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Nuove birre da Hammer + Crak, Pork’n’Roll + Elvo, Ritual Lab e altri

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Ci sono birre collaborative destinate a diventare pietre miliari e altre che vengono dimenticate nell’arco di una settimana. A inizio 2018 una certo interesse si sviluppò intorno alla Red Shadow, nata dall’incontro tra i birrifici Crak e Hammer. Oggi i due produttori del nord Italia ci riprovano con la Suya Garden (5,3%), una Pale Ale riccamente luppolata – immancabile l’ormai inflazionato double dry hopping – con varietà Mosaic, Citra, Simcoe e Vic Secret. Il lievito utilizzato è ancora una volta il Vermont, mentre il mix di malti è ottenuto con Golden Promise, Cara e avena. A differenza della Red Shadow, questa birra sarà realizzata nell’impianto di Hammer: è lì che sarà presentata sabato 21 luglio, prima di renderla disponibile alla spina e in bottiglia.

Prossimi eventi: Vulcano di Birra, Largo Castello, Wild Hopfest e altri

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Pensavate che con l’aumentare delle temperature i festival birrari diminuissero, e invece è tutto il contrario. Preparate dunque le vostre agende perché le iniziative da segnalare nei prossimi giorni sono davvero tantissime. Oggi in provincia di Modena comincia l’edizione 2018 di Spinalamberto, mentre il weekend successivo, a pochi chilometri di distanza, andrà in scena la quinta edizione di Wild Hopfest, la festa del luppolo autoctono di Marano sul Panaro. Tra i due appuntamenti c’è da segnalare Largo Castello, l’evento di celebrazione dell’Historia di Puglianello (BN). Sempre nel weekend di metà luglio troviamo La Bira te Fascia, dedicato alla birra di montagna, e la sesta edizione di Birrajò. Infine nel fine settimana successivo occorre segnalare la seconda edizione di Vulcano di Birra, in scena a due passi dal Monte Amiata. Buone bevute a tutti!

Novità dal BJCP: arrivano quattro nuovi stili “provvisori”

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Risale a maggio 2015 il rilascio dell’ultima versione delle Style Guidelines del BJCP, il documento universalmente considerato riferimento per gli stili birrari mondiali. Nonostante siano passati solo 3 anni, i suoi contenuti oggi potrebbero già sembrare in ritardo sui tempi, a causa principalmente della velocità con la quale si susseguono le novità nel nostro ambiente. E poiché la pubblicazione di ogni nuova release richiede un lavoro mastodontico – motivo per cui è prevista in media ogni 5 anni – il BJCP ha ben pensato di identificare degli “stili provvisori”, cioè delle bozze di nuove categorie che possono essere utilizzate ufficialmente nei concorsi internazionali. Un modo insomma per mantenere la documentazione aggiornata, senza dover rilasciare un’intera nuova versione delle Style Guidelines. La premessa è necessaria, perché proprio ieri l’organismo ha annunciato la definizione dei primi 4 stili provvisori, che vale la pena andare a scoprire nel dettaglio.

Firenze culinaria: 7 piatti tradizionali (+1) da abbinare alla birra artigianale

Firenze rappresenta un vero orgoglio italiano: luogo di storici mecenati e illustri poeti, culla del Rinascimento, è davvero difficile aggiungere aggettivi sulla qualità dell’offerta artistica, sull’entusiasmante bellezza di palazzi e musei, sullo splendore del centro cittadino. Dal punto di vista birrario, attualmente non è uno dei centri di riferimento, ma porge evidenti cenni di risveglio e rappresenta comunque il capoluogo di una regione che conta un notevole numero di appassionati e importanti birrifici, tra cui i primissimi che hanno puntato sulla coltivazione delle materie prime e sul forte legame col territorio. Questo ci ha consentito di abbinare alla cucina tradizionale gigliata solo birre toscane, elemento non da poco.

Antipasti: frittata con gli zoccoli e sformato di bucce di piselli

Un buon incipit all’insegna della sostanza e dell’imprescindibile tributo alla proteina animale è la frittata con gli “zoccoli” (la pancetta tesa salata), un ingrediente che insaporiva e nobilitava una delle preparazioni più utilizzate dai contadini, normalmente accompagnata da verdure o cipolle. Due le proposte per l’abbinamento: la Bianca, dello storico e mai banale Bruton, una blanche delicata di cui risulteranno utili freschezza, speziatura e l’aspetto detergente della carbonazione; oppure la Big One dell’aretino Calibro 22, birrificio abbastanza giovane ma già in grado di farsi ben conoscere da critica e pubblico, una godibilissima American IPA che va incontro a untuosità e aromaticità del piatto, favorendo i palati che gradiscono le chiusure amare, ma senza inopportune astringenze.

