Negli scorsi giorni abbiamo parlato delle beer firm, presentandolo come uno dei tanti fenomeni che stanno caratterizzando un settore in forte crescita. In questo “brodo primordiale” della birra artigianali italiana che, dopo diciotto anni, sembra ancora non volersi completamente raffreddare, esiste un continuo avvicendamento di progetti e attori, che contribuiscono a rendere l’ambiente estremamente dinamico. In questo contesto bisogna segnalare due nuovi progetti, che si inseriscono a livelli differenti: l’Italian Beer Network e la filiera della birra della Confederazione italiana agricoltori di Avellino. Sono novità interessanti, che oggi andiamo a scoprire nei dettagli.
L’Italian Beer Network è una rete formata da professionisti del settore, che si propone come referente dei birrifici per appassionati e addetti del mondo birrario. Attualmente è costituito da 8 produttori artigianali più il costruttore di impianti BBC Inox. I birrifici aderenti sono Turan, BAV, Il Mastio, Birra Camerini, Un Terzo, Birrificio Farnese, Terre d’Acquaviva, Acelum.
Ma quali sono le finalità di questo nuovo soggetto? L’ente punta a operare a vari livelli, per garantire:
- Qualità , attraverso l’acquisto collettivo di materie prime e la presenza di un organo interno per il controllo della stessa. Nel primo caso la richiesta di quantità elevate di prodotto permetterà ai birrifici di scegliere gli ingredienti migliori, aspetto che finirà per ripercuotesi sulla qualità delle birre. Parallelamente le birre saranno valutate da un soggetto interno, così da mantenere un elevato standard qualitativo degli associati.
- Elevato livello tecnologico, grazie alla presenza nella rete di un interlocutore privilegiato come BBC Inox.
- Riconoscibilità del prodotto birra artigianale, mediante l’esistenza di un singolo interlocutore cui gli addetti del settore potranno interfacciarsi. Inizialmente pensavo che il raggiungimento di questo obiettivo fosse collegato a un marchio di garanza IBN (Italian Beer Network), ma non si fa minimamente cenno a questo aspetto.
- Diffusione della cultura birraria, grazie alla divulgazione di novità , notizie e informazioni a tema.
Al momento questo è tutto ciò che si conosce dell’Italian Beer Network, che si presenterà al pubblico durante Birra Expo, manifestazione che comincia oggi. Il progetto sembra ambizioso e importante, ma chiaramente alle semplici parole dovranno seguire azioni reali. Sarà l’ennesima iniziativa del genere destinata a fallire come il vecchio Consobir (chi se lo ricorda?), oppure rappresenterà un importante nuovo attore nel settore? Staremo a vedere. Nel frattempo potete saperne di più collegandovi al sito dell’Italian Beer Network.
La filiera della birra irpina è invece uno dei due progetti che la CIA Avellino ha recentemente lanciato in collaborazione con diversi soggetti, tra cui la Cooperativa Filo Verde e l’Agroalimentare Sud (una delle due grandi malterie attive in Italia). L’iniziativa è destinata alla produzione di orzo locale per una birra tutta “made in Irpinia”, che sarà realizzata dalla cooperativa Exbeer di Ariano. Il presidente di Filo Verde, Ottone La Porta, racconta così il progetto:
Ci interessa molto il concetto di filiera corta, cioè produrre le materie prime ed i semilavorati per le aziende locali. A tal proposito la nostra cooperativa si è attrezzata per l’ammassamento dei cereali. In sostanza abbiamo degli spazi adatti allo stoccaggio sia dell’orzo che dei grani duri, in modo da poter immettere sul mercato il prodotto quando ci sono le condizioni per noi più vantaggiose.
Si tratta quindi di orzo coltivato localmente, che poi viene inviato all’Agroalimentare Sud per essere maltato. Grazie alla tracciabilità della materia prima – ma questo aspetto merita un minimo di riflessione – il malto così ottenuto torna alla base, che poi viene girato al birrificio per la produzione. Sicuramente vi ricorderà il meccanismo che già mette in atto la Copagri Marche attraverso il Cobi e dal quale è nato il marchio Birra Agricola. Il concetto è praticamente lo stesso, ma la situazione è diversa, perché in quel caso c’è dietro una cooperativa di produttori mentre qui un singolo birrificio. Non è un dettaglio da poco, perché Giovanni Bernardini, presidente regionale di Copagri Marche, in una vecchia intervista su Cronache ci rivelò che l’esternalizzazione della maltazione è praticamente impossibile per un singolo produttore. A quanto pare con il progetto irpino siamo quindi di fronte a un’importante novità .
Birra agricola, reti di professionisti, beer firm e altro ancora. Non si può certo affermare che il mondo della birra artigianale italiana non sia in continuo fermento.