Il fine settimana nel Kent non era iniziato nel migliore dei modi. Il giorno prima della partenza, al momento del check in online, ho scoperto di non avere alcun biglietto aereo prenotato. Avevo dato per scontato che dell’acquisto se ne sarebbe occupato uno dei miei compagni di ventura, lo stesso soggetto che al mattino dopo quell’aereo lo ha addirittura perso. Per fortuna le soluzioni di voli verso Londra si sprecano: io l’ho acquistato qualche ora prima della partenza e il mio amico ha trovato un’alternativa direttamente a Fiumicino, giungendo a London Gatwick con qualche ora di ritardo e 200 euro in meno sul conto.
La prima tappa birraria è stata un gastro pub di campagna segnalato tra i Pub of the Year 2022 dalla sezione del Camra di zona. Al Three Tuns di Lower Halstlow (sito web), nei pressi di Rochester, ho trovato tutto quello che potevo desiderare: una buona Mild Ale di un birrificio non distante (P & DJ Goacher) e buon cibo, tra cui formaggi locali e delle Scotch Eggs da sballo. Dopo un assaggio di sidro, abbiamo impostato il navigatore in direzione Faversham, dove avevamo prenotato, con giorni di anticipo, la visita da Shepherd Neame, il birrificio più antico d’Inghilterra. Durante il tragitto cercavo di scorgere i famosi luppoleti del sud est britannico, sobbalzando dal sedile ogni qualvolta intravedevo delle coltivazioni con dei pali.
Faversham è quella che in Inghilterra viene definita una Market Town, ovvero qualcosa di più rispetto a un villaggio, poiché nel Medio Evo vantava il privilegio, concesso dal sovrano, di ospitare appunto un mercato. Al centro del paese sorgono il birrificio e il relativo “visitor center”, con tanto di negozietto di gadget e, ovviamente, la tap room. Durata della visita guidata: poco più di un’ora. Sicuramente una bella esperienza, ma non aspettatevi di vedere reperti di archeologia birraria: i tini di ammostamento hanno più di cento anni ma li hanno ricondizionati da poco; interessante la “stanza” che veniva usata per essiccare il malto, nessuna traccia invece degli altri spazi di quella che era la malteria interna. Conclusione affidata a una degustazione di sei birre, dalla tradizionale Kentish Ale della casa a una Lager fatta con un grist di orzo, segale, frumento, mais e riso.
Sebbene indipendente e tuttora a conduzione familiare, Shepherd Neame (sito web) è un piccolo colosso: oltre al birrificio, possiede un numero impressionante (oltre 300) di pub e locande, dislocati in tutto il Kent e a Londra. Una di queste, il Millers Arms di Canterbury (sito web), è stata il nostro alloggio per la prima notte, con una formula comprensiva di cena e colazione, tipo mezza pensione sulla Riviera Romagnola (ma molto più affascinante). Giunti nella cittadina dei celebri Racconti di Geoffrey Chaucer, nel tardo pomeriggio, siamo finiti quasi per caso al Foundry Brewpub (sito web), dove è scattato un aperitivo a base di fritti con relativa degustazione di tutta la linea di birre. Tra la cena e il meritato riposo però, abbiamo trovato la forza di trascinarci in quello che, sulla carta, sembrava uno dei pub più interessanti della città: The Thomas Tallis Alehouse (sito web). Le aspettative non sono andate deluse: la selezione è spostata verso il mondo craft più moderno, bilanciata solo da un paio di cask tradizionali, ma l’atmosfera del posto è incredibile. Parliamo di un edificio storico a graticcio, gli interni sembrano più quelli di un’abitazione che di un locale, complice anche il fatto che non vi è alcun bancone: spine e pompe sono nascoste in cucina. Ho ordinato una Pale Ale di Vibrant Forest (birrificio dei dintorni di Southampton), fuorviato dalla descrizione fantasiosa in lavagna: “La Pale Ale preferita dagli Hobbit”. Mi sono ritrovato con una Neipa che, dopo tante pinte non carbonate e di facile beva, ho fatto fatica a mandar giù.
Il giorno seguente abbiamo percorso una specie di Kent Coast to Coast. Partiti da Canterbury ci siamo spostati prima sulla costa nord, per poi concludere la giornata a Dover, famosa per le bianche scogliere e per l’approdo delle navi provenienti dalla vicinissima Calais, in Francia. Pranzo a Margate, località balneare dove, oltre alla Turner Contemporary Gallery, si trova Angela’s (sito web), bistrot insignito di una Stella Verde Michelin, con menu a base di pescato locale. Insomma, non un indirizzo vocato alla birra, e difatti il personale tenta di proporci vini francesi o inglesi. Per fortuna in frigo hanno anche le colorate lattine di Time & Tide Brewery (sito web): birrificio kentiano fondato meno di una decina di anni fa e dall’approccio decisamente contemporaneo. Birre tutte gradevoli e in forma discreta. Prima di raggiungere la vicina Whitstable per una merenda a base di ostriche, la passeggiata postprandiale ci regala l’occasione di un’ulteriore e particolarmente piacevole sosta birraria, praticamente sul molo di fronte alla spiaggia. All’Harbour Arm Micro Pub (pagina Facebook), col sole in faccia e seduto su una catasta di cask vuoti, mi godo una sorprendente Countryman di Tonbridge, birrificio dell’omonima cittadina, da non confondere con il ben più noto Thornbridge. Probabilmente la bevuta più caratteristica dell’intero weekend: una Bitter leggermente più scura rispetto ai canoni dello stile, ma con un contributo dei luppoli del Kent davvero molto evidente e inconfondibile.
Dicevamo delle ostriche. A Whitstable se ne trovano di due tipi: una autoctona (non disponibile in questo periodo dell’anno) e l’altra introdotta dall’uomo. A fine luglio da queste parti si tiene anche un festival dedicato ai pregiati molluschi. Tra i vari baracchini che li vendono tutto l’anno, al porto e sulla spiaggia con vista sugli impianti di allevamento, si nasconde The Sea Farmer’s Dive Taproom, con una interessante selezione in modalità take away. Peccato per il bicchiere di plastica, ma volete mettere la soddisfazione di bere una buona Oyster Stout del birrificio cittadino (Whitstable Brewery), sulla spiaggia, a pochi centimetri da dove erano state allevate le ostriche usate per produrre la birra?
Come previsto, la giornata si è conclusa sull’altra costa. Vi risparmio il racconto delle peripezie per trovare un locale con cucina aperta dopo le 20,30 a Dover. Piuttosto vi segnalo The Hoptimist (sito web), pub moderno ma con una buona lista di birre servite a caduta. Al di là dell’ennesima Mild della vacanza, una menzione speciale merita il trio di avventori ultra ottantenni (uno dei quali in carrozzina), rimasti a bere fino a chiusura. La domenica l’abbiamo dedicata al trekking per vedere le scogliere e alla visita del castello. Prima di ripartire però ci siamo concessi il Sunday Lunch al The Dog di Wingham (sito web), segnalato più che altro per la buona cucina, accompagnata dalle immancabili pinte di Shepherd Neame.