Come ben sappiamo, la scena italiana della birra artigianale è piena di produzioni collaborative create da due o più aziende. A volte i nomi coinvolti in operazioni del genere sono decisamente altisonanti, come nel caso della nuovissima Red Shadow (8%) con cui apriamo la panoramica di oggi sulle novità provenienti dai nostri birrifici. Lo stile di riferimento è quello delle Imperial IPA – per la precisione Imperial Amber IPA, come indicato in etichetta – e a crearla sono stati due dei migliori produttori italiani per questa tipologia brassicola: Crak e Hammer. I luppoli impiegati, in copiose quantità, appartengono a tre diverse varietà (Mosaic, Galaxy e Citra), mentre il lievito utilizzato è il Vermont, salito alla ribalta con l’ascesa delle NE IPA. Rispetto però alle più moderne evoluzioni di IPA, la Red Shadow lascia molto spazio al contributo dei malti, una percentuale dei quali è tostata (da qui l'”ombra rossa” del nome). Ciliegina sulla torta è la capacità della birra di nascondere il suo elevato contenuto alcolico.
Cambiamo completamente genere con l’ultima nata in casa Extraomnes, battezzata Haven (6,5%), cioè “porto” in fiammingo. È una Stout, presumibilmente appartenente a quella splendida interpretazione belga della tipologia così difficile da trovare anche in patria. Come sempre la descrizione che ne fa il birrificio merita di essere riportata in forma integrale:
Haven, il porto. Una Stout che Constantin Meunier avrebbe fatto bere al suo Buildrager, per corroborarsi dopo le dure fatiche nei docks di Antwerpen. Dissetante ma di carattere.
In bilico tra la rudezza del caffè lasciato a sobbollire per ore ed il caldo tepore di una stufa a carbone.
Per la cronaca Constantin Meunier è stato un pittore e scultore fiammingo e una delle sue opere più importanti è proprio il Buildrager di Anversa, un omaggio alla figura dello scaricatore del porto. La ricetta prevede una percentuale di avena, sfruttata per fornire maggiore morbidezza tattile.
Continuiamo in questo tira e molla tra modernità e tradizione per introdurre la nuova birra di Lambrate, chiamata semplicemente NEIPA (7,5%). Inutile sottolineare che si ispira alle IPA del New England, caratteristica distinguibile già alla vista grazie al tipico aspetto opalescente. A livello olfattivo spiccano note fruttate di maracuja e agrumi, mentre al palato le sfumature aromatiche virano decisamente verso il mandarino e l’arancia candita. La “morbidezza” estetica di ritrova anche in bocca con un corpo decisamente setoso. Il finale è secco e moderatamente amaro, come da copione. La NEIPA è la seconda birra della linea 60D (cioè 60 giorni), nata per tipologie che esprimono il loro meglio se consumate in tempi relativamente brevi.
Da Milano ci spostiamo a Roma, dove sabato scorso Eternal City Brewing ha presentato la sua nuovissima Fojetta (10%) in nove diversi locali della Capitale. Qui lo stile di riferimento è quello dei forti Barley Wine di origine anglo-americana e non a caso il profilo aromatico risulta ricco e complesso, con rimandi alla frutta matura, ai fichi secchi, all’uva passa e al miele di castagno. Tutta questa opulenza è ulteriormente arricchita dal contributo delle botti di Amarone, nelle quali la birra riposa per tutto il tempo di maturazione: in aggiunta troviamo quindi sfumature vinose e di legno. Il nome deriva da “foja”, la foglia-sigillo del contenitore per il vino che nel 1588 Sisto X rese obbligatorio a Roma per evitare frodi sulle quantità. Per saperne di più potete consultare il sito di ECB.
Si chiama invece Testa di Moro (8,5%) la nuovissima creazione del birrificio siciliano Rock Brewery. È definita una Hoppy Tripel, perciò lo stile di partenza è quello belga inventato e reso celebre dai monaci trappisti di Westmalle, ma reinterpretato con una luppolatura più moderna (varietà americane). Sono proprio i toni aromatici dei luppoli a integrare il classico bouquet contraddistinto dagli esteri dei lieviti, mentre la bevibilità è mantenuta su alti livelli nonostante la gradazione alcolica tutt’altro che ridotta. Il nome è chiaramente un omaggio a una delle icone siciliane più conosciute in assoluto. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito di Rock Brewery.
E dopo tante birre più o meno forti, concludiamo con la leggera produzione inedita del calabrese ‘A Magara, rientrante nella tipologia della acide alla frutta. La Kokeshi (4,5%) è una bassa fermentazione realizzata con sour mash (l’acidità è comunque molto contenuta) e aromatizzata con uva spina, caratterizzata da un profilo fresco e profumato (luppolo usato anche in dry hopping). Il nome è quello delle tradizionali bambole di legno giapponesi, ispirato da una mail ricevuta da uno dei clienti del birrificio. Facile da bere, è ovviamente ottima anche come aperitivo.