Oggi è martedì 17 marzo, una data come un’altra in questa lunga successione di giorni tutti uguali causata dall’emergenza Coronavirus. Eppure per noi appassionati di birra ha un significato particolare, perché oggi si festeggia San Patrizio, patrono dell’Irlanda. Una commemorazione di origine cristiana, ma che nel tempo ha acquisito una dimensione spiccatamente mondana se consideriamo che St. Patrick’s Day è una delle ricorrenze più attese nel mondo della birra. Oggi infatti su celebra la cultura brassicola irlandese e in particolare lo stile locale per eccellenza: quello delle Stout, anche nelle sue varie declinazioni. Quello di quest’anno è un San Patrizio sicuramente diverso dal solito, che saremo costretti a passare chiusi in casa invece che in pub e locali. È quasi un paradosso per una ricorrenza che esalta l’aggregazione e la condivisione degli spazi sociali, ma dobbiamo adattarci alla situazione facendo buon viso a cattivo gioco. Ecco allora qualche suggerimento per celebrare in modo alternativo questo stranissimo St. Patrick’s Day.
Birra artigianale e Coronavirus: aggiornamenti sullo stato del settore
L’emergenza Coronavirus ha già cambiato le abitudini di tutti gli italiani, soprattutto in questo periodo di lockdown più o meno totale. I disagi che stiamo vivendo a livello personale sono però risibili in confronto a quelli che stanno affrontando molte aziende: le ripercussioni economiche della situazione saranno molto dure e avranno strascichi pesanti nei mesi a venire. Per diverse ragioni uno dei settori in più grosso affanno è quello della birra artigianale, perché se sono chiusi pub e ristoranti (ormai non solo in Italia) è bloccata tutta la filiera, risalendo fino agli stessi produttori. Tutti i birrifici italiani sono fermi e lo stesso discorso vale per fornitori e distributori. L’unica soluzione per mitigare vagamente le perdite è offrire servizi di delivery, ma chiaramente si tratta di un palliativo peraltro soggetto a enormi variabilità. Con molto realismo cerchiamo di fornire un quadro della situazione per quanto riguarda il nostro comparto.
5 consigli per non rinunciare alla birra nell’emergenza Coronavirus
E dunque eccoci qui, chiusi tutti nelle nostre case in attesa che l’emergenza Coronavirus finisca per tornare a compiere gesti normalissimi, come recarsi al pub di fiducia per farsi una birra. La situazione è difficile per tutti, a vari livelli di gravità, e in fondo a questa immaginaria classifica di problemi c’è anche il desiderio di continuare ad alimentare le passioni che solitamente scandiscono la nostra quotidianità. Pur in questo periodo di forti limitazioni, abbiamo la possibilità di continuare ad acquistare e consumare birra, se non addirittura di approfondire alcune tematiche e supportare con piccoli gesti l’intero movimento. Ecco allora un vademecum di cosa possiamo continuare a fare come appassionati di birra: sono tutti consigli utili, talvolta esposti con leggerezza per allentare un po’ la tensione nella quale ci troviamo tutti a vivere.
Ode alla normalità (perduta)
Si dice che sentiamo davvero la mancanza di qualcosa quando ci viene negata. Ciò è tanto più vero quanto quella cosa è legata alla quotidianità, e quindi percepita come scontata e normale. In queste ore ognuno di noi sta rinunciando a diverse cose. C’è chi non può vedere parenti stretti, chi deve rinunciare a svolgere il proprio lavoro, chi è chiamato a barcamenarsi tra smart working e gestione della famiglia. Poi ci sono rinunce che riguardano aspetti sicuramente più futili, ma non meno importanti: sono attività che fino a qualche giorno fa segnavano le nostre giornate e dalle quali improvvisamente dobbiamo astenerci. La semplice idea di uscire e andare a bere una birra, ad esempio, è al momento un impulso che siamo costretti a ricacciare indietro, in attesa di tempi migliori. Ed è proprio la rinuncia forzata a gesti elementari e acquisiti che sottolinea il livello di libertà di cui godiamo in condizioni normali. Una libertà tutt’altro che scontata e che dovremmo sempre considerare un dono prezioso.