Il secondo antipasto è lo sformato con le bucce di piselli. Prevedendo la besciamella tra gli ingredienti, è un piatto con tendenza dolce, ma anche con nette sensazioni vegetali e un’aromaticità delicata: lo possiamo accompagnare con le note maltate della Meridiano Zero, best bitter dell’affidabilissimo Birrificio del Forte, prediligendo un incontro tra le note accomodanti della cremosità con quelle rassicuranti dei malti e del toffee. Altra opzione può essere la Giulia di Birrificio Saragiolino, valida e giovane realtà produttiva senese, figlia di una storica azienda agricola: una american IPA che raggiunge un elegante equilibrio tra i toni morbidi e maltati e l’intensità aromatica del luppolo, con una chiusura giustamente secca del sorso.

Primi: ribollita e risotto trippato

Proseguiamo coi primi e partiamo dalla ribollita: un piatto simbolo del mondo contadino e delle verdure di Toscana, con cavolo nero e pane raffermo. La prima opzione di abbinamento è la gratificante Santa Giulia del livornese Piccolo Birrificio Clandestino, prima birra e oggi ancora tra le migliori della casa, che sa della cara, vecchia Inghilterra, risulta morbida e appagante, perfetta con uno dei piatti toscani più “introversi”; valida alternativa potrebbe essere la Vècc, saison con le medesime origini (agricole) del piatto, appropriata secchezza e note fruttate e speziate prodotta dal senese Podere La Berta, progetto giovane e in crescita.

Non si poteva non omaggiare anche il grande amore gigliato per gli intestini animali. Ecco, dunque, il risotto trippato, con l’utilizzo della parte chiamata lampredotto, cioè lo stomaco del bovino, su cui torneremo anche in un’altra versione da cibo di strada. Ci piace sempre ribadire che, al contrario di quello che comunemente si pensa, i piatti del quinto quarto non sono pesanti, dispongono di aromaticità e adeguata untuosità. Ecco perché per l’accompagnamento proponiamo una triade liquida di opzioni di tutto rispetto: Limes, IGA di Bruton con mosto di Vermentino, se volete prediligere delicatezze, aromi eterei e lieve vinosità; La Mancina, fantastica e pluripremiata belgian strong ale di Birrificio del Forte, con la quale giocherete più sul corpo, sul sostegno alcolico e sulla ripulente anidride carbonica; oppure la Gentilrossa, una sorta di dubbel in versione light, de La Stecciaia, altra realtà artigiana e agricola dell’ex Granducato, con la quale si uniranno i caratteri accoglienti di entrambe, con l’aggiunta dei frutti rossi maturi tipici dello stile.

Secondi: bistecca alla fiorentina e peposo

La bistecca alla fiorentina è uno dei punti più alti dell’esaltazione cittadina rispetto al concetto del cucinare. È un taglio “nobile” del manzo che pesa almeno 7-8 etti, comprensivi di osso, da cuocere rigorosamente alla brace a temperature discretamente basse, senza fretta e da servire al sangue: vanta una forte dose di virilità assieme ad una certa succulenza e agli aromi figli della bontà della carne e dell’opera della reazione di Maillard. In abbinamento ci servirà potenza alcolica, in grado di asciugare la succulenza, e le morbidezze maltate ad accompagnare e integrare l’aromaticità. Ecco allora la Momus del già citato Bruton, una strong ale che integra influenze scozzesi (malti) e belghe (lieviti), grande energia, notevoli rotondità e capacità di farsi ricordare; oppure la più agile Rossa Forte, una strong ale del birrificio agricolo Petrognola, tra i primi a credere nelle possibilità brassicole del farro.

