Oggi Cronache di Birra compie diciassette anni, un traguardo che solo a menzionarlo fa girare la testa. È passato tanto tempo da quel primo articolo dedicato a Consobir e datato 4 marzo 2008, eppure è il primo compleanno che la nostra testata festeggia in un clima non proprio esaltante per il nostro settore. Diciassette anni fa la birra artigianale in Italia esisteva da poco più di un decennio: fu più o meno in quel momento che cominciò un clamoroso boom capace di trasformare il movimento dei microbirrifici in uno dei fenomeni più incredibili del settore alimentare italiano. Con Cronache di Birra abbiamo avuto il privilegio di vivere in prima persona quegli anni entusiasmanti, raccontando quotidianamente come l’ambiente stava crescendo ed evolvendo. Quella fase ora è finita e occorre guardare al futuro in maniera diversa, consapevoli che la situazione è mutata, ma che le opportunità non mancheranno anche nei prossimi anni.
Guardando all’indietro – operazione naturale in occasione di compleanni e anniversari – è impossibile però non chiedersi cosa sia stato seminato in questi anni, quanto sia stata sfruttata la dote a disposizione del comparto. Il successo del passato è stato convertito in riforme radicali a favore della birra artigianale? Oppure quelle possibilità sono state bruciate e abbiamo mancato un treno che presumibilmente non passerà più?
La qualità media della birra artigianale
Se partiamo dall’aspetto puramente qualitativo, i passi avanti compiuti in questi anni sono stati evidenti. In Italia oggi si beve mediamente bene, con punte di eccellenza che, nei loro settori di specializzazione, non temono confronti anche rispetto ai produttori stranieri. Nel tempo si sono avvicendate alcune generazioni di birrai e ogni volta l’asticella della qualità si è alzata considerevolmente. I più giovani hanno mostrato una voglia costante di approfondire le loro conoscenze, mantenersi aggiornati e viaggiare per studiare sul campo le varie specialità brassicole. Fondamentali sono stati il confronto e la comunicazione – in tal senso forse andrebbero rivalutate le tante birre collaborative che vengono prodotte ogni anno dai birrifici italiani. Uno sviluppo piuttosto fisiologico, nato in maniera spontanea, ma che sicuramente ha portato un valore inestimabile a tutto il settore.
Lo sviluppo della filiera brassicola
Se la qualità è cresciuta per la dedizione dei birrai più che per scelte organiche del settore, diverso è il discorso relativo alla filiera brassicola. Questo probabilmente è l’unico segmento che ha goduto di riforme strutturali, avvenute sia grazie al sostegno della politica, sia tramite lo spirito d’iniziativa di alcuni privati. Pur tra mille difficoltà, oggi in Italia si può parlare di una filiera della birra: è un concetto ancora giovane, quindi pieno di criticità e aggiustamenti da applicare nei prossimi anni, eppure sta vivendo una fase di grande sviluppo. Ci sono progetti pubblici finanziati almeno fino al 2026, investimenti privati, associazioni dedicate, convegni a tema e tanto altro ancora. Il fermento che si respira nel comparto non ha precedenti ed è figlio di una visione a lungo termine, la cui pianificazione arriva da lontano. In altre parole non è una cosa arrivata per caso.
La reperibilità della birra artigianale
Un aspetto che invece non è cambiato in questi diciassette anni è il modo in cui la birra artigianale viene venduta e distribuita. Anzi, con la fine del periodo modaiolo del movimento si sono ridotti i pochi canali a disposizione del settore. Negli anni 2000 la birra artigianale si poteva trovare solo in pub specializzati, beershop e poche altre realtà commerciali. Oggi la situazione è pressoché la stessa e si sta rivelando insufficiente a sostenere un settore in cui i birrifici sono cresciuti in termini di numeri e produzione. E che ha totalmente fallito nell’intercettare la grande curiosità che in passato la birra artigianale ha alimentato nei consumatori meno smaliziati. In futuro qualcosa dovrà assolutamente cambiare, con buona pace di chi ha sostenuto – per calcolo o ideologia – dinamiche che si sono rivelate aride e autoghettizzanti.
Conclusioni
Diciassette anni sono un traguardo importante, non solo per ripercorrere il cammino compiuto fino a oggi, ma anche per riflettere su ciò che ci aspetta. Il mondo della birra artigianale italiana è cambiato profondamente rispetto ai giorni in cui Cronache di Birra muoveva i primi passi, e ora si trova di fronte a nuove sfide e opportunità. Se da un lato alcune dinamiche del passato non hanno portato i risultati sperati, dall’altro ci sono evoluzioni che, pur tra mille incognite, continueranno a plasmare il settore. La crescita della filiera brassicola, il costante miglioramento della qualità e la volontà di chi guarda oltre le difficoltà sono segnali concreti di un comparto che, nonostante gli ostacoli e le incertezze, ha in mano tutti gli strumenti per continuare a costruire il proprio futuro. Diciassette anni fa la birra artigianale italiana era un’avventura iniziata da poco. Oggi, con una storia consolidata alle spalle, ha ancora molto da raccontare.