrivare a Shanghai è come cominciare un nuovo viaggio. Nel giro di qualche minuto ho dovuto dimenticare quanto visto fino a poco prima: gli Hutong malmessi, la metropolitana sovraffollata, il traffico a dir poco anarchico, i marciapiedi diroccati e le catapecchie a ogni angolo di strada. Shanghai è a tutti gli effetti un mondo a parte, nonché una metropoli paragonabile a città come New York, Londra o Tokyo. D’altro canto stiamo parlando del centro economico della Cina, con i suoi grattacieli da capogiro, le vie eleganti e le persone vestite con un gusto più occidentale. La presenza di luoghi d’intrattenimento è una naturale conseguenza (c’è evidentemente più richiesta di svago), con cinema, teatri, ristoranti chic e strade famose per lo shopping. Un contesto in cui la birra artigianale può svilupparsi rapidamente…
Non è dunque un caso che il primo locale che ho visitato si trovi a ridosso di una delle vie più importanti di Shanghai, famosa per i suoi negozi di marchi prestigiosi. Sto parlando di una delle due filiali della Boxing Cat Brewery (sito web), situata a Fuxing Road 519, non lontana dalla zona di Xintiandi. Per cura dei dettagli e comfort il posto è tranquillamente paragonabile alle migliori birrerie italiane e del resto del mondo (occidentale): ovviamente tutta un’altra musica rispetto alle inevitabili condizioni approssimative dei locali che avevo visitato a Pechino (Great Leap e Slow Boat). Con questi ultimi tuttavia condivide la nazionalità del birraio: Michael Jordan è infatti americano e la sua provenienza si riflette ovviamente sugli stili brassati. Metteteci poi che il menu propone piatti statunitensi e che le tv presenti trasmettevano NBA senza soluzione di continuità e capirete come improvvisamente io mi sia sentito lontano migliaia di chilometri dalla Cina.
Mettiamolo subito nero su bianco: Boxing Cat è di gran lunga il miglior produttore artigianale che mi è capitato di assaggiare durante la mia vacanza. Ho provato la Standing 8 Pilsner e la TKO India Pale Ale, entrambe di ottimo livello. La Pils si lascia bere con facilità e tradisce la sua natura americana, pur senza perdere di vista caratteri fondamentali quali l’eleganza e l’equilibrio. Discorso simile per la Ipa, che ostenta un valido bilanciamento tra toni maltati e luppolati, un finale bello secco e un retrolfatto gradevole e incisivo. Se vi trovate a Shanghai cercate di non mancare questo indirizzo: si beve alla grande, il locale è decisamente accogliente (c’è anche il camino!) e sicuramente passerete qualche ora piacevole.
La mia seconda tappa in città è stata la Shanghai Brewery (sito web), anch’essa presente con due indirizzi. Io ho visitato la sede di Hong Mei Road, situata in zona meno centrale rispetto a Boxing Cat e all’interno di uno spazio pedonale destinato a ospitare pub, ristoranti e locali. Anche in questo caso siamo al cospetto di una birreria in stile puramente occidentale, con uno spazio esterno e un’ampia sala interna. L’ambiente è un po’ asettico, complice anche la zona che ricorda un centro commerciale di periferia: scordatevi dunque l’atmosfera da classica birreria, qui siamo più al cospetto di un american bar quantomai mainstream. Il birraio – indovinate un po’ – è americano e si chiama Geoff Engels.
Qui ho assaggiato la Hongmei Amber Hefeweizen e la North Star IPA. Rispetto a Boxing Cat il livello è decisamente più basso, con la Dunkelweizen che mi ha lasciato piuttosto contraddetto: profumi timidissimi, corpo eccessivamente watery e una sensazione di incompiutezza alla fine della bevuta. Situazione leggermente migliore per la IPA, anch’essa tuttavia caratterizzata da un profilo aromatico poco incisivo: evidentemente l’impostazione generalista del locale si rispecchia anche in ricette prive totalmente di coraggio (e non solo). Posto valido per una veloce pausa in zona, considerando anche che non si trova lungo gli itinerari turistici più battuti.
Durante la mia permanenza a Shanghai sono riuscito a visitare solo questi due posti, mentre avrei anche aggiunto il The Brew, brewpub situato all’interno di un elegante hotel di lusso (ma in zona poco centrale). Il panorama della città non offre molto altro e a ben vedere si tratta di una mezza delusione, considerando ciò che Shanghai rappresenta attualmente. Se infatti in una metropoli come Pechino la penuria di luoghi birrari è tutto sommato comprensibile valutando gli stili di vita della popolazione, la situazione di Shanghai invece sarebbe perfetta per un vero boom di destinazioni con birra artigianale. Boom che forse avverrà a breve, ma che per il momento è ben lontano dal concretizzarsi.
A supporto dell’ultima considerazione, vi segnalo un ultimo luogo birrario, ma poco interessante per chi è appassionato di birra di qualità. Sto parlando del gigantesco locale Paulaner situato in pieno Xintiandi: praticamente un fetta di cultura birraria bavarese sulla falsariga della immense birrerie presenti a Monaco di Baviera (tra le quali, ovviamente, ci sono anche quelle di Paulaner). Considerate che lì mezzo litro di Lager costa il corrispettivo di quasi 10 euro, un prezzo che in due settimane di vacanza non ho pagato neanche per un pasto completo in ristorante. Eppure il posto era pieno di avventori, non solo stranieri. Se Shanghai è pronta per un mostro del genere, allora può cullare benissimo una prossima rivoluzione artigianale. Staremo a vedere.
Qualcuno di voi è mai stato a Shanghai? Considerazioni sulle vostre bevute? E sulla scena birraria cinese in generale?
Come già ti avevo scritto su un post di FB, sarei dovuto andare a Shanghai questa estate (tra l’altro poco prima di te), ma purtroppo il viaggio è saltato. Conto di poter partire il prossimo anno verso la fine dell’inverno, ma è ancora tutto da decidere. Tra l’altro mi ero anche messo in contatto con Michael Jordan (che figata di nome… non ci volevo credere!) per visitare l’impianto, cosa che conto di fare quando andrò.
Comunque, come sempre, bell’articolo!
Grazie Francesco. Con quel nome è diventato il mio birraio preferito 😛
Se le birre vengono fatte con acqua di fonte, ci si può fidare a bere birra fatta con acqua di fonte della inquinatissima Cina? Specie in birrifici situati in grandi metropoli? 🙂
Chiedo poichè finora non ho mai sentito parlare della Cina come eccellenza sia nella lotta all’inquinamento sia nei controlli sanitari 🙂
Non ci sono mai stato, quindi chiedo.