A chiudere la coppia dei secondi, il peposo, uno dei grandi piatti dimenticati: è un umido di manzo a cottura lenta, con pepe, aglio e tanto vino, che noi sostituiremo con le birre degli abbinamenti. Ricco di fragranze e dell’intramontabile fascino della cucina delle nonne, in bocca è morbido e consolante. Ha bisogno delle morbidezze fruttate di una Belgian Dubbel come quella de La Luppolaia, dove le note di zucchero candito e frutti rossi maturi si integrano perfettamente con le note speziate e umami della carne e la personalità della birra è in grado di domare le esuberanze aromatiche, accorciando la persistenza gusto-olfattiva del boccone per prepararci bene per quello successivo. Oppure, per chi vuole aggiungere alle note maltate e al profluvio aromatico anche le agilità acidulo-acetiche di una lunga maturazione in botte, valida compagna può essere la Vecchia Bastarda dello storico Birrificio Amiata, il prodotto più elaborato e bisognoso di tempo dell’apprezzata linea a base dell’omonima tipologia di castagna.

Dolce: zuccotto fiorentino

Chiudiamo con lo zuccotto fiorentino, con base di pan di spagna e guarnizioni al cioccolato. Ci serviranno birre che indulgono in corpo e zuccheri residui, per un abbraccio di dolci piacevolezze, con rimandi liquorosi e meditativi: proponiamo la Bastarda Doppia, quadrupel maltata di Amiata, tostata e fortemente alcolica, oppure la Cintura d’Orione, strong ale ambrata di Birrificio del Forte, che gioca proficuamente tra complessità e morbidezze.

Bonus da strada: panino con lampredotto

In caso di tranquilla passeggiata sul Lungarno, un improvviso attacco di fame può essere felicemente appagato dal re dei cibi di strada fiorentini: il panino col lampredotto. Partendo da casa con due tracolline, una per il nostro bicchiere di fiducia e l’altra per La 10.000, vigorosa Double IPA del birrificio Math, godremo di un appagante abbinamento, segno evidente che la felicità è nelle piccole cose.

Nuovi birrifici italiani: Evoqe, Turris Birra, Pintagramma e Bertacco

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Nelle panoramiche sui nuovi birrifici italiani che pubblichiamo di tanto in tanto è facile imbattersi in produttori che approcciano il mercato con una gamma ridotta di birre, solitamente limitata a tre o quattro etichette. Una strada diametralmente opposta è quella intrapresa da Evoqe Brewing, azienda che ha aperto i battenti a Trebaseleghe (PD) a settembre 2017, ma le cui produzioni sono regolarmente disponibili solo da qualche mese. Il progetto è il frutto dell’incontro tra Hernan, Mauro e Andrea, tre homebrewer con una lunga esperienza alle spalle e accomunati dalla passione per la birra indipendente di qualità. Dopo un fisiologico periodo di rodaggio hanno deciso di proporsi nell’ambiente in maniera decisa, arricchendo ulteriormente la propria gamma e partecipando a diversi eventi.

Già al debutto la line up di Evoqe poteva vantare sei birre: Tortuga (American IPA), Crush (Golden Ale), Escape (Saison), 7hundred (Berliner Weisse), Black Stone (Porter) e Spice&Lime (Saison con lime e pepe rosa). In seguito la famiglia si è arricchita rapidamente, con l’innesto della stagionale Scrooge (Christmas Ale) e di due novità presentate nel corso del passato Beer Attraction: Ed Hop (American Pale Ale) e Atlas Obscura (Vanilla Coffee Imperial Stout). A completare la rosa, sono state recentemente presentate le prime 4 creazioni che formano la linea parallela Evoqesour, dedicata alle produzioni acide: Evoqesour #1, Berliner Weisse con passion fruit e scorze di limone e bergamotto; Evoqesour #2, Sour NE IPA con luppoli Citra, Galaxy, Ekuanot e Cascade; Evoqesour #3, Fruit Sour Ale con mango e guava; Evoqesour #4, Fruit Sour Saison con fragola e pesca, affinata in botte di ex vino rosso. Ulteriori informazioni sul birrificio sono disponibili sul relativo sito web.

Come sappiamo aprire un birrificio è un’operazione lunga e impegnativa e ne sanno qualcosa Davide e Chiara, compagni nella vita e anche nella loro nuova avventura, battezzata Turris Birra. Nel loro caso la gestazione è durata più di due anni: questo il periodo passato tra i primi incartamenti e l’effettiva operatività dell’impianto. Ma alla fine l’idea di arricchire l’offerta dell’azienda agricola di famiglia con la produzione brassicola è diventata realtà e l’inaugurazione si è tenuta a inizio febbraio di quest’anno. Il birrificio sfrutta una sala cottura a fiamma diretta da circa 9 hl e si avvale di 14 fermentatori: l’impianto proviene da uno dei più grandi microbirrifici della Croazia, San Servolo.

