Da quando è cominciata l’emergenza coronavirus una delle parole che si sentono ripetere più spesso è “delivery”. Oltre che nel settore della ristorazione, il termine è diventato estremamente diffuso nel segmento della birra artigianale. Non è difficile capire il motivo: dovendo restare chiusi, pub e locali hanno nelle consegne a domicilio l’unico strumento per ottenere un minimo di ossigeno. In pochi, tra i non addetti ai lavori, avrebbero però immaginato che una simile soluzione sarebbe stata adottata anche da quasi tutti i birrifici artigianali, trovatisi anche loro senza molte alternative a causa dei meccanismi distributivi consolidati nel mercato – in breve, i produttori sono legati quasi esclusivamente al canale horeca. Così negli scorsi giorni molti microbirrifici hanno annunciato con entusiasmo l’attivazione del proprio servizio di delivery, riscontrando in generale un buon interesse da parte del pubblico. Ciò ha diffuso l’idea tra gli appassionati che le consegne a domicilio possano rappresentare un’alternativa valida per queste aziende. Niente di più sbagliato: anche per loro questa modalità di vendita non è che un palliativo in un momento di estrema urgenza.
Al bancone è la nostra newsletter quindicinale con notizie, iniziative ed eventi sulla birra artigianale.
Grazie!
A breve riceverai una mail per confermare la tua iscrizione.
