La panoramica delle novità brassicole dei nostri birrifici parte da uno dei più importanti produttori italiani: Birra del Borgo. Si chiama infatti Vecchia Ducale l’ultima new entry dell’azienda di Leonardo Di Vincenzo, che – come avrete capito – è una versione affinata in legno della Ducale, suo vecchio cavallo di battaglia e birra presente in gamma praticamente sin dall’inizio della sua avventura. In realtà è comparsa nel calendario di Birra del Borgo nel mese di aprile, ma la cito oggi perché nel frattempo ho avuto occasione di assaggiarla. Il paragone avanzato dal birrificio con le Oud Bruin è tutt’altro che campato per aria: la nota acetica pungente, avvertibile soprattutto all’inizio della bevuta, ricorda alcune interpretazione di questo antico stile belga. Nel complesso è un ottimo prodotto, disponibile solo nel formato da 33 cl. Se amate le produzioni acide e le maturazioni in legno, vi consiglio di provarla.
Come antidoto al caldo già pressante di questi giorni il birrificio Free Lions ha creato la Miami Wais. Nome geniale a parte 🙂 , è una Weizen abbastanza tradizionale, che però tende a valorizzare la parte luppolata sia dal punto di vista dell’amaro che dell’aroma. In realtà la componente amaricante non è così pronunciata come in altre produzioni del birrificio laziale, mentre le varietà di luppolo utilizzate sono Centennial, Pacific Jade e Hallertau Tradition. È insomma una classica birra di frumento in stile tedesco, ma più secca e più facile da bere. In effetti l’idea di una Weizen “aromatica” e secca non mi dispiace come birra per l’estate: chissà che non diventi la tipologia emergente dei mesi a venire.
In una delle scorse rassegne sulle nuove birre italiane abbiamo segnalato il primo approccio del Birrificio Italiano, tradizionalmente legato alla basse fermentazioni, con lo stile delle IPA. Un percorso molto simile è stato intrapreso da Biren, che proprio a fine aprile ha annunciato la sua prima India Pale Ale dopo anni votati quasi esclusivamente alle Lager. Battezzata Ton, è di colore ambrato chiaro, con un grado alcolico nella media (6%), un finale secco e un retrolfatto erbaceo e persistente. Ovviamente il luppolo è grande protagonista, con una chiusura amara che piacerà sicuramente agli amanti del genere.
Si chiama invece Hands on Face la prima creazione della nuova beer firm laziale Beer People, progetto nato nel 2014 da Lino Lucarelli della Martuccia di Palestrina (RM). L’idea è di realizzare birre non necessariamente riconducibili a uno stile preciso, ma neanche figlie di ricette improbabili. La primogenita ad esempio può essere considerata una Brown IPA: è brassata con malti Pale, Monaco, Special B e Chocolate e con luppoli Target, Simcoe, Chinook, Cascade e Mosaic. Lanciata proprio qualche giorno fa in contemporanea in diversi locali italiani, è stata realizzata presso il Birrificio degli Archi in collaborazione con Marco Meneghin (Stavio) e Michele Menchini (Birrificio degli Archi). Ho avuto il piacere di assaggiarla proprio da Stavio e devo ammettere che mi ha colpito: è una delle variazioni sul tema IPA più convincenti degli ultimi tempi. Per il momento è disponibile in fusto e in bottiglie da 75 cl, che in futuro però cambieranno formato (33 cl).
Fresca fresca è anche la novità proveniente dal birrificio sardo Mezzavia, che a breve presenterà  la sua nuova Line up. Il nome si riferisce al mix di luppoli, che cambierà di cotta in cotta in base all’estro del birraio, mantenendo invece inalterata la base fermentabile (malto Maris Otter). Per la prima versione sono stati impiegati luppoli Nelson Sauvin, Chinook e Simcoe, mentre resterà costante anche il ricorso all’infusione inglese (cotta monostep). Lo stile di riferimento è quello delle Pale Ale, nonostante non manchi una bella spinta amara. Facile da bere, presenta spiccati aromi fruttati e una leggera nota piney. Il lancio ufficiale è previsto per giovedì 14 maggio presso il Merlo Parlante di Cagliari, quando la Line up sarà disponibile a pompa.
Il birrificio campano Maneba è invece il protagonista di un progetto nato dalla collaborazione tra l’Università Federico II di Napoli, l’Università di Salerno e sei imprese agricole di zona. L’obiettivo è stato la creazione di una birra alla mela annurca, battezzata BirTa. Ottenuta con filiera corta (orzo e luppoli locali), sarà declinata in quattro versioni differenti: il malto base sarà sempre il Pilsner, mentre varieranno luppoli e lieviti. Come è stato spiegato dal Direttore della Confederazione agricoltori Campania, si è generata una struttura sul modello di una cooperativa in cui i dividendi della vendita del prodotto sono ripartiti tra gli agricoltori e il trasformatore della materia prima.
Hands of face assaggiata, veramente buona e di facile bevuta.
l’acronimo BirTa sta per Birra del Taburno, visto che le mele utilizzate provengono dalla zona del beneventano