Turris Birra ha debuttato con tre birre, tutte piuttosto standard ma non per questo ispirate a stili scontati. Primo Taglio (5,2%) è una Kölsch realizzata con soli luppoli tedeschi (usati anche in dry hopping) e che prevede circa un mese di maturazione a freddo; Maggese (5,4%) è una classica APA, la cui ricetta prevede l’impiego di quattro varietà di luppoli americani; Zolla (5,8%) è infine una Belgian IPA, definita di libera ispirazione. Recentemente dovrebbero essersi aggiunte altre due creazioni: Paglia (5%), una tradizionale Blanche brassata con frumento e avena non maltati, e Mezzadra (7,8%), una Saison multi cereale dal profilo speziato e complesso. Per saperne di più vi rimando al sito di Turris Birra.

C’è una coppia anche dietro la beer firm Pintagramma, nata a inizio 2018 a Policoro, famoso centro della provincia di Matera. Francesco Gerardi e Antonella Ancona hanno posto la musica come tema alla base del loro marchio, tanto da definirlo “la nostra melodia, composta da note di malto e di luppolo”, con la quale raccontare le storie della loro terra, la Basilicata. I birrifici con cui collaborano sono l’abruzzese Almond ’22 e il campano Aeffe, entrambi molto attivi come contoterzisti e veri e propri “incubatori” di progetti e birrai.

Sono ispirati alla musica anche i nomi delle tre birre prodotte da Pintagramma. Ouverture (6,8%) è una versatile Belgian IPA, in cui le note fruttate dei luppoli ben si equilibrano agli aromi speziati e pungenti del lievito; Semicroma (7,5%) è un’alta fermentazione aromatizzata con l’aggiunta di buccia d’arancia amara, cannella e soprattutto Ficotto, succo concentrato ottenuto dal fico rosa di Pisticci, che conferisce un particolare colore ambrato alla birra; Rapsodia (7,4%) è definita invece Double India Pale Lager, perché concepita come anello di congiunzione tra due stili differenti, Double IPA e Imperial Lager, che utilizza un solo tipo di malto (Vienna). Trovate maggiori informazioni sul sito di Pintagramma.

E concludiamo con un’altra azienda agricola, per incontrare la quale dobbiamo spostarci in provincia di Frosinone, tra le pendici dei Monti Prenestini ed Ernici e la Salva di Paliano. Qui sorge l’Azienda Agricola Bertacco, specializzata nella coltivazione del grano monococco, antica varietà le cui forme selvatiche risalgono addirittura a 23.000 anni fa. In collaborazione con il CREA (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura), l’azienda ha condotto una sperimentazione di questo cereale nell’attività brassicola, attivando il suo Birrificio Bertacco. L’impianto è a vapore e la capacità della sala cotta di 3 hl in doppia cotta, con 3 fermentatori da 6 hl. Anche parte dei luppoli utilizzati per le birre è coltivato in loco, attività che rientra nel progetto Luppolo.it dello stesso CREA.

Ovviamente tutte le ricette prevedono l’impiego del grano monococco Cerere coltivato dall’azienda. Le birre base sono quattro: una Blanche, una Dunkelweizen, una White IPA e una Irish Stout. A queste si aggiungono due Italian Grape Ale, una a bacca bianca (uva Ottonese) e una a bacca rossa (Cesanese). In futuro è previsto l’avviamento di una bottaia per gli affinamenti in legno e l’ampliamento del luppoleto. Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina Facebook del Birrificio Bertacco.

Rinasce la birra dell’Abbazia di Montecassino, ma grazie a Peroni

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Le birre d’abbazia rappresentano una tipologia ampia e variegata, tradizionalmente legata alla cultura del Belgio e conosciuta da molti consumatori, anche quelli non particolarmente smaliziati. Secondo le fonti storiche la prima incarnazione del genere sarebbe nata in Italia: alcuni manoscritti riportano infatti che nell’Abbazia di Montecassino, tra il 529 e il 543 d.C. – periodo in cui vi risiedeva San Benedetto da Norcia – si produceva birra. La storia brassicola del monastero laziale mi ha sempre affascinato, tanto che anni fa avevo accarezzato l’idea di approfondire il discorso e trovare documenti che riportassero dettagli sulla birra locale. Con l’auspicio magari che i frati tornassero a realizzarla, esattamente come accaduto a molte altre comunità monastiche in giro per il mondo. Ebbene, ora quella visione è diventata realtà, ma in una maniera molto diversa da come l’avevo immaginata: dietro alla neonata Birra Montecassino si nasconde una partnership con Peroni. Ma andiamo con ordine…