Conclusa la decima edizione della Settimana della Birra Artigianale
Quella conclusasi ieri è stata sicuramente l’edizione più strana e psicologicamente lunga della Settimana della Birra Artigianale. La manifestazione ideata e organizzata da Cronache di Birra, infatti, quest’anno ha dovuto confrontarsi con l’emergenza Coronavirus, che è cresciuta via via che passavano i giorni. Sebbene ora sembri intercorsa un’eternità, ancora a cavallo tra febbraio e marzo – cioè quando si è tenuto l’evento inaugurale del Ballo delle Debuttanti – tutta la vicenda sembrava limitata a territori piuttosto circoscritti del Nord Italia; poi la situazione è andata gradualmente peggiorando fino al Decreto Ministeriale di ieri, che di fatto ha imposto serie restrizioni in tutta Italia. Paradossalmente però la Settimana della Birra Artigianale è stata toccata solo marginalmente da questa situazione: è vero che alcuni eventi sono stati annullati e non sono mancate le defezioni, ma la maggior parte delle iniziative si è tenuta regolarmente, adattandosi alle disposizioni provenienti di volta in volta dalle istituzioni competenti. Alla fine l’edizione 2020 si è chiusa con 436 aderenti, 245 eventi e 218 promozioni: numeri comprensibilmente in calo rispetto al passato, ma comunque di tutto rispetto, che hanno permesso di celebrare degnamente la birra artigianale italiana e straniera.
Nuove birre da Rebeers, Crak, Hilltop, The Wall e altri
Sapete cos’è che nella redazione di Cronache di Birra si ammassa con una velocità sconvolgente alla prima pausa forzata? Penserete probabilmente le email, invece sono le notizie di nuove birre italiane che rimangono inevase, segno che le release in Italia sono sempre più frequenti. Sfruttiamo allora questo strano articolo del venerdì per recuperare un po’ del terreno perduto cominciando dall’ultima nata in casa del pugliese Rebeers (sito web) e battezzata Fovea (4,3%). Si tratta di un prodotto che interpreta il concetto di legame col territorio in maniera estrema, perché realizzato con solo grano duro coltivato nell’antica regione della Daunia e maltato dal birrificio stesso. Non c’è quindi la benché minima traccia di malto d’orzo ed è la prima birra al mondo brassata con il 100% di grano duro. Una bella sfida per il birraio Michele Solimando, che a giudizio di molti è stata ampiamente superata.
Il birrificio Mezzopasso vende lavafusti a 2 teste
Attenzione: l’annuncio non è più valido.
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Indagare uno stile: tutta la verità su Scotch Ale e Scottish Ale
“Not a tale of peat, heather and icy winds.” R. Pattinson
Dal ritorno dal mio recente viaggio in Scozia, ho iniziato a riflettere su cosa ho bevuto in questa meravigliosa regione. Prima della partenza le aspettative erano altissime ed ero pronto all’assaggio di bombe di malto, colore mogano impenetrabile, morbide al palato, con un ricordo lontano di luppolo e un modesto tenore alcolico, per scaldarsi nelle fredde serate scozzesi. E invece… non ho trovato la tipologia di birre che mi aspettavo; sono stato vittima di una discreta delusione, in quanto ho intercettato birre poco alcoliche, scarsa attenzione a stili storici o tradizionali e tante IPA, forse complici sia la moda sia il clima estivo. E allora mi son chiesto: cosa conosciamo noi delle birre scozzesi? Quali sensazioni ci vengono in mente quando pensiamo a questo stile? E più di ogni altra cosa: tutto ciò che conosciamo è mito o realtà?