Come forse saprete, a inizio marzo si è tenuta l’edizione 2023 del Concurso Brasileiro de Cervejas, il più grande concorso birrario del Sudamerica, aperto esclusivamente ai produttori brasiliani. L’aspetto interessante è che il premio Best of the Show è stato conquistato da un’Italian Grape Ale, realizzata dal birrificio Alem Bier: la Tannat Grape Ale, infatti, ha superato le oltre 4.000 birre iscritte al concorso, ottenendo il riconoscimento per la migliore produzione in assoluto. Un traguardo di grande prestigio e di cui, per ovvie ragioni, siamo particolarmente felici, al punto che abbiamo contattato Carlo Mioranza, socio e birraio di Alem Bier, per sottoporgli qualche domanda. Ne è scaturita l’intervista che segue, che riteniamo molto interessante per capire alcuni aspetti della cultura brassicola del Brasile, nonché il modo in cui Alem Bier si approccia al concetto di Italian Grape Ale. Ringraziamo Carlo per la gentilezza e la disponibilità.
Ciao Carlo, raccontaci innanzitutto qualcosa di Alem Bier. Quando è nato il marchio? In quale contesto?
Alem Bier è stata fondata nel 2017 all’interno dell’azienda vinicola Monte Reale, situata a Flores da Cunha, un comune rurale dello stato di Rio Grande do Sul. Siamo l’unico birrificio dello stato presente realmente all’interno di un’azienda vinicola. All’epoca dell’apertura pensammo che sarebbe stato meraviglioso gestire un birrificio in un contesto simile. L’azienda vinicola fu fondata nel 1973 da mio nonno.
Com’è strutturato il vostro impianto? Qual è la vostra produzione annua?
Lavoriamo su un impianto a tre blocchi da 2.500 litri, completamente automatico. Produciamo circa 120.000 litri l’anno, principalmente di birra in stile Pilsner.
La vostra Tannat Grape Ale ha vinto il premio Best of the Show al Concurso Brasileiro de Cervejas, superando le oltre 4.000 birre iscritte. Puoi dirci qualcosa su questa birra e com’è realizzata?
È una Belgian Strong Dark Ale che prevede l’aggiunta di mosto di uve Tannat (un vitigno originario dei Paesi Baschi, ma diffuso anche in Nord e Sud America ndR) e l’inoculo di Brettanomyces in botti di rovere americana. Matura nella nostra cantina sotterranea situata a cinque metri di profondità, in un ambiente a temperatura controllata in maniera naturale.
Ciò che mi ha colpito al Festival Brasileiro de Cerveja è la presenza di tantissime Grape Ale nella vostra gamma? Puoi spiegarci questa vostra particolare propensione?
Sì! Poiché possediamo le nostre vigne e siamo situati all’interno di un’azienda agricola, abbiamo accesso diretto a differenti vitigni, ceppi di lievito da vino, botti, know how ed esperienza che la gran parte dei birrifici non può permettersi. Impieghiamo una miriade di segreti della produzione del vino nelle nostre birre…
Ho notato che la stessa predisposizione è piuttosto diffusa in Brasile. Come mai così tanti birrifici brasiliani producono Grape Ale?
Il Brasile è una nazione molto grande con un impressionante numero di aziende vinicole. In particolare la regione della Serra Gaúcha (dove ha sede Alem Bier ndR) è considerata la capitale della viticoltura brasiliana.
Sulle etichette delle vostre birre scrivete “Italian Grape Ale” o semplicemente “Grape Ale”? Secondo te questo stile può davvero essere associato all’Italia?
Noi scriviamo “Italian Grape Ale” perché quello è il nome dello stile! È uno stile birrario che è stato inventato in Italia combinando birra e vino in un liquido prezioso e dovrebbe essere associato senza mezzi termini alla bellissima storia e cultura del suo paese d’origine.
Un’ultima domanda, che è più una curiosità personale. Pastorizzate le vostre birre? È la pastorizzazione una tecnica diffusa in Brasile, anche tra i birrifici artigianali?
Noi non pastorizziamo le nostre birre “da invecchiamento”, sono rifermentate in bottiglia per un migliore affinamento. In realtà la pastorizzazione è una tecnica usata in Brasile dai birrifici con produzioni su larga scala.