Ci avviciniamo all’inizio del nuovo anno e la mente di ognuno di noi è già proiettata al 2023. Prima però di guardare al futuro è opportuno volgere lo sguardo a ciò che ci lasciamo alle spalle, così da avere una visione completa della situazione. Anche perché i dodici mesi passati sono stati tra i più complessi e articolati di cui abbiamo memoria: un anno in cui sono successe tante cose, sia positive che negative, e che sta per concludersi tra mille incognite. Nel corso del 2022 la nostra quotidianità è cambiata radicalmente, permettendoci da una parte di tornare a una normalità sociale quasi totale, dall’altra obbligandoci a confrontarci con le conseguenze di un conflitto scoppiato quasi inaspettatamente nel cuore dell’Europa. Insomma, abbiamo smarcato alcune difficoltà e ne sono comparse altre, persino più gravose per molti versi. È stato un anno altalenante, il cui bilancio mai come questa volta dipende da fattori strettamente personali.
Il 2022 ha segnato la definitiva uscita dalla situazione di emergenza che abbiamo vissuto per oltre due anni a causa della pandemia. Il lungo periodo di restrizioni è andato in archivio lasciando fortunatamente poche macerie nell’ambiente della birra artigianale italiana. Al netto di alcune sparute chiusure tra birrifici e locali, il settore ha retto molto bene l’urto e nel corso dell’anno è ripartito alla grande, cavalcando la voglia dei cittadini di tornare a fare cose normali e in compagnia. Bello sapere che in questo desiderio collettivo la birra ha ricoperto un ruolo da protagonista, riappropriandosi della sua funzione socializzante che è il suo carattere più solido e profondo. Questo rinculo decisamente positivo è stato anche supportato dalla politica, che ha inserito il comparto tra le realtà oggetto degli interventi di sostegno economico: un grande riconoscimento al lavoro delle associazioni di categoria (Unionbirrai, Assobirra e Consorzio Birra Italiana), che ha mostrato continuità anche dopo l’insediamento del nuovo governo. Peccato per la probabile nota stonata di fine anno relativa alle accise, sulla quale però torneremo nei prossimi giorni.
In termini di risposta del pubblico e di crescita della domanda, il 2022 è stato dunque un anno molto positivo, considerando anche da dove venivamo. Come accennato però i problemi non sono mancati, così come le chiusure di pub e birrifici. Nel corso dei mesi su Cronache di Birra abbiamo pubblicato molti annunci di vendita di interi impianti produttivi, che diversi lettori hanno associato a birrifici in dismissione. In realtà una larga parte di questi annunci è stata sollecitata dal fenomeno opposto, cioè un upgrade dei poli produttivi. Questo aspetto dimostra l’ottimo stato di salute del mercato, sebbene non tutte le storie siano finite bene – probabilmente la più eclatante è stata quella del birrificio Bi-Du. Possiamo ritenerci fortunati, perché all’estero le cose non sono andate altrettanto bene: in Regno Unito hanno chiuso decine di produttori e un numero imprecisato di pub (tra cui nomi eccellenti come il Jerusalem Tavern), negli Stati Uniti sono fallite diverse aziende del settore e in Belgio diversi locali non hanno riaperto.
In molti di questi casi la pandemia ha acuito problemi già esistenti, ma il colpo di grazia è arrivato con lo scoppio della guerra in Ucraina. E questo è stato senza dubbio l’avvenimento che ancora più del Covid ha caratterizzato gli ultimi dodici mesi: l’invasione russa e il conseguente conflitto europeo ha stravolto le carte in tavola proprio nel momento in cui cominciavamo a intravedere un barlume di tranquillità. Per noi l’effetto principale di questo evento è stato un pesantissimo aumento dei prezzi, verificatosi in ogni settore e in particolare in quello energetico, aggravando una situazione già difficile a causa del precedente mutamento dei rapporti commerciali internazionali. La seconda parte del 2022 ci ha quindi costretto a confrontarci con nuove difficoltà, che solo in parte sono state limitate dagli ingenti interventi di mitigazione previsti dal Governo. La particolare struttura del comparto della birra artigianale – che in genere rappresenta un limite, ma in questo caso è stata salvifica – ha permesso alle aziende di incassare il colpo senza dover affrontare situazioni particolarmente critiche. Purtroppo però questa valutazione è puramente provvisoria ed è chiaro che le difficoltà sono destinate ad aumentare notevolmente nei prossimi mesi, salvo un cambiamento radicale della situazione.
Entrando più nel dettaglio di ciò che è accaduto in questi dodici mesi di birra artigianale, si può riassumere tutto con la facile previsione che feci a fine 2021:
Il 2022 potrebbe allora essere l’anno del riscatto per i grandi eventi e i festival birrari. […] Sul fronte delle produzioni assisteremo al solito proliferare di collaborazioni, che però torneranno a coinvolgere anche i birrifici stranieri. Continuerà il momento d’oro delle Lager nella loro interpretazione più fedele alle tradizioni, mentre guadagnerà spazio il ricorso a tecniche di luppolatura e prodotti di nuova generazione, il cui primo impatto abbiamo raccontato negli scorsi giorni. Sul mercato si affacceranno nuove realtà, proseguendo con il trend ormai in corso da alcuni anni: meno novità, ma basate su progetti più solidi e capaci di partire subito con il piede giusto. Nonostante le mille difficoltà, anche i locali continueranno ad aprire con una certa costanza, spesso grazie all’iniziativa degli stessi birrifici che, superata la fase più difficile della pandemia, torneranno a investire in simili soluzioni. Per quanto riguarda i consumi, aspetterò con curiosità l’Annual Report di Assobirra, che dovrebbe arrivare a metà anno: interessante sarà valutare il rimbalzo rispetto al 2020, che chiaramente non ha aiutato il settore.