Prossimi eventi: Freedom Beer Fest, Robe da Chiodi, Hoppy Days e altri

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Le temperature relativamente miti di questi giorni sono il presupposto perfetto per partecipare a qualche festival birrario. Per fortuna il calendario è ancora zeppo di appuntamenti, quindi prima della pausa estiva avremo modo di intrattenerci ancora per qualche settimana. La panoramica di oggi è interessante soprattutto per chi vive a Roma, con due grandi festival da segnalare: il primo, in partenza proprio oggi, è Birroforum; il secondo, al suo debutto a inizio luglio, è il Freedom Beer Fest. A proposito di luglio, è da non perdere la terza edizione di Robe da Chiodi, mentre sempre nei primi giorni del mese si terrà Hoppy Days in Abruzzo e PortaGrande in Food&Beer in Puglia. Domani Cronache di Birra rimarrà silente, ci risentiamo lunedì prossimo. Buone bevute!

Nuove birre da Jungle Juice, Hammer, Brasseria della Fonte e altri

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Sarà che in estate aumentano i festival birrari o semplicemente le occasioni per bere insieme, comunque nelle ultime panoramiche sulle nuove birre italiane dobbiamo curiosamente segnalare un incremento delle ricette collaborative. Non che sia una rarità nel resto dell’anno, ma come vedremo sono preponderanti anche nella carrellata di oggi. A partire da quella tra Umberto Calabria di Jungle Juice e Gianmaria Ricciardi di Lallemand (azienda che produce lieviti). Insieme hanno messo a punto la Y♥DIO (4,6%), una creazione molto particolare che fonde sfumature agrumate, salate, affumicate e acide. Possiamo considerarla una sorta di Gose senza aggiunta di coriandolo, con una base di malto Pils e frumento (sia maltato che in fiocchi) e un’aromatizzazione con buccia di mandarino e sale affumicato. Inoltre è previsto un sour mash con aggiunta di lattobacilli. Il risultato è una birra fresca e profumata, con un affumicato molto leggero che vira quasi sul salmastro.

Ufficiale: l’inglese Mount St. Bernard è il dodicesimo birrificio trappista al mondo

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Vi ricordate quando a novembre dello scorso anno raccontai che il prossimo birrificio trappista sarebbe potuto essere inglese? È di poche ora fa la conferma: il dodicesimo produttore al mondo in grado di fregiarsi del prestigioso esagono – il bollino Authentic Trappist Product – è Mount St. Bernard, monastero cistercense della stretta osservanza situato nel Leicestershire, nei pressi del comune di Coalville (170 km a nord di Londra). Come riportato dal sito della BBC, l’idea di costruire un birrificio all’interno dell’abbazia risaliva addirittura al 2013, ma è negli ultimi tempi che la vicenda ha subito un’evidente accelerata. Sul finire del 2017, infatti, l’amministrazione locale aveva rilasciato il nulla osta alla richiesta dei monaci di procedere alla costruzione dell’impianto: una volta ottenuta i religiosi non hanno perso tempo e nel giro di pochi mesi hanno lanciato sul mercato la loro birra, la prima del Regno Unito a potersi definire trappista.

Annual Report di Assobirra: 2017 anno mirabilis per la birra italiana

Se siete lettori assidui di Cronache di Birra ricorderete che a novembre dello scorso anno, non senza un certo ritardo, Assobirra pubblicò il suo consueto Annual Report, relativo all’anno 2016. I dati dipinsero una situazione ampiamente confortante e con molti numeri in crescita, sebbene specificai che sarebbe stato interessante valutare le cifre del 2017 per avere una visione completa dell’andamento del mercato. Una previsione azzeccata, perché negli scorsi giorni l’associazione ha presentato la nuova edizione del suo importante documento (qui scaricabile in pdf), che delinea un’evoluzione praticamente senza precedenti. Il 2017 è stato infatti un anno record per la birra italiana, durante il quale il settore è stato in grado di segnare record assoluti in diverse voci statistiche, tutte estremamente importanti. La valutazione nel complesso è straordinaria: la nostra bevanda non solo ha retto alla crisi, ma ora che la fase più difficile è alle spalle si dimostra tra i comparti in più rapida ripresa.

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