Il 2022 è stato effettivamente l’anno del rilancio degli eventi birrari, che in molti casi hanno registrato straordinari record di visitatori. Personalmente ne ho avuta piena percezione con Eurhop, in bilico fino alle ultime settimane ma poi capace di attirare uno straordinario numero di partecipanti, nonostante una formula profondamente rivista. Questo entusiasmo è stato registrato in tante altre iniziative di partecipazione collettiva, non necessariamente birrarie, e probabilmente continuerà ancora per tutto il 2023.
Anche in termini di trend produttivi e di consumo le previsioni si sono rivelate azzeccate. La tendenza dei birrifici italiani a riscoprire gli stili quotidiani della tradizione europea si è spinta fino alle tipologie tipiche della Repubblica Ceca, un fenomeno impensabile fino a qualche mese fa. Nel frattempo il luppolo ha continuato a dominare la scena, sia con la diffusione di nuove tecniche (chi ha detto dip hopping?) e di prodotti di nuova generazione, sia con la nascita di inedite variazioni di stili luppolati, più o meno sensate. Come ciliegina sulla torta di questo grande fermento l’Annual Report di Assobirra ha segnato un nuovo primato storico per i consumi pro capite di birra, con un rimbalzo sicuramente prevedibile, ma non fino a questo punto. Si tratta di un importante punto di partenza per il 2023 e un’ulteriore dimostrazione che il settore continua a crescere, come confermano anche i risultati dei concorsi internazionali, con i nostri birrifici sempre più protagonisti (tranne in un caso).
Vi ricordate dove eravamo un anno fa? Stavamo terminando un 2021 tra impazienza e inquietudine: la pandemia ancora influenzava largamente le nostre giornate, le regioni erano divise per “colore” e la contagiosa variante Omicron aveva appena fatto capolino, costringendoci a rimettere in dubbio tante certezze conquistate con grandi sacrifici. Temevamo che la normalità non sarebbe mai tornata e che avremmo dovuto convivere con le mascherine per sempre. Rispetto ad allora, molte cose sono evolute in meglio; altre, inaspettate, ci hanno messo di fronte a nuove sfide. Il bilancio è certamente positivo, ma solo perché non abitiamo duemila chilometri più a Est: è bene ricordare sempre che non lontano da qui quest’anno è stato letteralmente un inferno.
Infine vorrei ripercorrere anche i dodici mesi di Cronache di Birra. È qualcosa che non ho mai fatto ma le iniziative della testata sono diventate così tante che è opportuno riassumerle, almeno a fine anno. A marzo abbiamo organizzato la dodicesima edizione della Italy Beer Week, che è tornata finalmente a ospitare decine di eventi in presenza, pur senza abbandonare la parte online inaugurata in piena pandemia. È stato sicuramente uno dei primi appuntamenti birrari che ha fatto capire che molte cose sarebbero tornate alla normalità nel corso dell’anno. L’attività didattica su Formazione Birra è andata avanti in maniera febbrile, proponendo accanto alle iniziative del passato la serie Italia a sorsi: incontri a scadenza mensile su un tema specifico, con la partecipazione dei protagonisti del settore. L’IGA Beer Challenge ha mostrato il crescente interesse nei confronti delle Italian Grape Ale (anche all’estero), confermando la crescita qualitativa di queste specialità. Un riconoscimento importante per il nostro contest è stato l’invito alla prima Conferenza mondiale dei concorsi internazionali, che si terrà a marzo in Brasile. La nostra newsletter Al Bancone ha continuato a uscire con discreta regolarità, così come è cresciuta la piattaforma Beer Zone, da cui nei prossimi giorni trarremo statistiche interessanti.
Personalmente ho avuto la fortuna di partecipare come giudice in diversi concorsi internazionali, che mi hanno permesso di tornare a viaggiare in Europa con maggiore costanza. Sono stato due volte in Spagna, prima per il Barcelona Beer Challenge e poi per il CICA, quindi in Belgio per il Brussels Beer Challenge, che peraltro ha assegnato anche l’inedito Trofeo Cronache di Birra (conquistato da Bruton). A marzo volerò in Brasile per il Concurso Brasileiro de Cervejas, ma vi racconterò i dettagli a tempo debito.
È tutto. Spero che il 2022 vi abbia regalato molte soddisfazioni e poche difficoltà. Tutto sommato, per la birra artigianale italiana è stato un anno positivo. Lo sarà anche il 2023? Proveremo a capirlo insieme, ma nei prossimi giorni.